Il Torino si isola rinchiudendosi al Filadelfia: una scelta che fa perdere l’identità e non paga
Fonte: Elena Rossin
Dopo la disfatta con il Parma più grave per i modi in cui è maturata - approccio sbagliato, manovra fatta in modo poco lucido, per dirla con parole di Mazzarri, errori difensivi e non solo, e scarsa incisività sotto porta - che non per il risultato di per sé, la sconfitta per uno a due, il Torino dopo tre giorni di riposo oggi pomeriggio tornerà ad allenarsi e lo farà a porte chiuse. Già sui tre giorni di riposo qualcuno potrebbe obiettare, anzi molti tifosi lo hanno fatto sui social, ma diciamo che possono essere serviti per resettare tutto e ripresentarsi al lavoro con il distacco utile ad analizzare al meglio la situazione, però, le porte chiuse hanno un senso? Francamente, NO! E non lo hanno perché negli anni i fatti hanno dimostrato che isolarsi non è servito al Torino per fare il famoso salto di qualità, infatti, puntualmente quando sembrava essere giunto il momento buono per spiccare il volo verso lidi più ameni dell’anonimo centro classifica la squadra ha sfoderato una prestazione gravemente insufficiente, esattamente come ha fatto sabato scorso con il Parma.
Mazzarri subito al termine della partita con il Parma aveva detto che: “Quando si riprenderanno gli allenamenti tutti insieme si dovrà fare autocritica”. Non si hanno dubbi che questo avverrà. Il mister aveva anche specificato: “Dopo la partita con la Sampdoria ai giocatori avevo detto che con il Parma sarebbe stata una partita a rischio se non avessimo avuto la bravura di tenere un comportamento da squadra che dà continuità alle prestazioni. Probabilmente non sono stato bravo, l’ho detto poco, l’ho fatto trapelare poco ai giocatori, ma penso che la prossima volta non ci sarà questo rischio perché dobbiamo prevenire e non curare, quindi, durante gli allenamenti dovrò fare in modo di spaventare la squadra. Forse la squadra ha bisogno di vedere, di sentire il pericolo in un modo più diretto. Dovrò fare questo perché per ora i giocatori da soli non ci arrivano”. Anche su questo non ci sono dubbi che Mazzarri metterà in pratica quanto annunciato.
Magari un modo più diretto di far sentire il pericolo alla squadra potrebbe essere non tenerla isolata ad allenarsi al Filadelfia, che finisce per diventare un luogo ovattato dove il mister alzerà anche la voce, ma dove manca la sana pressione dei tifosi che giustamente chiedono massimo impegno, prestazioni degne e togliersi qualche soddisfazione sul piano dei risultati.
Nello scorso campionato prima della partita con la Spal, era il dodici maggio, e dopo il pareggio con il Napoli a Mazzarri in conferenza stampa era stato chiesto se si potevano accontentare i tifosi e farli assistere di più agli allenamenti visto che si era anche a fine campionato e il mister aveva risposto: “In queste decisioni c’è sempre anche la società perché un allenatore non può sapere tutto sulle sinergie con la città. Io sono aggregante e tutte le componenti devono essere unite tifosi, società, giocatori, allenatore e media se si vuole portare in alto il Toro, solo così si possono ottenere risultati come è successo a Napoli. Mi farebbe piacere far vedere gli allenamenti ai tifosi, ma ci sono delle variabili. Chi viene a vedere gli allenamenti deve sapere che si sta lavorando e per farlo bene ci vogliono certe condizioni, anche un applauso troppo forte può disturbare, non è come a fine partita che si possono esprimere le proprie opinioni. Se ci sono le condizioni ben vengano gli allenamenti a porte aperte. Anche gli altri club si allenano a porte chiuse e noi nel momento più critico ci siamo allenati a porte aperte, ma qui si parla sempre di queste cose. Lo spirito del Toro è quello che si è visto a Superga, è anima, voglia e deve esserci in campo la domenica in partita. Se ci sarà la possibilità una parte dell’allenamento sarà fatta a porte aperte”.
Il contesto era, ovviamente, molto diverso e oltretutto da tempo non c’erano obiettivi da raggiungere, l’Europa League, perché sfumati ancora una volta troppo presto, ma a prescindere un applauso troppo forte o qualche fischio servono l’uno a dare carica e l’altro a spronare. Il fatto poi che anche le altre squadre si allenino a porte chiuse è relativo perché ogni contesto ha le sue peculiarità ed è unico e di conseguenza non si possono fare paragoni proprio per quello che disse Mazzarri parlando dello spirito del Toro e di Superga.
Il Torino non ha mai avuto e non ha la potenza economica dei grandi club, ma è sempre stato caratterizzato dall’avere una precisa identità che si era formata e si alimentava nel tempo grazie all’anima, ai sentimenti e alle persone che c’erano dentro e fuori la società e tutto questo ha contribuito a far comprendere anche a dirigenti, allenatori e giocatori che arrivavano da fuori che cosa fosse il Toro e ad esserne “segnati” per sempre e a competere con avversari più forti e a ottenere risultati da squadra di medio-alta classifica. Da anni ormai sempre più l’anima si è decontestualizzata e i sentimenti si sono sopiti perché le persone non hanno più quella forza dirompente data dalla vicinanza, dal contatto quotidiano poiché il distacco causato dall’isolamento ha creato una barriera facendo perdere al Toro l’identità. E’ necessario invertire la rotta aprendo le porte del Filadelfia perché solo l’aiuto della sua gente permetterà al Torino di tornare ad essere Toro … è chissà che non arrivi anche il benedetto salto di qualità.