Il braccio di ferro con Cairo su Ventura può fare molto male al Torino
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it
Che la maggior parte dei tifosi sia compatta nel ritenere che il ciclo di Ventura al Torino sia concluso lo dimostra il fatto che quando domenica sulla balconata del terzo anello della curva Maratona è apparso lo striscione “15-05-2016: l’avVentura è finita ... Grazie Mister. UG” non sia stato manifestato dal pubblico alcun segno d’opposizione o presa di distanza da quanto c’era scritto. Lo striscione è rimasto in bella mostra per parecchio tempo, circa tre quarti d’ora, ed è stato rimosso, o fatto rimuovere, solo a ridosso del fischio d’inizio. Se una parte dei tifosi presenti allo stadio avesse dissentito, avrebbe potuto, per esempio, intonare un coro pro Ventura e, invece, non è stato fatto nulla, chi tace acconsente. E poi anche alla lettura delle formazioni quando lo speaker ha annunciato “Il nostro mister Giampiero Ventura” gli applausi sono stati molto inferiori rispetto a quelli di qualche tempo fa. È quindi evidente che la maggioranza dei tifosi non vuole più Ventura.
Se dalla parte dei tifosi le idee sul mister sono chiare da quella del presidente lo sono altrettanto, ma con segno opposto. Infatti, al termine dell’ultima partita, nonostante l’ennesima prestazione non convincente della squadra, che non è riuscita ad andare oltre lo zero a zero con il Carpi penultimo in classifica, Cairo ai microfoni di Sky ha ribadito che: “Anche’io ringrazio Ventura per questi cinque anni che abbiamo passato insieme – ha detto il presidente riferendosi allo striscione -, ma non mi basta ne voglio di più ed è la ragione per cui ho bloccato il mister fino al 2018 e non lo lascerò andare via. Stiamo ragionando sin da ora sulle cose da fare in futuro e anche dal punto di vista dei rapporti personali siamo sempre in grandissima sintonia”.
Ogni imprenditore relativamente alla propria azienda e ai suoi dipendenti può prendere le decisioni che ritiene più opportune, però, è inevitabile che in un’azienda particolare com’è una squadra di calcio dovrà fare i conti con il responso sempre inappellabile del campo e il gradimento dei tifosi. Con il Carpi l’operazione “Tutti convocati allo stadio” che ha portato all’Olimpico circa 23 mila spettatori ha finito per diventare un boomerang colossale perché i tifosi hanno costatato con i loro occhi, per l’ennesima volta in questa stagione, che la squadra non gioca bene e di conseguenza ottiene risultati inferiori alle aspettative. Passaggi anche semplici sbagliati, cross calciati alla viva il parroco, tiri non nello specchio della porta, manovra lenta e macchinosa, difficoltà a farsi venire in mente quale possa essere la giocata più redditizia, possesso palla non fruttuoso e si potrebbe continuare, ma è più che sufficiente. Ovviamente non basta a giustificare tutto ciò il fatto che il Carpi si è chiuso in difesa, perché se non si riesce a scardinare la difesa della penultima in classifica attaccarsi alla tattica degli avversari diventa un alibi che regge fino a un certo punto.
Il ciclo di Ventura al Torino ai più sembra finito e c’è il rischio che prolungarlo a tutti i costi come vuole il presidente Cairo finisca per essere un danno. Formulando un ragionamento per ipotesi, se la prossima stagione (lasciamo stare questa che ormai è incanalata in una certa direzione) inizierà sempre con Ventura allenatore dovesse mai non conseguire da subito i risultati sperati il clima si farebbe sempre più teso e magari alla fine il presidente si vedrà costretto a esonerarlo. A stagione in corso è sempre difficile trovare un altro allenatore che per giunta deve lavorare con un gruppo di giocatori che hanno un’impostazione di un certo tipo e che magari non sono proprio quelli che vorrebbe il nuovo mister. Il rischio, tutt’altro che campato in aria, è che si getti al vento un altro campionato.
Per carità, Cairo potrebbe avere ragione e nulla vieta che già a iniziare dalla prossima partita con il Milan il Torino inanelli un filotto di vittorie e di prestazioni convincenti, ma se così non fosse, per l’esclusivo bene del Toro, il presidente prepari il piano b individuando un altro allenatore in modo da non doverne trovare uno in fretta e furia, perché di solito in questi casi si finisce per fare se non proprio la scelta sbagliata, sicuramente non la migliore. E’ anche interesse di Cairo ascoltare i suoi clienti-tifosi altrimenti il prodotto Torino finisce per deprezzarsi: meno tifosi allo stadio, meno abbonati, minor valore dei giocatori, posizione in classifica più basa che vuole dire minori introiti dai diritti televisivi. Questo non è uno scenario apocalittico o tracciato per seminare zizzania o aizzare i malcontenti, è semplicemente la legge del calcio e Cairo da buon imprenditore non può non saperlo.