Gli otto giorni della verità: il futuro del Torino tra campionato, Coppa Italia e mercato
Fonte: Elena Rossin
Dal cinque al dodici gennaio il Torino giocherà tre volte e saranno tre esami, anzi, tre esamoni perché il 2019 si era chiuso con due partite incredibili, ma maledettamente vere: il pareggio dovuto alla rimonta del Verona che era finito sotto di tre gol e poi la sconfitta con l’allora ultima in classifica Spal. Sarebbero dovuti essere sei punti, nella peggiore delle ipotesi quattro e, invece, il Torino ne ha incamerato uno solo. Sommato all’altalenate andamento che c’era stato in precedenza con i tonfi con Lecce, Sampdoria e Udinese, le magre figure con Lazio e Inter e la sconfitta con il Parma i granata sono arrivati al 2020 con l’obbligo di non commettere ulteriori passi falsi e così in una settimana si giocano l’intera stagione. Domenica la trasferta nella Capitale per affrontare la Roma e a seguire le due partite casalinghe prima quella degli ottavi di Coppa Italia con il Genoa giovedì sera e poi a chiudere il girone d’andata del campionato il match con il Bologna la domenica successiva al pomeriggio.
Ça va sans dire che se potrebbe anche essere comprensibile una sconfitta con la Roma vista la superiorità qualitativa dei giallorossi, ma solo a patto che avvenga a seguito di una partita giocata dal Torino senza commettere alcun errore, non lo sarebbe una sconfitta con il Genoa, che oltretutto significherebbe eliminazione dalla Coppa Italia. Sconfitta che non sarebbe accettabile neppure a fronte di errori arbitrali perché comunque i granata dovrebbero sopperire anche a questa eventualità giocando una partita convincente fin dal fischio iniziale, mantenendo sempre l’iniziativa del gioco e segnando in modo da portarsi non solo in vantaggio, ma anche avere un margine di sicurezza che ne garantisca l’immunità da qualsiasi avversità o forza di causa maggiore. Infine, non sarebbe accettabile anche una sconfitta con il Bologna perché la squadra di Mihajlovic non è superiore a quella di Mazzarri per cui visti i tanti, troppi, passi falsi già commessi dal Torino l’unico modo per iniziare a rimettersi in carreggiata sarebbe vincere, anche il pareggio sarebbe troppo poca cosa, con un avversario più che dignitoso, ma comunque alla portata. Tre partite che i giocatori e Mazzarri non possono fallire visto che sono tutti sotto esame.
I risultati avranno ripercussioni anche sul mercato che è in pieno svolgimento. In uscita ci sono giocatori che non sono riusciti a convincere Mazzarri a dare loro spazio, Bonifazi, Djidji, Edera, Parigini e Zaza, il giovane Millico per andare a farsi le ossa altrove e poi c’è da capire la situazione legata a Iago Falque che sta recuperando dall’ultimo infortunio, ma che comunque con l’arrivo di Verdi ha visto restringersi gli spazi, però, se sta bene è pur sempre il giocatore che nelle annate 2016-2017 e 2017-2018 aveva segnato, comprendendo campionato e Coppa Italia, rispettivamente 12 gol e fornito 6 assist e 14 reti e 9 assist risultando nel complesso delle due annate dopo Belotti l’attaccante più prolifico e poi solo gli infortuni ne hanno condizionato il rendimento. In entrata il mercato di gennaio del Torino è un’incognita perché Mazzarri vuole una rosa più snella, ma ci sono anche gli oggettivi limiti palesati dalla squadra fin qui. Limiti che si sono visti soprattutto a centrocampo, Meité che continua a non ingranare dopo l’involuzione che aveva avuto nella seconda parte della scorsa stagione e Lukic che sembra meno brillante di quello dello scorso finale di stagione, e c’è anche da considerare che sulle fasce Aina non ha fatto quei progressi auspicati, anzi, nelle ultime gare ha commesso errori che hanno portato gli avversari a segnare, non solo lui per carità ma i suoi sono stati gli errori più marchiani. In attacco se Zaza fosse ceduto, anche a fronte dell’eventuale permanenza del giovane Millico e di un tornato agli antichi fasti Falque, servirebbe comunque un vice Belotti. In tutta franchezza anche in difesa sarebbe meglio prendere un rinforzo perché Izzo e Nkoulou finora sono stati parecchio distanti dai rendimenti dello scorso anno, Lyanco purtroppo continua a passare da un infortunio a un altro e se andasse via uno fra Bonifazi e Djidji a completare il reparto c’è il solo Bremer e non si arriverebbe a sei giocatori, mancandone uno per avere tre titolari e tre riserve. Ci sarebbe Singo, ma è a mezzo servizio con la Primavera e Mazzarri al massimo lo ha fatto accomodare in panchina in campionato e in campo lo ha solo mandato nei finali delle partite di ritorno con il Debreceni e d’andata e ritorno con il Soligorsk nei preliminari d’Europa League, quindi, un po’ poco per essere considerato una riserva affidabile in caso di necessità.
Come rinforzi per il centrocampo si parla di Fofana o Duncan, Ramirez e dalla Turchia si è vociferato di Tokoz, per quel che riguarda i terzini Wagué e Advincula e per l’attacco circolano i nomi di Petagna, Barrow, Okaka, Politano, Cutrone, Paloschi ed è stato accostato anche Ache e molto più defilato resta Borini. Per qualcuno sono già in corso trattative fra la società di appartenenza e altre interessate ad accaparrarselo e, quindi, resterà molto probabilmente confinato alla voce giocatori accostati a Torino, ma finiti altrove. Per altri tutto dipenderà dagli esiti delle gare con Roma, Genoa e Bologna, che potrebbero determinare anche il futuro di Mazzarri sulla panchina del Torino, in caso di esonero influirebbe sulle decisioni su chi tenere e mandare via e su chi prendere, e dal mercato in uscita.