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Il top sponsor Beretta: non solo affari, ma vera passione granata

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it

Il presidente del Torino Fc, Urbano Cairo, è stato il primo a parlare presentando il commendator Vittore Beretta e l’accordo raggiunto di top sponsor: “Mi fa molto piacere essere qui, con a fianco il caro amico, il commendator Vittore Beretta, persona che conosco da molto tempo, prima ancora che prendessi il Torino sette anni fa il due settembre 2005. Il rapporto con Beretta negli anni si è intensificato e rafforzato, vista anche la passione del commendatore per il Toro. Passione e tifo che si sono trasformati in vicinanza anche come azienda e come sponsor fin dal 1991, portando molta fortuna e incrociamo le dita sperando che continui. Per me questa è una giornata speciale perché finalmente, dopo un lungo periodo, Beretta è diventato il nostro top sponsor. Periodo iniziato nel 2005 con Beretta come second sponsor per tre stagioni, poi ci ha abbandonato nell’ultimo anno di serie A, non lo avesse mai fatto dovrò chiedergli i danni (ride, ndr), mantenendo con noi però un rapporto di continuità nel settore giovanile, dove Beretta è sempre stato il nostro sponsor principale; infine quest’ anno, dopo una cena per il compleanno di Comi - che aveva invitato anche il commendatore, chiaramente la cena l’ho pagata io, ma questo non importa - in quell’occasione si sono gettate le basi per questa sponsorizzazione da top sponsor, alla quale tenevo molto. Con Beretta non abbiamo avuto la crisi del settimo anno, anzi finalmente sono riuscito a conquistare il commendator Vittore Beretta”.

Ha preso quindi la parola il commendator Vittore Beretta: “Volevo ringraziare i presenti per essere qui, il presidente Urbano Cairo e tutto il Toro perché ci ospita, ci dà l’occasione per presentarci e la fiducia per intraprendere un percorso insieme. Quest’anno la Beretta ha compiuto 200 anni, il 5 maggio 1812 i Beretta con un atto notarile, regnando Napoleone Bonaparte, avevano costituito la società e avevano iniziato a operare ufficialmente nel settore della salumeria, dapprima a livello locale in Lombardia e poi espandendoci in tutta Italia e anche all’estero, infatti l’azienda è presente in sessanta paesi fra Europa, America, Asia e Australia. Il mio personale rapporto con il Toro è iniziato il 4 maggio 1949, avevo quattro anni e mezzo, e in casa c’era la radio accesa (la voce gli inizia a tremare e gli occhi gli si riempiono di lacrime che a stento trattiene, ndr) e mio padre e mia sorella che la stavano ascoltando piangevano perché era morto il Grande Torino. Quando un bambino vede una scena del genere gli resta qui (indica con la mano il cuore, ndr) e la ricorda per tutta la vita e da allora vengo subito arruolato fra i tifosi passionali del Toro. La passione è rimasta nel tempo, a me e a tutta la mia famiglia, e ci ha portato a oggi. Ci tenevo a dirlo perché io sono tifoso del Toro da quando ero un bambino. Ho seguito il Toro in momenti anche drammatici. Quando ero in collegio, negli anni cinquanta, i miei compagni mi prendevano un po’ in giro perché in quegli anni i ragazzi non avevano più il Grande Torino che era scomparso, ma avevano la Juve, l’Inter e il Milan e il bambino che teneva per il Toro era un po’ diverso, ma gli si fortificava il carattere e la passione (lungo applauso dei presenti, ndr).
La Beretta da anni ha deciso di entrare nel mondo dello sport, perché per noi sport non è solo un’attività agonistica, ma soprattutto è amore per la vita, amicizia tra i popoli, movimento, dinamismo e benessere psico-fisico. Oltre al Toro, negli ultimi trent’anni, siamo stati vicini allo sport e lo abbiamo usato come forma di comunicazione sponsorizzando la Nazionale di calcio fino al Mondiale 2006, la Ferrari, il basket Napoli, il Monza calcio e il Monza hockey e il basket femminile Schio. Grazie di tutto e Viva il Toro”.

A seguire sono state poste delle domande al commendator Beretta.

