Il Torino ha un mese e mezzo di tempo per dimostrare quanto vale
Fonte: Elena Rossin
Ieri Mazzarri alla ripresa degli allenamenti ha dato, come annunciato subito dopo la sconfitta con il Parma, una bella strigliata ai giocatori e poi capitan Belotti su Instagram ha postato la foto della squadra con la scritta: “Lasciamoci alle spalle la sconfitta di sabato e ripartiamo più uniti e concentrati di prima”. Se le parole dell’allenatore siano state efficaci e recepire fino in fondo dai giocatori e se lo sprone del capitano abbia un seguito in campo lo si toccherà con mano nel prossimo mese e mezzo. Dalla ripresa del campionato e fino al termine del girone d’andata il Torino, infatti, disputerà otto partite compresa quella di Coppa Italia, quindi, avrà modo di dimostrare se avrà risolto il problema della discontinuità tirando fuori la personalità oppure in caso contrario continuerà ad essere una squadra incapace di uscire dall’oscillazione fra gli alti delle buone prestazioni e i bassi di quelle negative.
La sosta per gli impegni della Nazionale permette alla squadra di preparare al meglio il “periodo della verità”. Il ciclo, infatti, inizierà con la trasferta in Sardegna per affrontare il Cagliari lunedì 26 e proseguirà per tutto il mese di dicembre con partite dal tasso di difficoltà variabile: Genoa, Südtirol (Coppa Italia), Milan al Meazza, Juventus, Sassuolo al Mapei Stadium, Empoli e Lazio all’Olimpico della Capitale. Dovranno essere banditi approcci sbagliati, errori difensivi che permettono agli avversari di segnare, cali di concentrazione, gioco sterile e fine a se stesso, incapacità di saltare l’uomo e imprecisioni sottoporta. Tutti difetti riscontrati nelle prime dodici giornate, a parte in quella della gara con la Sampdoria, e che c’erano già nelle annate precedenti.
Se da una parte i giocatori dovranno metterci massimo impegno, dall’altra Mazzarri e il suo staff dovranno individuale un gioco che si adatti alle caratteristiche dei giocatori che ci sono in rosa e le esalti in modo che chi scende in campo renda al cento per cento. Ovviamente giocatori che non sono in forma o che non dimostrano di avere attaccamento alla causa dovranno essere accantonati. E a nessuno dovrà avere assicurata la maglia da titolare e se anche in allenamento darà il cento per cento, ma in partita non avrà la personalità di fare altrettanto per il bene superiore del Toro è auspicabile che finisca in panchina. La mentalità vincente non è in vendita al supermercato e neppure la personalità, ma ognuno se la può costruire lavorando quotidianamente e impegnandosi al massimo. Un mese e mezzo e otto partite questo è quanto tutti, giocatori, allenatore e dirigenti, nel Torino hanno a disposizione per dimostrare di essere all’altezza e di saper rispettare il Toro.