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Esclusiva TG - Mandorlini il doppio ex: "Al Toro devo tutto, col Verona 5 anni fantastici"

di Alex Bembi

Andrea Mandorlini ex mediano e libero di serie A tra gli anni ’80 e ’90, ora allenatore (temporaneamente disoccupato), è reduce da un fantastico ciclo a Verona, di quelli che non si dimenticano. Da giocatore era polivalente, tanto da meritarsi gli elogi del Trap: “Dove lo metti, lui gioca”; da tecnico ha mantenuto la stessa grinta che lo ha sempre contraddistinto in campo guadagnandosi i successi con spirito indomito.

Romagnolo DOC, i primi calci al pallone li tira nella città dei suoi natali: Ravenna. In serie A però ci arriva grazie al Torino: “La squadra a cui devo tutto, il settore giovanile che ha fatto di me un calciatore di serie A”. Domenica avrà il cuore diviso a metà, vista la sfida in calendario tra le due squadre a cui è più legato. In qualità di classico doppio ex, ci ha rilasciato un’intervista ad hoc.

Buongiorno Mandorlini, dopo un ciclo di successi che ha portato l’Hellas Verona a scalare le categorie e ad affermarsi in serie A sfiorando l’Europa, è arrivato l’esonero dopo un inizio di stagione molto negativo. Cosa si è rotto nel suo giocattolo che sembrava perfetto?

“Purtroppo l’unica cosa che si è rotta in questa stagione sono stati i giocatori. Tanti, troppi infortunati e tutti nello stesso momento. Diventa difficile così essere competitivi, ma abbiamo anche avuto sfortuna: in molte partite meritavamo di raccogliere più di quanto poi il campo ci ha dato. Con la massima serenità posso dire che a Verona è stato l’unico problema, non ne avevamo altri. Si usa spesso dire che un ciclo arriva al termine, ma io credo che non sia stato così in questo caso: eravamo anche più forti degli scorsi anni e c’erano tutte le possibilità per continuare il percorso intrapreso”.

I risultati al momento dicono che il suo esonero non ha portato la scossa che si sperava di ottenere. Se il Presidente Setti dovesse ripensarci e richiamarla, accetterebbe l’incarico?

“Quando sono andato via la distanza dalla quart’ultima era di 8 punti. Adesso è quasi raddoppiata. Io sapevo che c’era questo pericolo, ma la società ha pensato che il cambio di gestione potesse servire a recuperare. Una scelta giusta, legittima. Non avevamo mai vinto una partita e quindi non mi sento di criticare la scelta, però stavamo recuperando dei giocatori importanti e arrivavano partite più abbordabili, che in passato avevamo sempre vinto: sono dell’idea che ci fossero le possibilità per risollevarci. Sono però discorsi soggettivi. Mi dispiace, però restano i 5 magnifici campionati fatti insieme, galoppando forte insieme. I rapporti sono rimasti ottimi, ma non ho mai pensato all’eventualità di un ritorno. Non lo so se accetterei, mi devo ancora rendere bene conto di essere stato mandato via dopo tanto tempo. Sono molto legato e attaccato alla piazza veronese, questo ambiente merita il meglio e non la situazione attuale di classifica”.

Veniamo al Torino. Ventura ha appena rinnovato e la sua panchina appare salda, però i recenti risultati insieme ad altri fattori hanno un po’ logorato il rapporto con la piazza che sembrava, fino ad inizio stagione, solido come la roccia.

“Io credo che i tifosi dovrebbero essere soddisfatti di quanto fatto da Ventura al Toro. L’anno scorso hanno giocato l’Europa League, hanno ottenuto risultati importanti, come non succedeva da un po’. Quest’anno il Toro ha lavorato bene, ma serve un pochino di pazienza con la rosa rinnovata. Giocatori di qualità, ma giovani come Belotti, Zappacosta e Baselli hanno bisogno di tempo per ambientarsi e rendere al meglio. Certo, in un ambiente come quello granata, fatto di grande storia e tradizione, si vorrebbe ottenere tutto e subito come in qualunque grande società, ma visto questo calcio fatto ormai di numeri servono investimenti diversi per vincere qualcosa”.

Soffermiamoci su Ventura. Tra gli addetti ai lavori il tecnico ligure è considerato un maestro, un allenatore apprezzato. Come giudica i quindi malumori verso di lui? È stato attaccato dalla stampa locale e molti tifosi sembrano avergli voltato le spalle. È tutto figlio solo degli ultimi deludenti risultati?

