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Il Toro che verrà: cosa cambiare (e cosa no) se varia il modulo

di Claudio Colla

Longo sì, Longo no. Su social e forum (certo, di questi tempi, non al bar, né allo stadio o durante gli allenamenti del Toro) si discute molto del da farsi, a prescindere da quel che sarà della disgraziata stagione calcistica 2019/20, in merito al futuro della guida tecnica granata. Ammesso, naturalmente, che si parli di campionato di Serie A. Il popolo granata, lo avevamo constatato anche per mezzo del sondaggio proposto sulle nostre pagine poco prima del lockdown, si divide in merito all'effettivo ruolo dell'ex-tecnico Primavera: i più lo vedono soltanto come traghettatore, ancora non pronto a reggere sulle proprie spalle la responsabilità della prima squadra, per di più in una stagione nata così male. Ma è comunque consistente la quota di coloro che scommetterebbero, anche in prospettiva, su un uomo legato al granata, su un tecnico giovane, per di più in vista di una significativa rifondazione che, al netto dei mezzi societari in merito agli investimenti, lo vedrebbe al timone delle decisioni tecniche.

Certo, le tre sconfitte nelle ultime tre gare giocate dal Toro, quelle con Longo alla guida, non hanno rappresentato una partenza confortante. Ma Longo, va detto, ha ereditato una rosa piuttosto sfiduciata, non del tutto ben assortita in alcuni reparti (a partire dal centrocampo), tra leader fiaccati dallo scarso supporto del resto della squadra (Belotti, Rincòn, N'Koulou, lo stesso Sirigu), giocatori crollati, in termini di rendimento, rispetto alla scorsa stagione (Izzo, Baselli, Aina, Meité), e, spiace dirlo, la cocente delusione legata a Simone Verdi. Partendo da questi presupposti, qualora l'assetto del prossimo Toro prevedesse un radicale cambiamento di sistema di gioco, dal 3-5-2/3-4-2-1 mazzarriano, sostanzialmente mantenuto dall'attuale allenatore, complice il poco tempo a disposizione per operare modifiche che la rosa potesse metabolizzare, a un classico 4-3-3, o alla sua variante postmoderna 4-2-3-1 - che tale decisione sia presa da Longo stesso, o da un altro tecnico (poco prima della quarantena generalizzata il nome emerso con maggior decisione era quello di Eusebio Di Francesco, alfiere dei suddetti moduli) - come tutto ciò ricadrebbe sull'attuale organico?

PORTA&DIFESA - A prescindere dal modulo, l'intero organico degli estremi difensori granata potrebbe cambiare. Sirigu rende molto e costa (relativamente) poco, e, nonostante l'età non più verdissima, di club pronti a puntare su di lui, dopo tre stagioni di grande livello al Toro, ce ne sarebbero più d'uno, a partire dai ceti medio-alti della Serie A. Rosati potrebbe restare come terzo portiere chioccia, con possibile futuro nei ranghi tecnico-societari, mentre Ujkani, mai visto in campo, finirà probabilmente per partire a parametro zero. I giovani seguiti per la successione di Valterino, si sa, sono tanti (Paleari, Scuffet, Di Gregorio, Montipò), e, come quasi sempre accade sulla scena calcistica italiana, di portieri validi a prezzi accessibili, ancorché non accompagnati da curriculum altisonanti, non ne mancano. Del futuro dei difensori granata si è già detto tanto, tantissimo: il primo a saltare, in vista di un profondo cambiamento in termini di nomi e impostazione tattica, sarebbe quello di Armando Izzo, specialista della difesa a tre. Tale circostanza è dettata dalla logica che governerà le scelte post-pandemia: necessità di far cassa per le medio-piccole, volontà delle grandi di prendere queste per il collo, e assicurarsi a prezzo di saldo i loro pezzi pregiati. A seguirlo, a fronte di offerte dalle garanzie tecniche interessanti, potrebbe essere Nicolas N'Koulou: qualche dubbio in più, tuttavia, circa la volontà delle potenziali pretendenti di investire in doppia cifra (difficilmente, in caso contrario, Cairo sarebbe orientato a lasciarlo partire) su un centrale già entrate nella decade dei trenta. Elevate probabilità di permanenza in primis per Lyanco, che con la difesa a quattro, a Bologna, aveva dato il meglio di sé; Singo potrebbe essere prestato in Serie B, Djidji rimpiazzato da un profilo più esperto, mentre Bremer, altro giocatore decisamente adatto alla retroguardia a quattro, per caratteristiche intrinseche, dovrebbe rimanere.

