Déjà vu in casa Torino: a pochi giorni dal raduno e dal ritiro la squadra è ampiamente incompleta
Fonte: Elena Rossin
Non stupisce e parecchi se lo aspettavano: il Torino anche questa estate a tre giorni dal raduno e a dieci dalla partenza per il ritiro è con la squadra mancante di giocatori fondamentali. Chi doveva essere riscattato non lo è stato, Vlasic e Miranchuk su tutti e in una ventina di giorni i tentativi di far abbassare il prezzo, 13 milioni per il croato e 11 per il russo, che a suo tempo era stato concordato (questa è un’aggravante) a West Ham e Atalanta sono tutti falliti. Domanda, retorica, se si accetta il prezzo del diritto di riscatto perché poi puntualmente si ritiene che sia troppo alto? Se il giocatore non ha reso per quello che si pensava allora è inutile perdere tempo per averlo a una cifra inferiore e si deve da subito virare su qualcun altro e se, invece, ha fatto bene allora è doveroso pagare quanto pattuito.
Dal famoso incontro avvenuto, il 4 giugno, il giorno dopo l’ultima partita di campionato tra Cairo, Vagnati e Juric si pensava che se l’allenatore ha accettato di rimanere avesse avuto garanzie sul fatto di non ritrovarsi nella situazione simile a quella di un anno fa quando la squadra era sta in buona parte smantellata senza essere per tempo ricostruita e così il ritiro si era svolto senza una preparazione adeguata e che aveva poi fatto dire a Juric: “Penso che abbiamo buttato al vento 40 giorni e avremmo potuto lavorare meglio ed essere sicuramente più pronti”. Per carità, magari in tre giorni oppure almeno in dieci tutto cambierà e a Pinzolo il Torino si presenterà con la squadra se non proprio al completo quasi, però i dubbi sono tanti ed enormi.
L’asticella da alzare a oggi è un miraggio. Le voci che girano intorno a Schuurs e Ricci, ambiti da squadre che giocano le coppe internazionali, inquietano. La cessione di Singo che aleggia da tempo, ma che non si è ancora concretizzata nella speranza di incassare il più possibile. I possibili addii di Rodriguez, Vojvoda e Linetty ai quali il Torino non si opporrà se troveranno sistemazione altrove. I saluti di Aina e Adopo andati in scadenza. Il non aver ancora trovato il modo di vendere Verdi e di collocare i giovani Gemello, Bayeye, e Seck. Che ne sarà poi dei ragazzi, Ilkhan, Kone, Celesia, Rauti e Warming, rientrati dai prestiti visto che è difficile pensare che tutti siano pronti per rappresentare almeno delle alternative per Juric o di Gineitis che dopo la promozione in prima squadra ha bisogno di giocare con continuità. La trequarti da chi sarà formata. Come saranno completate le fasce. Tanti, troppi, punti interrogativi. E la cessione definitiva di Izzo, che da tempo non rientrava nei piani tecnici, e il rinnovo per un anno di Djidji e gli arrivi di Bellanova, Popa e Haveri non bastano minimamente a compensare e a far pensare che la squadra sarà allestita in modo da non lasciare punti per strada e da andare oltre il 10° posto. La girandola di nomi accostati al Torino è un leitmotiv che è diventato più noioso delle chiacchiere da bar.
La speranza è l’ultima a morire, ma al momento prevalgono delusione e anche rabbia: un déjà vu in casa Torino.
P.S.: francamente, se anche altri club sono in alto mare con la formazione delle proprie rose né giustifica né consola.