Come nasce la decisione di passare dallo sponsorizzare il settore giovanile alla prima squadra?
“Prima di tutto c’è un rapporto dell’azienda Beretta verso il Toro, lasciando perdere l’aspetto sentimentale, quando abbiamo sponsorizzato il Toro dal 1991 al 1994 è stato utile per l’azienda perché ci ha permesso di farci conoscere poiché il calcio è un grande veicolo di comunicazione, ed è stato un periodo fortunato per noi, con un’ulteriore crescita dell’azienda, e per il Toro, con la finale di Coppa Uefa e la vittoria della Coppa Italia. In seguito siamo stati semplici tifosi per arrivare ad un altro avvicinamento per opera di Renato Zaccarelli durante la gestione Cimminelli iniziando la sponsorizzazione del settore giovanile. In seguito quando Cairo divenne presidente del Torino una domenica di settembre 2005, io come tutti i torinisti ero contento perché finalmente si usciva dal caos, chiamai Cairo, lo conoscevo da anni per motivi pubblicitari, e mi dichiarai tifoso e simpatizzante e gli dissi che se aveva bisogno di noi saremmo stati presenti. Cairo mi disse di sì e qualche tempo dopo ci incontrammo e trovammo un accordo: oltre essere presenti nel settore giovanile, che in quel periodo si era dissolto, la Beretta divenne second sponsor della prima squadra, sponsorizzazione durata tre anni, rinnovata di anno in anno. Successivamente siamo rimasti sponsor delle giovanili e poi quest’estate, come già raccontato, ci siamo trovati e parlando di Toro è scoccata una scintilla, grazie anche a un’idea di Comi, che aveva bevuto più del solito per festeggiare il suo compleanno e noi (Beretta e Cairo, ndr) che eravamo un po’ meno brilli abbiamo recepito l’idea, poi una volta tornati a casa ci abbiamo pensato su facendo girare il cervello e un po’ anche il cuore e in un secondo incontro abbiamo trovato l’accordo con poche parole e in pochi minuti”. 

L’accordo di sponsorizzazione che durata ha e quali sono le cifre?
“Non si sa (Beretta guarda Cairo che ride, ndr) quando ci si sposa o si convive non bisogna mettere termini, o per l’eternità, ma non reggono più neanche i matrimoni, o non si fissano delle date, soprattutto se si è fra persone che si stimano e si è in un ambiente che si ama, perché il Toro bisogna anche amarlo, si parte e poi si vede: questo è quello che posso dire con sincera verità. Ne approfitto per aggiungere una cosa: l’accordo con il Torino Fc è innovativo perché con il presidente Cairo, che è stato uno degli inventori del second sponsor e dello shorts sponsor (interviene Cairo, ndr), oltre al marchio Beretta si alterneranno sulle maglie anche altri marchi del nostro gruppo: Wuber, Viva la Mamma e Zero24. Quindi avremo la possibilità di far ruotare i nostri marchi e questa è un’innovazione nella comunicazione, forse siamo i primi in Italia a farlo, se non altro su quattro marchi”.

Una curiosità la rotazione degli sponsor sarà legata a partite particolari oppure si alterneranno periodicamente?
“No, per adesso partiamo con Beretta e poi lo stabiliremo cammin facendo, magari in contemporanea a nostre campagne periodiche su un marchio in particolare. Sul backdrop (cartelloni pubblicitari con i loghi degli sponsor davanti ai quali si effettuano le interviste, ndr) ci sono già Beretta e Wuber e poi si aggiungeranno gli altri, mentre per la maglia la studieremo in accordo con il presidente Cairo”.

Degli attuali giocatori del Torino c’è qualcuno che le piace in particolare?
“I giocatori del Torino mi piacciono tutti, ma ho una predilezione per Ogbonna perché è nato in quella culla che si era riformata dopo il fallimento. Anche in questo caso ho un episodio da raccontare. Comi e Benedetti da sempre, quando ci trovavamo anche con Cairo e Ogbonna era un ragazzo, dicevano al presidente che Angelo fra qualche anno sarebbe diventato un buon giocatore, il presidente era fiducioso ma …., sono contento che Comi e Benedetti abbiano avuto ragione. Per me Ogbonna è il simbolo per il tifoso granata perché è arrivato dal settore giovanile. Penso che tutti i torinisti di vecchia data, forse sopravalutano il settore giovanile, però è stata la culla della passione di tutti noi, un posto speciale che ha sfornato decine e centinaia di giocatori e ho notato in questi anni che anche un calciatore che è stato solo nelle giovanili del Torino, che in seguito si sia affermato o meno al Toro, rimane sempre sempre affezionato e diventa diffusore di simpatia e di amore verso questa squadra anche negli ambienti che non tifano Toro. Ogbonna è il simbolo, ma a me piacciono tutti i giocatori. Questa mattina siamo andati alla Sisport e abbiamo incontrato Cerci e Agostini che si stavano allenando e subito è nato un feeling, per me sono tutti uguali dal primo all’ultimo. Vedo con piacere che è arrivata la genia dei futuri portieri con i fratelli Gomis, spero molto in Suciu, perché ha le qualità, e poi anche in Diop, che ha le potenzialità. All’interno abbiamo dei giocatori meravigliosi, non voglio fare i nomi degli altri perché sono tutti bravi e vi dico, da imprenditore, che nel Torino c’è un ambiente ottimo, il 16 agosto ero a Mondovì e ho visto i giocatori e sono tutti delle persone per bene non so se diventeranno dei bravissimi calciatori o dei fuoriclasse, ma la cosa importante è che sono delle persone per bene. E’ importante che i giocatori siano affezionati al Toro, anche se siamo in un periodo dove i giocatori vanno e vengono e non hanno il tempo per affezionarsi alla maglia, ma il Toro deve dare quel qualcosa di più e il presidente Cairo, penso, che lo abbia ormai capito al cento per cento e vedo che anche lui sta diventando passionale, magari passionale-ragionato, ma sta sempre più amando il Toro, che gli è costato molti sacrifici, però forse ci si affeziona proprio alle cose che comportano sacrifici. La sua, secondo me, è un’affezione anche d’animo”.

