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Il processo a Ventura fu diverso da quello, non fatto, a Mancini

di M. V.

L'Italia è uscita dal Mondiale per la seconda volta consecutiva, e per certi versi, in modo persino peggiore di quanto fatto con Giampiero Ventura al timone. L'aver vinto l'Europeo otto mesi prima, in modo complessivamente fortunoso anche se ciò non toglie la soddisfazione di esserci riusciti, non cancella quanto fatto vedere ultimamente. L'Italia non è stata in grado di vincere le due partite decisive, fallendo i rigori decisivi, subendo un solo gol, che però risulta, anch'esso, decisivo. Quando capitò a Ventura, questi si trovò a competere nel girone eliminatorio con una Spagna stellare, che grazie a Belotti, in casa, sarebbe persino stata battuta, non fosse per l'intrusione in offside di un compagno di squadra nel Finale. Ma giungere alle spalle delle Furie Rosse non va considerato un disonore, anzi, specialmente se la lotta per il primo posto è durata quasi fino al termine del girone.

Piuttosto lo è essere finito dietro ad una Svizzera decisamente inferiore, nonostante tutti i limiti di questa Italia che troppo spesso si piace troppo, anche nei momento in cui non dovrebbe, e finalizza poco. Poi gli spareggi possono andare male, certo, ma anche qui la cosa andrebbe rapportata: Ventura è uscito, dominando in entrambe le partite, contro la Svezia, squadra storicamente ostica ai colori azzurri, e per di più con uno spogliatoio in rivolta, verso chi li guidava, che non ha fatto nulla, subito dopo, per nascondere tale astio, e che oggi, invece, rimane in silenzio per una nazionale che è stata superata clamorosamente in casa da una Macedonia piuttosto vicina al settantesimo posto nella classifica mondiale, e per giunta orfana del suo bomber più prolifico, Goran Pandev. Qui invece il capro espiatorio non c'è, la colpa è solo dei calciatori.


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