Il Torino riuscirà ad essere pronto per il tour de force?
Fonte: Elena Rossin
Dal 20 giugno tornerà a disputarsi il campionato e il Torino sarà subito in scena visto che il torneo ricomincerà con i recuperi e i granata dovranno vedersela al Grande Torino, a porte chiuse, con il Parma. Ventidue giorni, al massimo ventitré, se la gara dovesse essere calendarizzata la domenica, per prepararsi al meglio e lasciarsi alle spalle le sei ultime sconfitte consecutive. Da quella partita inizierà poi un tour de force, che ovviamente vale per tutte le squadre, poiché il campionato dovrà concludersi il prima possibile, sperando che il Covid-19 non ci metta il suo artiglio malefico. Secondo quanto finora trapelato, il calendario non è ancora stato stabilito, si giocherà ogni tre giorni circa, più o meno come accade durante gli Europei o i Mondiali che però durano un mese, mentre in questo caso dovendosi disputare ancora 12 turni più la giornata dedicata ai recuperi ci vorrà più tempo, 44 giorni.
Ci saranno difficoltà per tutte le squadre perché ben poche sono abituate a giocare per un mese e mezzo o giù di lì ogni tre giorni, a parte chi normalmente disputa le coppe europee e sicuramente il Torino non lo è. Per questo mister Moreno Longo e il suo staff dovranno approntare un programma di allenamenti molto attento e puntuale e i giocatori dovranno porre la massima attenzione non solo al lavoro atletico, tecnico e tattico, ma anche alla vita extra calcio poiché il minimo sgarro può costare caro e portare a un infortunio, che non danneggia solo chi vi incappa, ma anche tutta la squadra.
Se finora il Torino ha molto deluso ha, però, sicuramente l’occasione di riscattarsi. Tredici partite possono cambiare la piega che aveva preso la stagione, non bastano per ribaltarla, ma sono più che sufficienti per lasciare la zona a ridosso da quella occupata dalle squadre che lottano per non retrocedere e rialzarsi fino a una zona più tranquilla. Ci vuole grande impegno per riuscirci e comunione d’intenti. Badare al proprio orticello non sarà ammissibile, serve più che mai ragionare ed essere una squadra. Chi pensasse che tanto se le cose andranno male a farne le spese sarà l’allenatore avrà ragionato molto male perché se è vero che gli allenatori pagano sempre per tutti restano comunque le prestazioni dei giocatori e si possono benissimo giudicare a prescindere da ciò che fa l’allenatore o da quello che combinano in campo i compagni. Può sembrare retorica, ma in un gioco di squadra com’è il calcio si vince in undici, anzi in sedici visto che le sostituzioni saranno aumentate a cinque, e altrettanto si perde in sedici. Ora è veramente tutto nei piedi dei giocatori del Torino che saranno osservati speciali poiché saranno loro a determinare se la squadra resterà in Serie A oppure se retrocederà in B: hanno tempo fino al 20 giugno per farsi trovare pronti.