.

Il Torino ha steccato la prima, ma Ventura non è preoccupato

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it

Chi meglio dell’allenatore conosce la squadra? Nessuno. Quindi a parte la legittima delusione dei tifosi del Torino per l’eliminazione dalla Coppa Italia, da parte di una formazione che milita in serie B, non è da considerarsi un campanello d’allarme che nella prima partita ufficiale della stagione la squadra non sia riuscita a uscire dal campo con un risultato positivo. Non va dimenticato che è stato cambiato il modulo rispetto alle scorse due stagioni e che in organico ci sono nove giocatori nuovi (Padelli, Maksinovic, Bovo, Moretti, Bellomo, Farnerud, El Kaddouri, Larrondo e Immobile) e che alcuni non hanno mai giocato in serie A e altri neppure nel campionato italiano. Bisogna anche ricordarsi che il calciatore di maggior prestigio e costo, sia come acquisto del cartellino sia come stipendio, Cerci, ha iniziato la preparazione due settimane dopo i compagni, perché impegnato fino a fine giugno con la Nazionale, e che nei giorni che hanno preceduto la partita di ieri sera non si è allenato con il resto del gruppo, perché di nuovo agli ordini di Prandelli. Per tanto la squadra non ha ancora avuto il tempo per assimilare automatismi e giocate in velocità. E a confermarlo ci sono le parole pronunciate al termine della gara con il Pescara da mister Ventura: “Non sono preoccupato. Mi dispiace per il pubblico, perché quando si perde i tifosi non possono essere contenti, però il pubblico deve sapere che i nostri obiettivi sono formare prima di tutto una squadra e formare una mentalità per gli undici giocatori nuovi poiché quello che avevamo creato è rimasto per i calciatori che c’erano già, ma il numero di quelli che sono arrivati da poco è elevato e quindi bisogna ricreare una mentalità comune e la partita con il Pescara ha evidenziato che una mentalità comune è effettivamente da ricreare e per farlo ci vuole il tempo necessario”.

 

E’ chiaro che non si può vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto e che non si può essere dei pessimisti patologici per cui un passo falso non può essere assunto a giudizio assoluto, però qualche perplessità questo Torino la induce. I giocatori nuovi sono quelli ideali per comporre con coloro che già c’erano un gruppo adatto a giocare con il 5-3-2? I giocatori sono tutti utilizzati nel ruolo che naturalmente sono portati a ricoprire? Le difficoltà che la squadra aveva nelle due stagioni precedenti ad affrontare formazioni che si chiudevano in difesa sono state superate con il nuovo modulo e con i nuovi giocatori? L’attacco sarà sufficientemente incisivo? Il centrocampo riuscirà a costruire e imporre il gioco? La difesa è solida? Dalle prime partite amichevoli disputate durante il ritiro la difesa è apparsa abbastanza solida e l’attacco discretamente prolifico, ma i test effettuati non erano del tutto significativi, perché gli avversari erano di categorie inferiori e quando si sono impegnati in particolar modo come il Lecco, il Novara nel primo tempo e l’Albese nei quarantacinque minuti del triangolare hanno messo in evidenza che il Torino ha ancora molto da lavorare per raggiungere un’intesa che permetta di affrontare la serie A senza troppi patemi. Se a queste partite si aggiunge quella ufficiale, quindi con punti in palio, di ieri sera con il Pescara si ha la conferma che la squadra non è al top della condizione fisica e che non è ancora in grado di sfoderare personalità e una mentalità che dia garanzie per ottenere a fine stagione almeno di bissare il piazzamento dello scorso anno, quint’ultimo posto.

 

Senza creare allarmismi servono ancora: un portiere titolare, un terzino, un centrocampista che organizzi la manovra partendo da davanti alla difesa e un attaccante che veda la porta e sia rapido nello smarcarsi. Trovati questi quattro giocatori e non dovrebbe essere difficile visto che i mercati, italiano e straniero, offrono svariate possibilità per tutte le tasche, poi si potrà disquisire su tutto il resto. In particolare si potrà affrontare l’argomento se è meglio schierare il Torino con il 5-3-2 o con il 4-3-3 o ancora con il 4-3-1-2 o persino tornando al 4-2-4, adattando il modulo ai giocatori e non cercando in tutti i modi di plasmare i giocatori al credo tattico e di imbrigliarli sempre in movimenti schematizzati. Magari lasciare loro un po’ di libertà d’espressione e d’iniziativa li farebbe crescere nell’autostima con giovamento generalizzato per chi è in campo e per chi sugli spalti assiste alla partita. I conti si fanno sempre alla fine, ma chi ben inizia è a metà dell’opera.

 

Scommetti su Mybet

 


Altre notizie
PUBBLICITÀ