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Don Aldo Rabino: "Derby? Penalizzati dalle sviste arbitrali"

di Marina Beccuti

Ai microfoni di Radio Beckwith è intervenuto Don Aldo Rabino, cappellano del Toro, per parlare della sua ultima fatica letteraria "Il mio Toro la mia missione", edizione Priuli & Verlucca, scritto a quattro mani con Beppe Gandolfo, giornalista Mediaset e noto tifoso granata. Il libro ha avuto molti riconoscimenti e rimane uno dei più venduti tra le ultime pubblicazioni dedicate al mondo granata. "E' stato finalista al Premio Bancarella, riconoscimento che non ci aspettavamo. Beppe Gandolfo mi faceva le domande ed io rispondevo. E' un racconto che ripercorre la vita della città insieme a quello della squadra e delle mie attività missionarie in Brasile. Si parla di molti personaggi che ho conosciuto. Il feeling con Leo Junior? Prima di tutto è una persona fantastica, con cui si sta bene insieme, oltre ad essere stato un grande calciatore. In più avevamo tante cose con cui confrontarci riguardo al Brasile".

Non potevamo non cominciare la nostra intervista parlando del derby. Che partita è stata per Don Aldo?: "Rimane sempre una partita particolare, dove c'è tanta passione da ambedue le parti. Il Torino è stato penalizzato dalle sviste arbitrali e questo non aiuta a creare un clima di obiettività sulla partita, soprattutto danno fastidio perchè si ripetono in continuazione. Ma la cosa peggiore sono stati gli striscioni che hanno infangato ancora una volta una tragedia umana, com'è successo per lo striscione contro Superga. Due domeniche fa a Grugliasco abbiamo inaugurato una bella mostra in ricordo proprio del Grande Torino e dell'Heysel, una giornata di sport, poi domenica è successo un altro brutto fatto, che non ha niente a che vedere con il calcio. Non c'è nessuna giustificazione e bisognerebbe che qualcuno intervenisse perchè si smetta con queste situazioni". 

Vogliamo ricordare il Prof. Cesare Cattaneo, scomparso domenica, visto che è stato lei ad officiare il funerale? "Eravamo molto amici, è stato quasi quarant'anni vicino al Torino. Un gentiluomo, pacato, serio. Lo ricordo con tanto affetto".

Lei è molto legato al Brasile, paese in cui ha creato un ospedale per bambini e dove fa tante opere di bene insieme al suo gruppo Oasi (che è anche un club del Torino). Come vede i prossimi mondiali in questo paese ora più ricco, ma che continua ad avere sempre tanti problemi? "E' bene precisare che i problemi della povertà, di certe situazioni non si vivono solo in Brasile ma in tutto il mondo. Stiamo vivendo un'epoca in cui non si da peso alle cose importanti, la vita è troppo frenetica dove si tende a monetizzare tutto. Il Brasile non è una nazione, è un continente dove ci sono sacche di povertà molto forti, come sempre. In più con l'aumento della ricchezza le differenze sociali si sono allargate ancora di più. I Mondiali, che non seguirò, anche se probabilmente andrò in Brasile ma per le mie attività, spero che siano l'esaltazione dello sport e non della violenza, anche se i segnali non sono molto incoraggianti".

Lei è anche presidente onorario della Fondazione Filadelfia, ottimista sulla sua ricostruzione? "Ci sono segnali importanti, soprattutto dopo la nomina a presidente di Salvadori, ex campione di scherma, che ha dato una svolta. E' una persona determinata e concreta che sta muovendosi bene per arrivare a porre la prima pietra sul nuovo Filadelfia".

Potete ascoltare l'intera intervista su www.rbe.it in streaming mercoledì sera alle ore 20 e giovedì alle 14.


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