I giocatori del Torino sono abbastanza forti per superare il colpo dell’infortunio di Zapata?
Fonte: Elena Rossin
Perdere il capitano Duvan Zapata per il resto della stagione nonché l’attaccante principale capace non solo di fare gol, ma anche di fare reparto da solo può essere un contraccolpo duro per qualsiasi squadra figuriamoci per il Torino che ha intrapreso l’ennesimo percorso per cercare di diventare grande, nel senso di andare oltre il galleggiare a metà classifica senza avere una rosa di calciatori di qualità se non alcuni.
Per sapere quanto influirà l’assenza dal campo di Zapata bisognerà attendere qualche partita, alle volte i contraccolpi non si fanno sentire subito bensì dopo un po’. Tanto più per il Torino che negli ultimi anni ha dimostrato di avere fragilità caratteriale. Prova ne sono le troppe partite perse o pareggiate con squadre decisamente anche parecchio meno attrezzate tecnicamente, i gol subiti facilmente evitabili e la difficoltà a segnare. Problema che quest’anno il nuovo tecnico Vanoli con la coppia formata da Zapata e Adams sembrava potesse aver superato visti gli otto gol, quattro a testa, che i due avevano fin qui segnato, considerando le sette partite in campionato e le due in Coppa Italia. Ma adesso dopo il grave infortunio di Zapata aleggia un grandissimo punto interrogativo.
Vanoli non solo deve migliorare la fase difensiva del Torino, i dieci gol subiti nelle ultime quattro partite, compresa quella dell’eliminazione da parte dell’Empoli dalla Coppa Italia, sono un campanello d’allarme importante, non solo per le sconfitte consecutive con Empoli, Lazio e Inter, ma l’allenatore del Torino deve anche ripensare alla fase offensiva e la sosta del campionato di certo non lo ha aiutato visto che erano, e lo sono tuttora, via con le rispettive Nazionali nove giocatori, Vojvoda, Maripán, Walukiewicz, Borna Sosa, Pedersen, Ricci, Gineitis, Adams e Sanabria, di ciascun reparto e alcuni dei quali sono anche titolari e in più ci sono gli infortunati Zapata, Schuurs, Ilkhan, Njie, Savva, Ciammaglichella, l’unico che dovrebbe essere arruolabile a breve, e sono rientrati anzitempo dalle Nazionali anche loro con problemi fisici Milinkovic-Savic e Ilic.
Preparare quindi la trasferta a Cagliari dove ci sarà anche squalificato Maripán non è per niente facile. Vanoli prima dell’ultima partita con l’Inter aveva detto: "E' una sfida importante sotto tanti punti di vista. Veniamo da un periodo non tanto positivo quindi questa è l'opportunità per far vedere che possiamo ritornare a fare qualche cosa d’importante. L’abbiamo già fatto, però, come ho sempre detto, c’è un percorso da fare. Sapevo che poteva arrivare un momento così, in futuro ne potranno arrivare anche altri, ed è anche bello affrontare questi momenti e capire come uscirne con la mia squadra". Credere in quello che si fa aveva detto ai suoi giocatori l’allenatore del Torino e aveva anche aggiunto: “I momenti negativi fanno parte dei percorsi e in un percorso calcistico non si può essere sempre perfetti soprattutto nel caso di una squadra come la nostra che ha cambiato allenatore e che deve ancora migliorare in tanti meccanismi. … per fare qualcosa di importante ci vuole coraggio. Ho detto di giocare con grande coraggio e personalità".
Con grande onestà Vanoli ha affermato che alla squadra manca ancora la piena mentalità: “Questa squadra deve crescere in mentalità e fare uno step per come si fa ad arrivare alle vittorie e attraverso a cosa si arriva a vincere e non abbattersi se qualche cosa non va bene. Secondo me, siamo ancora fragili da questo punto di vista. E si questo sto lavorando, ma ho sempre detto che acquisire una mentalità è un percorso molto lungo. Penso che questi ragazzi abbiano più volte dimostrato che hanno voglia di fare qualche cosa d’importante e lo hanno fatto con grandi prestazioni che nessuno si aspettava. Alle volte ci sono state anche prestazioni meno buone.
Coraggio, personalità e mentalità sono doti innate per cui difficilmente si possono sviluppare se non le si hanno già. Ma per Vanoli la mancanza di personalità nel calcio può essere sopperita dall’organizzazione del gioco: "Mi hanno insegnato che quando nel calcio non hai personalità è l'organizzazione che ti deve dare la personalità. Noi dobbiamo lavorare su questo. Siamo una squadra che con il collettivo deve raggiungere gli obiettivi, i singoli che fanno la differenza li hanno le grandi squadre, come quella che incontriamo domani. L’Inter ha competizione e altri obiettivi. La personalità si trova attraverso il gioco, è ciò che dobbiamo fare per fare qualche cosa. La mentalità, invece, è quella di andare a cercare qualcosa oltre, di crederci e di avere coraggio. La mentalità, come ci è successo, a volte l’abbiamo avuta con le grandi squadre perché avevamo la mente libera. Questo è il bello che devo fare io per questa squadra. Ci è successo un pochettino meno con le squadre alla nostra portata. Poi capita, ed è normale, che a volte torna l'ombra dei precedenti tre anni di lavoro, ci sta ed è umano a meno che non si cambino tutti i giocatori: lo vedo anche durante gli allenamenti, ma so che bisogna fare questo passaggio. E' come quando stai insieme a una ragazza per tre anni, se sei innamorato poi è difficile dimenticarla, ci vuole del tempo".
Ci vuole tempo, è vero. Ma quanto tempo ha il Torino? Si spera abbastanza per sopperire a tutto, anche all’infortunio di Zapata, e migliorarsi.