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Il gioco del Torino quando c’è è mediocre, ma sono tornati i risultati positivi

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it

Sembrano un po’ la pena del contrappasso per Ventura le tre vittorie consecutive del Torino perché non sono frutto di prestazioni qualitativamente parlando all’altezza, ma di episodi favorevoli e carenze degli avversari. Il ritmo del gioco è basso, gli attaccanti non sono adeguatamente riforniti, gli esterni non danno la spinta propulsiva che richiederebbe il 3-5-2, gli errori nei passaggi sono sempre troppi e i duelli uno contro uno hanno una percentuale di riuscita non particolarmente elevata. Tutto si può dire tranne che le vittorie con Inter, Atalanta e Bologna sono figlie di quanto il Torino ha prodotto in campo, al più il gioco espresso poteva portare a pareggi. Di positivo c’è che l’incidenza delle amnesie in fase difensiva è diminuita e che la squadra cerca di sfruttare le situazioni favorevoli fino all’ultimo secondo, com’è accaduto con il Bologna.

Nel calcio di solito i risultati fanno passare in secondo piano le prestazioni, però, se si crede in un progetto che si basa sulla crescita dei giocatori e sul voler portare la squadra a stabilirsi nella parte sinistra della classifica per puntare a lottare tutti i campionati per un posto in Europa League allora vanno fatte riflessioni importanti e presi provvedimenti anche drastici se occorre. Prima di tutto non si può non avere alternative a giocatori che hanno superato da tempo la soglia dei trent’anni, in secondo luogo i giovani devono maturare più velocemente e questo processo deve essere agevolato di molto, ma soprattutto o si prendono i calciatori che sono perfetti per il modulo che vuole utilizzare l’allenatore oppure il mister adatta il sistema di gioco alle caratteristiche degli uomini che ha a disposizione e non punta solo a far emergere qualche giocatore per creare plusvalenze.

Quest’anno il Torino, a prescindere da quanti punti farà nelle restanti cinque partite, non avrà disputato una stagione all’altezza perché di positivo ci saranno i risultati delle gare iniziali e forse, poiché non è ancora terminato il torneo, del periodo finale della stagione, peccato che il campionato ci sia stato anche nel lungo periodo da metà ottobre a fine marzo dove lì sì che i risultati erano figli di prestazioni, peccato solo che fossero negativi sia le prestazioni sia i risultati. Dalla sconfitta con il Carpi, datata tre ottobre, a quella con la Juventus nel girone di ritorno, venti marzo, sono state disputate ventiquattro partite, ben più di un girone che ne annovera diciannove, con il Torino che è scivolato dal secondo posto al quattordicesimo, poi magari chiuderà la stagione all’ottavo, ma si potrà dire che tutto sommato non è stato un campionato così negativo? Sicuramente qualcuno riterrà la stagione non male, chi si accontenta gode. Altri, invece, saranno consapevoli che l’aver gettato al vento quasi cinque mesi è una colpa e si augureranno che per il futuro la società prenda seri provvedimenti per far sì che una tale situazione non si ripeta mai più.