Idee chiare e non accontentarsi per evitare le trappole del mercato
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Botta interessa e Duncan e Benassi meno o poco. Faraoni e forse anche Zielinski possono essere utili. Kone non è mai uscito definitivamente dai radar granata. Qualche altro giocatore è seguito sotto traccia in modo da non correre il rischio che arrivino anche troppi altri pretendenti e il prezzo salga. Le idee su quali calciatori servono per dare un valore aggiunto alla squadra la dirigenza del Torino sembra proprio averle e di conseguenza non è propensa ad accettare, e guai lo fosse, che altri club cambino i suoi piani offrendo giocatori che non sono ritenuti del tutto funzionali.
L’esistenza di un progetto e la credibilità passano anche dalla fermezza e dalla coerenza nelle trattative. Accettare una contropartita tecnica qualsiasi è follia, così come accontentarsi di un prestito che può valorizzare un giocatore altrui, senza averne vantaggi, non ha senso alcuno. Se L’Inter è veramente interessata a D’Ambrosio, ormai fuori dal progetto granata, o lo paga una cifra equa per averlo subito oppure speri di ottenerlo gratis dal primo luglio, sempre che il Torino e il giocatore non trovino alternative immediate e soddisfacenti. Il club nerazzurro può sempre intavolare una trattativa con quello granata sulla base di contropartite tecniche, come ha fatto, ma non abbia la pretesa di pensare che il Torino accetti giocatori che non ritiene utili o che arrivino con una formula, il prestito, che favorisce solo l’Inter. Gli affari si fanno con reciproca soddisfazione oppure bye bye.
Il Torino sulla vicenda D’Ambrosio è in una posizione di forza perché nonostante l’esclusione del giocatore la squadra non ha risentito, almeno finora, né sul piano del gioco né su quello dei risultati quindi è ragionevole pensare che possa farne a meno. A questo va aggiunto che il Torino si trova in una posizione in classifica persino superiore alle aspettative di inizio stagione ed è ovvio che ha un organico che ha trovato il giusto equilibrio per cui non ha esigenze particolari o lacune, più o meno gravi, da colmare.
Migliorie si possono sempre apportare è ovvio e indubbiamente l’asticella degli obiettivi si è alzata, però oggi è più l’ambiente a sperare che a fine stagione la squadra ottenga un piazzamento utile per disputare l’Europa League piuttosto che un totale convincimento all’interno della società. Questo non significa che dirigenti, allenatore e giocatori non vogliano continuare a fare bene e anche meglio o non siano abbastanza ambiziosi, ma obiettivamente sanno che i programmi e gli obiettivi iniziali erano differenti e che ben difficilmente si possono cambiare in corsa con risultati positivi, quindi continuano sulla strada intrapresa tenendo i piedi ben ancorati a terra e se qualcuno dovesse “montarsi la testa” sarebbe utile che gli altri lo riportino sulla retta via. Consolidare il settimo posto mantenendolo vuol dire porre le basi per guardare a obiettivi più impegnativi dalla prossima stagione, l’eliminazione della Juventus prima dalla Champions League e poi dalla Coppa Italia dimostra che anche un organico di livello non sempre è sufficiente per correre su più fronti e che non solo si devono avere più titolari di qualità superiore, ma anche le seconde linee devono dare garanzie quantitative e qualitative, altrimenti i risultati sperati e preventivati non arrivano seppur si siano investiti capitali consistenti.
Agire o piuttosto non agire in sede di calciomercato se l’affare non è conveniente non è questione di maggiori o minori capacità o tenere un alto, medio o basso profilo, ma usare la testa e non la pancia prendendo decisioni sull’onda dell’emotività anziché utilizzando la razionalità, a breve termine meno popolare, però molto spesso a medio-lungo termine garanzia di successi.