Che cosa serve al Torino per tornare ad essere vincente come quello dell’epoca del Grande Torino? Soldi, sponsor o altro?
“Senz’altro i soldi servono sempre e quando sono tanti ancor di più, ma i soldi servono solo se sono ben investiti. Tutti sappiamo che nel calcio i soldi hanno una grande importanza, però hanno grande importanza anche la competenza, la continuità e la serietà. Secondo me al Toro serve sempre di più ricreare un ambiente misto fra moderno e passato, perché bisogna ammettere che una buona parte dei tifosi del Toro sono vecchi, i giovani si sono orientati su altre squadre, ma ciò nonostante vi è un nucleo ancora molto duro e robusto di tifosi che fa essere il Toro la sesta-settima squadra d’Italia e ha un grande patrimonio che non ha nessun altra squadra:  il Toro non è antipatico a nessuno,  il Toro è rispettato e considerato in tutt’Italia ed è un patrimonio importantissimo. Secondo me il Toro deve puntare, parlo da tifoso, sul settore giovanile creando e tenendo quello spirito sanguigno con i giocatori che escono dal campo avendo dato il meglio di loro stessi e avere, ripeto, un settore giovanile forte. Questo è un discorso a medio e lungo termine, il presidente Cairo in questi anni ha dovuto vivere anche un po’ alla giornata, prima nella promozione in A e nel rimanerci non si poteva avere fiducia, oggi, invece, c’è una situazione molto favorevole: c’è un allenatore che crede nei giovani e li utilizzerà, però sono le situazioni che permettono di utilizzare i giovani perché se si è in lotta per non retrocedere servono giocatori esperti così come se si lotta per un posto in Europa, quindi ci vuole il mix e un po’ di tranquillità che permette di innestare i giovani. Giovani che nell’ambiente Torino porta consensi e tifosi. Questa è la mia filosofia. I soldi fanno bene a tutti e il presidente Cairo li ha messi, lui ha un grande pregio: dà il giusto valore al soldo e lo rispetta perché è un imprenditore che è venuto dalla gavetta e i soldi li ha dovuti sudare e vuole che il rispetto per i soldi nella società Torino rimanga. Se si guarda a società come il Paris Saint Germain sembra che ci sia un’inflazione e si è moltiplicato tutto per mille, ma un team di calcio e il Toro in particolare è composto da investimenti e anche molto da anima”.

Negli anni si è parlato di imprenditori che potevano prendere il Torino, ma che non lo hanno fatto perché temevano che i loro prodotti poi non venissero più acquistati dai tifosi delle altre squadre. Lei non ha una paure di questo tipo?
“Devo essere sincero e questo ragionamento lo avevamo fatto venti anni fa e devo dire che, grazie al cielo, questa equazione non ha retto. Non penso che i tifosi della Juve smettano di comprare i nostri prodotti che puntano sulla qualità e sull’eccellenza italiana solo perché Beretta è sponsor del Torino. Checché se ne dica il Toro è simpatico anche ai tifosi juventini e poi il mercato dei prodotti di salumeria è grande e ci saranno i tifosi delle altre squadre oltre a quelli del Toro che non ci faranno ostracismo. Battute a parte non penso che si debba guardare a queste cose, l’importante è dare salumi buoni e farli trovare con facilità, ci si fa apprezzare per questo”.