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Esclusiva TG - Rizzitelli: "Ljajic e Iago andranno sicuramente dal mio amico Sinisa"

di Alex Bembi

Prima di Darmian-Quagliarella, l’ultimo ricordo vincente in un derby di Torino è legato a filo doppio al bomber pugliese Ruggiero Rizzitelli, capace con quattro reti in due partite di battere gli odiati cugini due volte in una stagione. Oltre 20 anni fa, due annate al Toro diametralmente opposte: la prima entusiasmante, la seconda un incubo culminato con la retrocessione in serie B. Rizzi gol, come era soprannominato durante la sua carriera da calciatore, giunge in granata nella stagione 1994-95, dopo aver conteso con la sua Roma la coppa Italia che è ad oggi il trofeo più recente conservato nella bacheca di via dell’Arcivescovado. Primo anno splendido dicevamo, con il suo record di reti in serie A, ma la stagione successiva qualcosa non funziona e la squadra che aveva estasiato tutti gli addetti ai lavori implode, fino a subire l’onta della retrocessione. Per Rizzi gol comunque, 30 centri in 60 presenze granata e ricordo ben stampato nella memoria di tutti i tifosi del Toro nati prima del 1990.

In qualità di ex Toro, ma anche ex compagno di Sinisa Mihajlovic, Rizzitelli è stato intervistato in esclusiva per Torino Granata.

Rizzitelli buongiorno. Lei ha giocato due anni insieme al nuovo allenatore del Toro, quando era un giovane ambizioso che conosceva per la prima volta i palcoscenici della serie A. Col tempo ha mantenuto i rapporti con Mihajlovic? Cosa ci racconta di lui?

“Ultimamente l’ho sentito poco in realtà, però siamo in buonissimi rapporti. Abbiamo giocato insieme a Roma come ricordava lei: lui era un ragazzino che si affacciava al nostro calcio, ma già dimostrava la personalità che tutti gli riconoscono ora che è più maturo. La sua grinta e il suo carattere lo rendono l’allenatore ideale per il Toro in questo momento, io non ho dubbi”.

Viene però dopo un ciclo di cinque anni con Ventura che ha lasciato buonissimi ricordi, tranne che forse nell’ultima stagione. A che difficoltà andrà incontro Mihajlovic?

“Sicuramente la parentesi Ventura è stata grandiosa, cinque stagioni indimenticabili. Dalla serie B all’Europa: non posso che togliermi il cappello dinanzi a questa cavalcata. Però era arrivato il momento di cambiare e questo cambio è stato il più appropriato per me. Sinisa ha le carte in regola per fare benissimo, non bene”.

Qualche aneddoto sul giovane Sinisa?

“Beh lui arrivò a Roma molto giovane, ma già aveva personalità come dicevo. Un esempio fu quando, appena presentatosi, ci disse che voleva tirare i calci piazzati: “Ogni due punizioni, vi faccio un gol” è stata la frase d’esordio. Purtroppo per la Roma quell’anno ne fece soltanto uno e nello spogliatoio lo si prendeva bonariamente in giro. Bisogna ammettere che in quella squadra c’erano fior di campioni; c’era il Principe Giannini e i piazzati erano quasi tutti suoi. Non fu facile per Sinisa avere la possibilità di dimostrare il suo talento balistico, anche se in allenamento era una macchina perfetta. In seguito ha mostrato anche in gare ufficiali che la sua non era affatto presunzione”.

Il Toro nel vostro destino comunque, perché prima di lasciare entrambi le sponde del Tevere, avete sfidato i granata nella storica finale di Coppa Italia del 1993: dopo il 3 a 0 dell’andata, sia lei che Sinisa timbraste il cartellino, riuscendo quasi a sfilare la Coppa al Toro. Perita con grandi polemiche tra l’altro: l’arbitro Sguizzato fischiò ben tre rigori per voi giallorossi, ma non bastarono.

“Ricordo bene quella finale: rimontare la gara d’andata non era facile, ci voleva un’impresa. Ci andammo vicini con quel 5 a 2, prendemmo un palo, ci fu un salvataggio sulla linea per loro… ma  i nostri sforzi vennero vanificati anche da un grande Silenzi. Sulle polemiche arbitrali che posso dire: Sguizzato si sarebbe ritirato dopo quella gara è vero, penso però fosse un premio alla sua carriera, una designazione per chiudere in bellezza. Non mandarono certo un arbitro scarso: sono decisioni delle Lega comunque, noi pensavamo solo a giocare”.

