Dopo il black-out con il Napoli l’Atalanta è il miglior test per il Torino
Fonte: Elena Rossin
Giustamente Mazzarri al termine della partita con il Napoli sperava che la pessima prestazione, per usare un eufemismo, della sua squadra fosse dovuta a “una giornata con un bioritmo negativo per tutti” poiché, sempre parole dell’allenatore del Torino, “non eravamo in campo”. Nessun alibi è stato neppure paventato anche se in infermeria c’erano giocatori importanti come Falque, Ansaldi e De Silvestri oltre a Lyanco e Soriano era appena tornato disponibile il giorno prima della partita e l’avversario di caratura superiore. Giusto anche questo perché la squadra, come ha sottolineato il mister, “da quest’estate ha fatto una crescita esponenziale dal punto di vista del gioco, dell’unità d’intenti e della concentrazione e lo hanno fatto anche i giovani, ma oggi è sembrato che ci fossimo scordati tutto”. “Speriamo che sia un episodio” aveva concluso Mazzarri tanto più che complice il calendario che prevede il turno infrasettimanale già domani il Torino tornerà in campo e affronterà l’Atalanta.
L’Atalanta è il miglior avversario possibile per capire se la partita con il Napoli è stata solo un episodio oppure si tratta dei soliti atavici problemi granata: discontinuità di prestazione e fragilità caratteriale. Problemi che pur cambiando gli allenatori e i giocatori negli anni continuano a persistere e puntualmente emergono. Perché l’Atalanta è il miglior avversario possibile si chiederà qualcuno? Semplice, perché è una squadra che per valori tecnici non è superiore al Torino e perché la società non ha possibilità economiche maggiori di quelle del club granata, ma dal ritorno in serie A, 2011-2012, prima si è assestata nella massima divisione e poi negli ultimi due campionati, piazzandosi rispettivamente quarta e settima, ha potuto accedere all’Europa League arrivando ai sedicesimi di finale l’altra stagione e fermandosi ai play off in questa. Trattandosi di un avversario simile il test per il Torino è probante sia sotto il profilo del gioco, sia sotto quello del carattere e delle ambizioni.
Le prime partite di un campionato non sono quasi mai lo specchio fedele di come una squadra disputerà la stagione perché tutte le squadre devono assestarsi e le preparazioni non sono mai univoche, nel senso che ci sono allenatori che puntano a partite subito forti e altri che preferiscono che la massima forma arrivi più avanti quando si è nel vivo del campionato. Comunque i punti conquistati o no sono sempre importanti e il fatto che il Torino dopo cinque giornate, pur tenendo conto che ha affrontato già Roma, Inter e Napoli, ne abbia solo cinque un minimo fa pensare, soprattutto, se si tiene anche in considerazione che i granata hanno realizzato cinque gol e ne hanno subiti sette. In assoluto non è la posizione attuale in classifica che desta apprensione, dodicesimo posto in coabitazione con Milan (deve recuperare la partita con il Genoa rinviata al 31 ottobre a causa del crollo del ponte Morandi), Atalanta, Roma e Cagliari, ma l’aver concesso i primi tempi agli avversari in occasione delle gare con Roma e Inter e dell’intera partita al Napoli, non aver messo in sicurezza il risultato in quella con la Spal, l’uno a zero l’ha tenuta in bilico fino al fischio finale, e pur dominando non essere riusciti ad andare oltre il pareggio in rimonta con l’Udinese. Domani sera con l’Atalanta il Torino dovrà dimostrate di saper disputare l’intera partita senza concedere sprazzi o interi tempi all’avversario, creare un buon numero di occasioni da gol e, soprattutto, segnare. Chi ha come obiettivo andare oltre la metà classifica non si può permettere di avere una differenza reti negativa tanto più se in rosa si hanno due attaccanti della Nazionale, Belotti e Zaza, e anche se al momento Iago Falque è in infermeria.