Il Torino è chiamato al riscatto con la Lazio dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia: si capirà di più il valore della squadra
Fonte: Elena Rossin
Il Torino è quello che si è visto nelle prime cinque giornate in campionato, pur in un percorso di crescita e bisognoso di miglioramenti, ma comunque capace di issarsi in solitario al primo posto in Serie A oppure è quello che si è fatto eliminare dall’Empoli in Coppa Italia? La domanda circola da martedì sera perché la squadra che è scesa in campo al Grande Torino neppure sembrava lontana parente di quella che sta forgiando mister Vanoli. Un passo falso in un percorso di crescita ci sta, come ripete l’allenatore che mai si è illuso o ha illuso spacciando la squadra per la migliore del campionato o in grado di competere a così alti livelli: “Dobbiamo lavorare e pensare di partita in partita. Il processo è iniziato, è un processo nuovo e venendo da una metodologia di tre anni ci vuole tempo. … Non mi sono mai illuso sulla prestazione che abbiamo fatto con l'Atalanta e non mi abbatto sicuramente dopo quella col Lecce: questo fa parte del processo di crescita. E’ un po' come quando si deve entrare in condizione: ci sono i carichi di lavoro e poi li si deve abbassare e dopo farli risalire ancora. Noi siamo in questa fase e l’ho sempre detto serenamente" aveva detto otto giorni fa Vanoli prima della partita con il Verona. Così come, nella stessa occasione, non aveva voluto indicare obiettivi, anche se lo avevano fatto i suoi giocatori parlando di Europa: “Sono contento di sentire un mio giocatore che si prende la responsabilità di indicare l’obiettivo. Da allenatore dico che bisogna dimostrarlo sul campo e per farlo dico che siamo ancora in una fase di crescita a livello di gioco, è completamente cambiato, e di uomini, stiamo recuperando alcuni elementi e dobbiamo inserire i nuovi. Ci sarà tanto lavoro. Poi che i miei giocatori si prendano questa responsabilità lo accetto e guardo avanti e con loro ci lavorerò".
L’analisi della prestazione fatta dall’allenatore granata della partita con l’Empoli non ha di cero nascosto i problemi che la sua squadra ha palesato in campo: “E’ mancato il ritmo di gioco. E' la cosa che purtroppo quando vuoi diventare padrone e quando ti fanno fare la partita ci manca. Nel primo tempo è proprio mancata la personalità di fare giocate semplici e veloci e anche la pazienza, che a volte si scambia con abbassare i ritmi e invece non è la mia idea. Sicuramente abbiamo fatto veramente fatica a trovare Linetty che era quasi sempre libero. Abbiamo avuto poca personalità coi centrocampisti quando dovevamo guardare avanti velocemente. Infatti nel secondo tempo è cambiato questo. E ho dovuto cambiare sistema di gioco perché era la cosa più giusta da fare. … . Il primo tempo non è dipeso dalle punte o da qualcuno che ha fatto male, ma è stato tutto il contesto perché abbiamo rallentato e fatto fatica a trovare le giocate. … Era successo già con il Lecce, quando proviamo a fare la partita alle volte non siamo ancora bravi e infatti rallentiamo, non siamo ancora bravi a dare il ritmo e nell’avere la pazienza di fare un giro in più per riuscire a trovare il buco, ma questo fa parte del processo”. E sui gol subiti da parte dell’Empoli: “Non si può arrivare in pressione ai duemila all’ora e con un passaggio farti saltare fuori. … Nell’azione non siamo stati bravi a rimediare all'errore ed è proprio in questo che invece dobbiamo essere bravi. Può capitare l’errore, ma il compagno deve aiutare. In questo modo di difendere non siamo ancora bravi e perfetti. … Non si deve pensare che la colpa sia del giocatore perché è la squadra che deve rimediare. Quando si vince e quando si perde è una cosa collettiva e non individuale. Sulle palle inattive è già il secondo gol che prendiamo, anche con il Verona su uno schema eravamo stati poco attenti". E sulle reti incassate nei finali: "E' un problema più di concentrazione: su un calcio d'angolo come quello di oggi e in una partita così pretendo dalla squadra più attenzione in queste situazioni. E' uno step di mentalità e della mentalità fanno parte anche queste piccole cose e bisogna crescere per poter fare qualcosa d’importante”.
Vanoli dal suo Torino vuole di più. “Voglio di più perché questi sono giocatori che possono dare di più. … Dobbiamo imparare a credere nella nostra strada e a continuare il processo. In una strada ci possono essere delle buche e questa sera abbiamo preso una buca, ma dobbiamo ripartire e andare avanti". E indica la strada per ottenere di più e fare meglio: “Siamo appena all'inizio. Siamo uno spogliatoio umile. Come ho detto l’altra volta, è un momento per i nostri tifosi che devono gioire per la classifica, ma noi sappiamo benissimo qual è il nostro percorso e dobbiamo sfruttarlo ed esserne orgogliosi. Dobbiamo alzare la testa sapendo che dobbiamo solo migliorare".
Ecco che quindi arriva al momento giusto la partita con la Lazio, una squadra quella di Baroni, dopo che nella scorsa stagione si erano alternati Sarri, Martuscello e Tudor, che ha avuto un inizio non brillantissimo e altalenante in campionato, vittoria col Venezia, sconfitta con l’Udinese, pareggio con il Milan, altra vittoria con il Verona e sconfitta con la Fiorentina, e che in estate era stata rivoluzionata sia per le entrate, con l’ingresso di calciatori per lo più da scoprire come Noslin, Tchoauna, Munoz Lopez e Fisayo Dele-Bashiru, sia per le uscite, via su tutti Immobile, Luis Alberto e Felipe Anderson. In Europa League invece mercoledì la netta vittoria per tre a zero sulla Dinamo Kiev ad Amburgo, in Ucraina causa la guerra non si gioca. Capire se e come il Torino reagirà all’eliminazione dalla Coppa Italia sarà utile per comprendere il valore della squadra e a che punto è il processo di crescita.