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Egoisti e mediocri: allora chi seguirà il "Papa"?

di Elena Rossin

Lazarevic, a parte che è il più umile, il più giovane, il meno pagato e per giunta dal Genoa in prestito senza diritto di riscatto, è anche l’unico che rappresenta lo spirito granata e ne siamo certi seguirà senza indugi le direttive di Papadopulo; gli altri giocatori granata che faranno? Porsi la domanda è più che legittimo visto che il direttore sportivo Gianluca Petrachi, senza giri di parole, ha dichiarato: “E’ il momento di tirare fuori l’orgoglio e la dignità”, questo significa che finora queste due peculiarità sono state tenute ben chiuse nel cassetto. “A metà classifica in serie B sei un mediocre” sono sempre parole del ds. E rincara pure la dose: “Siamo presuntuosi e egoisti”. A queste parole vanno aggiunte quelle dell’allenatore:” Lo spogliatoio deve ragionare più con il noi e meno con l’io”, “E’ inutile piagnucolare e cercare scuse o lamentarsi dei tifosi che fischiano, come se gli errori in campo dipendessero da questo” e poi la frase più importante: “Chi non ci crede più, chi non ha voglia o non sa combattere, si scarica da solo. D’ora in poi farò giocare solo chi dà garanzie vere, non ipotetiche”. Ecco è proprio questo il punto. Fra i giocatori chi ci crede? Chi ha voglia? Chi sa combattere? Chi dà garanzie vere? Classifica alla mano – dopo trentun giornate e quarantun punti, undici vittorie otto pareggi e dodici sconfitte, trentaquattro gol fatti e trentotto subiti - la risposta è una sola: nessuno, finora. Tranne Lazarevic, come si è già detto.

Cairo e Petrachi hanno ammesso gli errori. Il presidente: “L’esonero di Lerda, per me, è un grande fallimento”. Su ulteriori errori - società non sufficientemente strutturata, investimenti esigui e per di più mal usati, mancanza di autorevolezza nelle sedi del calcio, ridda di direttori sportivi, allenatori e giocatori - del capo in testa sorvoliamo al momento, ma non lo dimentichiamo, anzi, lo poniamo alla base di tutto. Il ds: “Il fallimento in primis è mio, io ho scelto questi giocatori, conoscendone i valori tecnici e morali”. I vertici societari hanno fatto ammenda e i giocatori? Silenzio assoluto. Al massimo frasi di circostanza: “Dobbiamo fare di più”, “Non sappiamo spiegarci questo momento negativo”, “Siamo i primi a essere dispiaciuti di questa situazione”. I tifosi ascoltano, vedono il rendimento in partita e giudicano. Ora la società ha ordinato il ritiro anticipato da domani alla Borghesiana a Roma e il silenzio stampa per i calciatori, forse era meglio costringerli ad andare ad affrontare le domande dei giornalisti pretendendo che dessero risposte non di circostanza, per iniziare a dimostrare che hanno il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, che sono consci della situazione e che hanno la volontà di venirne fuori. Poi alle parole, ovviamente, dovrebbero seguire i fatti in campo a partire dal prossimo sabato con il Frosinone.

Gli alibi sono finiti, il tempo ormai è scaduto, la stagione ampiamente compromessa, ma la sorte che è sempre ironica, speriamo per i tifosi non troppo maligna e beffarda, lascia ancora un lumicino di speranza: il sesto posto dista solo due punti e in palio ne rimangono ancora trentatre. Se i giocatori vorranno lottare ancora per i playoff possono farlo, dipende solo ed esclusivamente da loro. Il campo, giudice supremo e inappellabile, dirà chi segue il “Papa”.
 


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