“Io sono lontano quindi è difficile giudicare, ma credo che il Torino stia facendo quello che deve fare. Chiaro che tre posizioni in più di classifica renderebbero tutti più contenti. Per ora non penso possano ambire a lottare per la qualificazione in Champions League, quindi è fondamentale riuscire a mantenere la categoria, togliendosi qualche soddisfazione. Il Toro comunque ha investito sui giovani, una scelta ottima che getta le basi per il futuro: va attesa però. Riguardo i malumori, penso che forse andrebbe guardato a chi sta messo peggio piuttosto che al vertice della classifica. Comunque mancano ancora 17 partite, c’è tempo per zittire i mugugni e disputare un campionato importante. Sono convinto che Ventura avrà ragione ancora una volta”.

I malumori riguardo al mister si concentrano soprattutto sul non gioco della squadra e su questo modulo molto rigido e senza alternative che continua a schierare in qualsiasi occasione. Lei che è un tattico esperto, cosa pensa del 3-5-2? Tra l’altro non sono più moltissime le squadre che lo adottano nei campionati migliori d’Europa, e con questi interpreti fatica a rendere al meglio.

“Si i moduli sono importanti, ma più che altro lo sono i giocatori che puoi schierare. Perché per esempio la Juve lo adotta spesso e vince a mani basse da anni. Questo modulo poi può piacere o non piacere, a quello che conta alla fine è l’espressione che i giocatori riescono a dargli sul campo. Al comando c’è Ventura comunque ed è l’unico che sa cosa è meglio per la squadra”.

Secondo lei in un modulo simile non servirebbe un play più tecnico, invece di mediani di rottura che schiera sempre il Torino, magari supportato da mezzali più muscolari?

“Si forse potrebbe esserlo, ma dipende molto da chi hai a disposizione. In questo momento il Toro ha Vives e Gazzi e li usa cercando di farli rendere al meglio per le loro caratteristiche. Anche sul mercato non è facile reperire un giocatore con queste qualità: io ho avuto Tachtsidis per esempio con queste caratteristiche e con me ha disputato stagioni brillanti. Li a Torino è stato sei mesi giocando pochissimo. Magari non è riuscito a inserirsi, io non lo so. Soltanto l’allenatore conosce tutte le dinamiche della sua squadra ed è in grado di dire se un certo tipo di giocatore può migliorarla o meno”.

Visto che ha citato il greco, possibile nuovo arrivo in granata, cosa ci dice su questo giocatore talentuoso ma discontinuo che conosce bene?

“Con me ha fatto benissimo in serie B e poi l’anno scorso, tornando da Roma. Con certi giocatori bisogna anche trovare la chiave giusta per farli rendere al meglio, sfruttando le qualità che madre natura gli ha donato. Io forse sono stato fortunato a trovare questa chiave. Io lo avrei rivoluto con me a Verona, perché è un giocatore di forza e qualità, non posso che parlarne bene. Giampiero comunque lo conosce, sa cosa può dare e se conviene provare a riprenderlo o meno”.

In un futuro prossimo, le piacerebbe allenare il Torino?

“Sai io ho firmato un biennale col Verona perché pensavo di continuare il percorso con gli scaligeri. Non ho mai pensato di andare via, di trovarmi altrove. Certo che il Torino è una società importante, in cui sono nato calcisticamente parlando. Già in passato sono stato riconoscente a questi colori e lo ribadisco: ho potuto godere e beneficiare di tutti i privilegi che si hanno quando impari nel settore giovanile del Toro. Al futuro però, ora non ci penso”.

La domanda di rito visto la sfida di domenica mi tocca farla: col cuore diviso a metà, per che risultato tifa?

“Ultimamente è sempre stata una bellissima sfida, aperta e con tanti gol. Un pareggio non servirebbe al Verona perché deve vincere per risollevarsi e, visto il momento, nemmeno al Torino. Credo quindi che sarà una bella battaglia, in cui entrambe le squadre faranno di tutto per portare a casa i tre punti senza troppi tatticismi”.

Guarderà la partita?

“Sarò sincero, faccio fatica a vedere la mia ex squadra, ci sto troppo male. Ti faccio una confessione: in diretta non l’ho mai vista. Mi informo chiaramente sul risultato, ma è ancora troppo presto per guardarla serenamente”.


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