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ESCLUSIVA TG – Ardito: “Questo periodo è importante per il Torino e i giocatori sanno di dover andare oltre le difficoltà”

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin
Andrea Ardito

Andrea Ardito è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Ardito ha giocato nel Torino dal 2005 al 2007, ma in precedenza indossò la maglia del Bologna per un breve periodo nel 2002 giocando l’Intertoto. Attualmente allena il Milano City. Con lui abbiamo parlato della sfida di oggi pomeriggio fra le sue ex squadre e della situazione dei granata.

Che Torino ci si deve aspettare oggi pomeriggio quando affronterà il Bologna che sta disputando un campionato in linea con le aspettative?

“Il Bologna era partito bene e pi ha avuto un po’ di calo, però, è una squadra molto ben organizzata e dall’anno scorso da quando è arrivato Mihajlovic ha intrapreso un percorso anche bello da vedere a livello di gioco di squadra ed è una formazione che gioca bene e che sta bene in campo per cui per il Torino sarà una partita difficile. Ma credo che le due vittorie, in campionato con la Roma e in Coppa Italia con il Genoa, abbiano ridato un po’ di serenità e adesso è importante dare continuità”.

C’è stato poco tempo per preparare la partita e il Torino ha tenti giocatori infortunati o non in perfette condizioni fisiche, un problema in più?

“La cosa positiva e che giovedì sera alcuni giocatori non sono stati rischiati, come Izzo, o altri, sono entrati solo nel secondo tempo, come Rincon e Aina, o nei supplementari, Nkoulou, e la squadra è riuscita comunque a passare il turno e due giorni per preparare la partita possono bastare, anche se sono pochi. Questo periodo è talmente importante per il Torino che anche i giocatori sanno che devono andare oltre le difficoltà e i problemi fisici per cui non ho dubbi che riusciranno a fare comunque una prestazione importante perché ci vuole. Bene o male il Torino quando ci sono stati momenti di difficoltà e si deve reagire alla fine ha sempre reagito, per questo dico che farà una grande prestazione”.

Su cosa Mazzarri può fare leva per far sì che la squadra non trovi le difficoltà che spesso ha quando affronta avversari non superiori al suo livello?

“Il calcio tante volte è più semplice di quello che si vuole far credere, quindi, è vero che è importante preparare le partite, però, alla fine conta di più l’atteggiamento e sono sicuro che in questo frangente i giocatori sanno l’importanza del momento e quando andranno in campo alzeranno il livello di concentrazione, ambizione e determinazione e di conseguenza la prestazione diventa più elevata e quasi sempre, anche se nel cacio non c’è mai nulla di scontato, a fronte di una buona prestazione il risultato positivo viene di conseguenza. Ai miei calciatori faccio sempre l’esempio della partita del Torino con l’AlbinoLeffe del 2005 con Muzzi che arrivò la mattina della partita, Stellone era arrivato due giorni prima e tra di noi non ci conoscevamo eppure in campo ci fu una prestazione da squadra e alla fine vincemmo uno a zero perché quando si gioca da squadra, si può finire  per vincere o perdere, ma quasi sempre si riesce a vincere proprio come facemmo noi quella volta. Non giocammo un calcio champagne, ma mettemmo in campo quelle prerogative che ci vogliono in un momento delicato com’è quello attuale del Torino”.

La classifica che comunque nonostante le già otto partite perse vede il Torino all’ottavo posto insieme al Napoli non dovrebbe essere uno stimolo per dare di più?

“Sì, è il discorso che facevo sull’atteggiamento in partita. Il Torino nel momento in cui ha alzato il livello di attenzione e di ferocia agonistica le prestazione le ha fatte. Non ci sono stati risultati con squadre sulla carta meno forti del Toro che, invece, sono stati quasi sempre ottenuti con squadre importanti dove sono state fatte anche prestazioni al livello di quelle degli avversari. E’ questo che deve riuscire a fare il Torino indipendentemente dal modulo o dall’utilizzo di una o due punte. Mazzarri ha anche privato a cambiare sistema di gioco e ad avere delle alternative. Ripeto, è l’atteggiamento che si ha in campo a contare e più si va verso la fine del campionato e più queste motivazioni vengono in maniera naturale. Magari è difficile mantenerle nell’arco delle trentotto partite, ma le squadre che fanno meglio sono quelle che riescono a mantenere per più partite e nella stessa partita per più minuti alti i livelli di attenzione, concentrazione e di voglia di andarsi a prendere il massimo che si può ottenere in quella gara”.

Il Bologna su cosa può puntare per cercare di fare sua la gara con il Torino?

