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Il pareggio con il Cittadella più delusione che gioia

di Elena Rossin

Il pareggio può sempre essere letto come un punto guadagnato o due punti persi e anche quello odierno del Torino con il Cittadella non si sottrae a questa duplice interpretazione. Gli ottimisti diranno che è un punto guadagnato che ha permesso di mantenere il primo posto in classifica, i pessimisti al contrario che sono due punti persi e che il Sassuolo battendo il Vicenza ora condivide con i granata la vetta ed in più Pescara e Verona, anch’esse entrambi vincenti, si sono avvicinate. Il problema sta proprio non tanto nella singola partita, ma nel contesto delle ventitre già disputate. Non si può ignorare il fatto che il vantaggio accumulato in precedenza dal Torino sulle inseguitrici si è dissolto. Non è il caso di fasciarsi la testa in quanto mancano alla fine del campionato diciannove partite, però si deve tener conto che fino alla decima giornata i granata viaggiavano ad una media di 2,6 punti e che nelle successive tredici sono scesi a 2. Indubbiamente mantenere un andamento come quello delle prime dieci partite per tutto il torneo era impensabile ed è altrettanto vero che la media di due punti a gara, se conservata fino all’ultima giornata, consentirà sicuramente l’approdo diretto in A, ma è arrivato il momento di fare attenzione perché una flessione obiettivamente c’è.

La partita con il Cittadella ha evidenziato pregi e difetti di questo Torino. I ragazzi di Ventura sono scesi in campo con un atteggiamento troppo guardingo, portando al vantaggio i padroni di casa che fin dal fischio iniziale hanno attaccato. La reazione del Torino non è stata immediata, infatti gli avversari hanno continuato a fare il proprio gioco a fronte di troppi errori degli ospiti soprattutto a centrocampo, poi la qualità superiore dei singoli ha permesso al Torino di pareggiare con Antenucci, ma non si è vista in campo quella determinazione necessaria per portarsi in vantaggio. Il giro palla del Torino era troppo lento e Surraco, chiamato ad una prova di sostanza, non era abbastanza incisivo, salvo in qualche sporadica occasione. Stevanovic posizionato sulla fascia sinistra risulta meno incisivo di quando agisce su quella destra. Sgrigna, utilizzato al centro dell’attacco in coppia con Antenucci, in un paio di occasioni è stato poco preciso nel tiro in porta. Soprattutto nel primo tempo c’è stato qualche lancio lungo di troppo utilizzato per scavalcare la mediana dove Basha e Iori faticavano più del solito sia in fase difensiva sia in quella d’attacco. Anche per buona parte della ripresa il Torino non ha dato l’impressione di essere il padrone del gioco e a centrocampo in più di un’occasione si è trovato in inferiorità numerica. Solo con l’ingresso di Meggiorini al posto di Surraco, che ha comportato lo spostamento sulla destra di Stevanovic e l’allargamento sulla sinistra di Antenucci, e poi con l’ingresso di Bianchi per Sgrigna il Torino, complice anche un evidente calo del Cittadella, si è reso pericoloso nel finale, andando vicino al gol partita una volta con Meggiorini e in un paio d’occasioni con Antenucci.

Per continuare la cavalcata verso la serie A c’è bisogno di interventi sul mercato per dare a Ventura almeno un esterno alto, in attesa che Guberti guarisca e se l’infortunio di Coppola, franato su Di Cesare durante un’uscita, è grave come sembra e il ginocchio ha subito un trauma di una certa consistenza il Torino sarà obbligato a prendere anche un portiere. Aggiungere anche un terzino sinistro non sarebbe un’eresia, visto che Parisi e Zavagno non sono giovanissimi e che il nome di Parisi è stato citato negli interrogatori sul calcio scommesse in relazione alle presunte combine su nove partite del Bari sua ex squadra. Mancano dieci giorni alla chiusura del calcio mercato e il tempo per correre ai ripari c’è. Fare un sacrificio oggi può scongiurare il versar lacrime in futuro.