Della sua esperienza in granata cosa ci racconta?

“Lasciavo Roma, una piazza che ho amato e amo tuttora. Non era facile per me, ma a Torino sono stato accolto benissimo, i tifosi mi hanno trasmesso subito l’entusiasmo di una piazza calda quanto quella giallorossa. Avevo bisogno di quel calore, quel tipo di sostegno viscerale che hanno a Torino sponda granata: loro vivono di calcio e di Toro. Solo una tifoseria così poteva farmi dimenticare la curva sud dell’Olimpico. Il primo anno fu eccezionale, vincemmo due derby contro una Juve che vinceva tutto. Ci sono venuti venti anni per ribattere i bianconeri”.

Poi però qualcosa si ruppe. Quella squadra che aveva incantato non riuscì a migliorarsi, anzi l’annata da storta presa una piega pazzesca: alla fine fu retrocessione. Cosa non funzionò?

“Dopo il primo bellissimo campionato qualcuno si era montato la testa. Non solo a livello di squadra, ma anche dirigenziale. Si pensava di fare il salto, di andare in UEFA. Quando parti così convinto e le cose si mettono male inizi a cambiare gli allenatori e finisce spesso che si peggiora la situazione. Bisogna non fare il passo più lungo della gamba, quell’anno qualcuno alzò la testa più del dovuto e venne punito”.

Veniamo al Toro attuale: oggi si raduna il Toro del suo amico Mihajlovic e la campagna acquisti langue. Dopo aver ceduto il capitano Glik e non riscattato il bomber azzurro Immobile, pensa che Sinisa stia fremendo in attesa di rinforzi?

“Io credo che prima di accettare l’incarico Sinisa abbia chiesto delle garanzie e si sia accertato che fosse possibile ottenere certi rinforzi. Sono convinto che per esempio sia Iago Falque che Ljajic finiranno per approdare in granata e con Belotti in mezzo si formerà un tridente davvero molto interessante. I due romanisti sono due giocatori davvero importanti per l’economia di Mihajlovic, sono certo che gli affari andranno in porto. Con loro si metterà a posto l’attacco, ma poi bisogna intervenire anche dietro, perché perdere il capitano non è poco: non dico che abbiano perso metà difesa ma quasi. Glik ha dato tantissimo in questi anni, sono certo che Sinisa attende il sostituto giusto”.

Parliamo proprio di Ljajic, il rinforzo più atteso dalla piazza e richiesto da Mihajlovic. Il giocatore sembra sul punto di arrivare, poi si allontana, poi si inserisce il Celta Vigo, poi sembra riavvicinarsi. Che idea si è fatto di questa telenovela?

“L’idea che mi sono fatto è semplice: il contratto che gli hanno proposto non è di suo gradimento e sta tirando un po’ la corda per cercare di migliorarlo. Probabilmente più che lui stesso, c’è dietro la mano del procuratore: sappiamo come operano gli agenti di mercato. Vedrà però che alla fine il ragazzo accetterà la destinazione piemontese”.

Lei è attualmente commentatore per Roma Tv, ha visto per tutta la stagione all’opera Iago Falque. Di lui si parla meno forse perché ha già accettato il Toro e aspetta solo la conclusione della vicenda Ljajic, ma sembra una pedina davvero importante per lo scacchiere di Mihajlovic. Cosa può dirci di questo esterno spagnolo?

“Un giocatore che potrebbe fare davvero molto bene. A Roma non è stato impiegato nel suo ruolo secondo me, per quello la stagione è stata al di sotto delle aspettative. Lui col Genoa veniva schierato a destra per poi rientrare sul suo piede e calciare. In giallorosso invece ha fatto il centrocampista oppure giocava a sinistra, perché sull’altra fascia aveva davanti un mostro come Salah. Con Sinisa però potrebbe fare il salto di qualità, se impiegato secondo le sue caratteristiche”.

In chiusura, qualcosa su di lei. A parte l’impegno con Roma Tv, non è rimasto nel mondo del calcio. Non ha mai pensato ad una carriera da dirigente o da allenatore?

“Si, avrei voluto provare ad allenare le giovanili, ma in questo mondo se vuoi lavorare devi scendere a compromessi e io non sono disposto a farlo. Lo dico molto francamente: a certe condizioni preferisco star fuori dal mondo del pallone“.

Alex Bembi


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