“Il Bologna dall’arrivo di Mihajlovic è riuscito quasi costantemente a mantenere un livello in proporzione alto delle prestazioni, ha avuto ogni tanto qualche calo, però, di solito fa la sua partita. Ha delle certezze e le metterà in campo e sarà una partita aperta. Da esterno, se si deve fare un pronostico si può dire che è da tripla perché Torino e Bologna sono squadre più o meno dello stesso livello e se anche non hanno sempre avuto una costanza di rendimento se affrontano la gara nella maniera giusta possono vincere con chiunque”.

Il mercato è in pieno svolgimento, il Torino deve o può essere migliorato e se sì in quale reparto?

“Ogni squadra potenzialmente può essere sempre migliorata. Ma in questo momento, secondo me, il Toro deve cercare di ricompattarsi a livello di squadra all’interno e anche con al tifoseria. C’è bisogno di questo più che altro. Per me la cosa migliore sarebbe ricreare quell’empatia che c’era nel finale del campionato scorso e che in una piazza come quella di Torino ti trascina facendoti rendere ancora di più e permettendo di ottenere risultati impensabili come lo sono stati quelli del girone di ritorno dello scorso campionato”.

A vedere la partita di Coppa Italia c’erano 3975 paganti ed era surreale vedere lo stadio così vuoto, l’orario delle 21,15 e il freddo non hanno aiutato, però, a prescindere da questo in tanti hanno deciso di non recarsi allo stadio per il distacco con società, allenatore e in parte squadra.

“Negli anni 80 c’erano gli stadi pieni per la Coppa Italia, mentre adesso si è perso interesse per questo torneo e forse se anche si fosse giocato a Genova ci sarebbero state meno persone rispetto alla stessa partita di campionato. È brutto giocare e vedere uno stadio praticamente vuoto, per un giocatore, allenatore, ma anche per i tifosi più lo stadio è pieno più ci si emoziona. Il calcio deve essere emozione e se manca si è privi di una componente importante”.

Tra l’altro snobbare la Coppa Italia è controproducente perché se vinta porta direttamente alla fase a gironi dell’Europa League, come è accaduto alla Lazio l’anno scorso che non ci sarebbe mai arrivata tramite il campionato.

“Infatti, magari non è proprio uno snobbare, ma è dare un’importanza minore rispetto al campionato soprattutto nella fase prima di quella degli ultimi turni. Quando si è in campo si tiene sempre a vincere e a passare il turno. Giovedì sera il Torino lo ha fatto, si vorrebbe sempre giocare anche bene, ma prendiamo il bicchiere mezzo pieno e adesso c’è quest’altra partita dove si deve cercare di fare il massimo e ottenere la vittoria. Una volta ogni tanto una prestazione negativa può portare comunque alla vittoria, ma non certo quattro o cinque finiscono sempre con la conquista dei tre punti. A Roma al Torino mancavano dei giocatori e giovedì senza fare una prestazione spumeggiate è arrivato il passaggio del turno in Coppa Italia e sicuramente quando venerdì i giocatori si sono ritrovati al campo per allenarsi saranno stati contenti a avranno avuto un’autostima maggiore rispetto se avessero giocato meglio, ma fosse stato il Genoa ad approdare ai quarti. In ogni cosa c’è sempre da vedere il lato positivo, non guardiamo il bicchiere mezzo vuoto”.

Crede che il Torino possa fare quel passettino in avanti per lottare fino alla fine per un posto in Europa?

“Lo credo assolutamente perché ha le potenzialità per farlo. Lo ha dimostrato l’anno scorso e la squadra bene o male è la stessa, quindi, avendolo già fatto può rifarlo. Dipenderà poi da quello che si verrà a creare: l’empatia all’interno del gruppo e con la tifoseria e le motivazioni. Tutte cose che arrivano partita dopo partita a seguito di risultati positivi, per cui il passaggio del turno in Coppa Italia è positivo e può permettere di aumentare l’autostima in modo da sperare di fare un filotto che poi cambia tutto. L’anno scorso a gennaio nessuno avrebbe pensato che il Torino sarebbe potuto arrivare dov’è effettivamente arrivato a fine campionato, quindi, le potenzialità per farlo ci sono. Ne sono convinto”.

Cambiando argomento e parlando di lei, da poco è tornato ad allenare come sta andando?

“Da tre settimane alleno il Milano City che milita in Serie D. La situazione è difficile perché eravamo ultimi in classifica, ma domenica scorsa abbiamo vinto fuori casa con la seconda in classifica e siamo terzultimi. Sono convinto che ce la possiamo giocare fino alla fine. La situazione è difficile e complicata, ma più le situazioni sono così e più si hanno la voglia e le motivazioni per cercare di fare qualche cosa di importante”.

L’obiettivo quindi è salvarvi?

“Certo, siamo a sette punti dalla salvezza per questo il percorso sarà lungo e difficile, però, a dicembre la società ha fatto un mercato importante e c’è la possibilità di lavorare bene e dobbiamo guardare partita per partita. Come dicevo, sono convinto che ce la possiamo giocare fino all’ultimo”.


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