Il lungo addio del Gallo, ma la sua storia meritava un epilogo diverso
Non siamo più ai tempi della cessione di Lentini al Milan, nel '92: "Se Lentini se ne andrà bruceremo la città", cantavano gi Ultras granata, che arrivarono a bruciare il portone della società granata per davvero. L'ultimo fuoriclasse cresciuto al Filadelfia, ceduto da Borsano al Milan per salvare la società, anche se quei soldi, si parlò di 18,5 miliardi delle vecchie lire, probabilmente non entrarono mai nelle casse societarie.
La partenza di Andrea Belotti è avvenuta senza colpo ferire, un lungo addio senza che nessuna delle parti coinvolte abbia fatto un passo avanti, almeno per tentare un approccio diverso. Sette anni in granata, 230 presenze e 100 gol arrivando a superare Ciccio Graziani, fermo a 98, dietro solo a Paolo Pulici, 134 reti in maglia granata.
Un malessere che Belotti deve aver covato nell'ultima annata, non per una questione di soldi, le proposte del Toro pare fossero assai allettanti, si è parlato di un quadriennale a 3,5 milioni di euro. Ma per una questione di certezze, di futuro, perchè le promesse non sono state mantenute e forse avrà ragione anche quest'anno.
Belotti e la clausola rescissoria di 100 milioni è un ricordo lontano e anche Bremer potrebbe rimanere prigioniero di un processo simile, 40 milioni sono tanti, è vero che queste sono le cifre del mercato, però se devi monetizzare per poi investire, bisogna chiudere le trattative.
Comunque sia per Belotti non doveva finire così, in modo anonimo. Ci sarebbe voluto un addio più forte, un saluto importante dopo le sue stagioni in granata, che sono state eccellenti. Ora attendiamo che strada facendo dica qualcosa ai media, anche se non è tipo da fare polemiche. Chi vuole capire è in grado di farlo anche nel suo lungo silenzio.