Il 4 maggio è solo il giorno del Grande Torino: nessuna polemica
Fonte: Elena Rossin
Il 4 maggio da sessantanove anni è un giorno particolare per chi è del Toro, infatti, chi può e vuole sale al colle di Superga per unirsi nel luogo della tragedia al Grande Torino, la squadra che vinse cinque scudetti e conquistò record su record fino a diventare, in un’epoca dove non c’era la comunicazione globale, universalmente riconosciuta la più forte. Bacigalupo, Aldo Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola e anche Martelli, Tomà, Gandolfi, Dino Ballarin, Bongiorni, Fadini, Grava, Operto e Subert erano i calciatori del Grande Torino, ma lo erano stati anche Bodoira, Piacentini, Ferrini, Baldi, Ellena, Ferraris II, che nel ‘42-‘43 contribuirono a vincere il primo dei cinque scudetti e alcuni di loro anche i successivi, e insieme agli allenatori Kuttik, Janni, Ferrero, Sperone, Egri Erbstein e Lievesley cambiarono il calcio passando dal metodo al sistema. Quei giocatori che perirono nell’aereo che si schiantò contro il terrapieno della Basilica di Superga nel 1949 di ritorno dall’amichevole con il Benfica in Portogallo divennero da allora gli “Invincibili” che solo il fato li vinse e il Grande Torino “Leggenda”. Con loro perirono anche gli allenatori Egri Erbstein e Lievesley, i dirigenti Civalleri, Agnisetta, Bonaiuti, il massaggiatore Cortina, i giornalisti al seguito Caslbore fondatore di Tuttosport, Cavallero e Tosatti giornalisti del La Stampa e della Gazzetta del Popolo e i membri dell’equipaggio dell’aereo Meroni, Bianciardi, Pangrazzi e D’Inca. Sopravvissero solo i giocatori Tomà, deceduto lo scorso dieci aprile, che non partì perché infortunato e Gandolfi, scomparso il trenta aprile del 2011, che per decisione del presidente Novo lasciò il posto a Dino Ballarin su richiesta del fratello Aldo.
Da quel 4 maggio 1949 le qualità tecniche di quei giocatori e la loro grande determinazione, il “tremendismo granata”, nel voler vincere sempre, ma anche la capacità del presidente Novo e di tutta la dirigenza nel costruire una squadra fortissima non cedendo mai i migliori e inserendo giocatori di assoluto valore sono stati inevitabilmente confrontati con i calciatori e i dirigenti delle epoche successive. Il Torino successivamente ben poche volte è riuscito a conquistare titoli e ad avvicinarsi allo spirito di quei campioni. Soprattutto nei momenti senza soddisfazioni, come l’attuale, alcuni ritengono che squadra e dirigenti non debbano salire al colle per la commemorazione nella Basilica di Superga poiché non degni degli Invincibili. Le opinioni sono tutte da rispettare e possono essere fondate, ma il 4 maggio vanno messe da parte perché tutti devono poter salire a Superga e se qualcuno lo fa solo per dovere di facciata se la vedrà con la sua coscienza. Le contestazioni e le delusioni vanno esternate e sfogate, sempre nei limiti della civiltà, in altro luogo e in altri giorni. Il 4 maggio è solo il giorno del Grande Torino.