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Il Parma sconfigge il Toro mettendo le ali, tra forcing e contropiede classico

di Claudio Colla

Che quella del Tardini, per il Toro di Mazzarri, sia stata una serata storta, è evidente a tutti. E come gli addetti al lavoro del mondo del calcio, e dello sport in generale, sanno bene, di fronte a quello scoramento che attanaglia chi la tenzone, senza possibilità di appello, l'ha persa, nel day after, dopo essersi presi un momento di riposo e di svago, aver bevuto tanti liquidi, magari accompagnando il tutto con qualche esercizio di respirazione, è opportuno cercare di razionalizzare, per scacciare le nubi del "va tutto male, è tutto un disastro", e dare un'occhiata a quanto di oggettivo, all'uopo, si possa prendere in valutazione. Esaminare, capire cosa si è sbagliato, dove e come si possa porre rimedio, e ripartire da quanto di buono si sia comunque riuscito a compiere.

I freddi e lucidi numeri, dunque, insieme a un po' di lavagna tattica. Cosa dicono, cosa comunicano, all'Olimpo Granata come a noi comuni mortali che il Toro lo amiamo, e lo seguiamo, i numeri della ducal disfatta di Parma? Se i gialloblù hanno tirato più del doppio verso la porta avversaria (13 conclusioni, contro le 6 granata), il Toro, in generale, lo ha fatto con maggior precisione (5 su 6 nello specchio, gol inclusi, contro le 7 su 13 degli emiliani). Sei tiri da fuori del Parma (uno dei quali genera la situazione che dà luogo al rigore, poi parato da Sirigu, provocato dall'incauto intervento col braccio di Bremer), contro uno solo del Toro: più coraggio da parte dei padroni di casa, i quali però la meglio l'hanno avuta principalmente grazie alle ripartenze: 25 per i ducali, appena 5 per i granata. 

È difficile, in tal senso, non ripensare soprattutto al primo dei tre gol crociati, con Gervinho in grado di allargarsi rapidamente, complice anche la confusione tra Aina e Izzo sul raddoppio, Barillà a inserirsi per ricevere palla, creando così una superiorità numerica a cui contribuisce anche il non tempestivo rientro della cerniera mediana Rincòn-Baselli, e il movimento di Kulusevski, ancora a ricevere, che fa polpette della maldestra chiusura della coppia N'Koulou-Bremer. Lo stesso camerunese, col brasiliano già fuori dai giochi da quasi venti minuti, terrà in gioco Cornelius, consentendo al centravanti danese di pareggiare i conti, nel recupero della ripresa. Da uno spunto di nuovo di Gervinho, tra i leader, al di là del penalty fallito, di un Parma che ha saputo mettere le ali, giungerà il gol del successo gialloblù, ancora una volta nel finale di tempo, questa volta il secondo: Izzo ferma il suo cross, ma la palla rotola a pochi passi da Sirigu, permettendo a Inglese, entrato in campo da dieci minuti, di insaccare. Anche in questo caso a far sentire la propria mancanza è la marcatura di N'Koulou, a cui sfugge l'avanti parmense, certamente più fresco, e agevolato dall'undici contro dieci ormai perdurante da un'ora abbondante di gioco.

Al di là degli episodi sopra elencati, la cui peculiarità e, in una certa misura, unicità, rendono il calcio lo sport emozionante e imprevedibile che tutti noi amiamo, i freddi numeri, ancora una volta, suggeriscono un'ulteriore chiave di lettura. Se infatti le due squadre si sono sostanzialmente equivalse nell'efficacia dei passaggi effettuati (80% contro 77%, a leggero appannaggio dei padroni di casa), con un Toro, pur da ospite, più impegnato a giocar corto (189 passaggi brevi ultimati, contro i 115 del Parma, che ha viceversa portato a termine quasi il doppio dei passaggi a media distanza, 153 e 82), i ducali sono riusciti a portare il proprio gioco prevalentemente nella metà campo granata: 73% del possesso palla emiliano nella metà campo avversaria, quasi il triplo del tempo trascorso nella propria. Decisamente più ordinario per il Toro il rapporto in questione, col 55% del possesso palla nella metà campo parmense. 

Sempre importante, poi, guardare la cifra relativa ai recuperi di palla: dato che in questo caso non punisce eccessivamente il Toro, che ne effettua 53, contro i 57 dei padroni di casa. In definitiva, tre le chiavi di volta con cui il Parma ha scardinato il più quotato avversario di giornata: efficacia dell'azione offensiva trascinata dalle ali, forcing energetico e "mozzafiato", contropiede classico, fatto di corsa e precisi passaggi a media distanza e gittata. Come da titolo. E per Mazzarri&Co. non mancano gli elementi sui quali riflettere, profondamente, in preparazione a un prosieguo la cui prospettiva più complicata, al momento, appare quella legata alla necessità di stabilizzare la squadra, troppo dipendente dalle giocate dei singoli, e ancora non pienamente coesa. Movimenti difensivi, l'anno scorso fiore all'occhiello del Toro, inclusi.


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