CENTROCAMPO&FASCE - Per quanto riguarda le corsie laterali, i due veterani granata, Lorenzo De Silvestri e Cristian Ansaldi, sarebbero fortissimi candidati alla permanenza, in caso di passaggio a un modulo con difesa a quattro. Se infatti per l'ex-Lazio, Fiorentina e Samp la possibilità di dialogare con un esterno offensivo di fascia destra, di potersi dedicare con maggior energia alle proprie mansioni difensive, di poter partecipare alla manovra senza dover perennemente cercare il fondo, rappresenterebbe - lo dice la sua carriera - la dimensione ideale, l'argentino ex-Inter è ormai, a prescindere dalle scelte tattiche, uno dei fulcri dello spogliatoio, oltre che dello scacchiere granata, per qualità sia tecniche sia umane. E una seconda, anzi, terza giovinezza, lo potrebbe attendere, in un 4-2-3-1, in un ruolo a supporto del fronte offensivo. Per Ola Aina, viceversa, un passaggio a una retroguardia a quattro, e la richiesta dunque di maggior ordine ai laterali dalla cintola in giù, lo renderebbe uno dei primi a esser messo sul mercato (salvo ingente lavoro tattico personalizzato sulla fase difensiva). Più dispendioso, ma occasionalmente spendibile, anche un suo impiego come mezzala in un 4-3-3. Tra i giocatori di linea mediana veri e propri, quelli che meno dovrebbero risentire di un passaggio al 4-2-3-1 sarebbero Rincòn (adatto alle sue qualità anche un 4-3-3 puro) e Lukic, per i quali la conferma in squadra appare del tutto probabile a prescindere. Daniele Baselli potrebbe essere ancora una volta reinventato come trequartista, esperimenti dell'era Mihajlovic dai risultati alterni, mentre un Meité libero di dedicarsi alle mansioni di mezzala votata all'attacco potrebbe tornare a stupire.

TREQUARTI&ATTACCO - Tutto ruota naturalmente intorno al nodo Belotti. Qualora, sempre sull'onda della necessità del club di far cassa, i vertici del Toro, a malincuore, rinunciassero, dopo cinque anni insieme, al Gallo, il cui cartellino è uno dei pochissimi della rosa ad aver davvero mercato a cifre significative, un nuovo protagonista davanti diverrebbe la priorità assoluta. A meno di ristrettezze estreme, che porterebbe a una promozione di Simone Zaza al ruolo di punta centrale titolare. Ipotesi che non genera certo grande entusiasmo nell'ambiente, per via delle cifre di questi due anni in granata della punta lucana. Entrambi, in ogni caso, potrebbero beneficiare del passaggio a un 4-2-3-1 a un 4-3-3, moduli che difficilmente, a meno di particolari invenzioni tattiche, li vedrebbero coesistere in campo, se non per scampoli di partita. Verdi, si diceva, non ha soddisfatto le aspettative; l'investimento effettuato circa otto mesi fa, tuttavia, porta a pensare che l'ex-Napoli e Bologna non verrà svenduto, e che, anzi, un passaggio a un sistema di gioco che lo abbia già visto dare il meglio di sé (specie in rossoblù, con Donadoni, fautore del gioco improntato sui tanti palloni affidati agli esterni offensivi), lo confermi al centro del progetto. Berenguer, al netto delle sirene dalla Liga (Athletic Bilbao in testa), è un serio candidato alla permanenza, almeno nelle intenzioni del club, salvo offerte in denaro molto significative; per l'ex-Osasuna meglio un 4-2-3-1 in cui poter svariare sulla trequarti, magari su un tridente mobile, senza dimenticare l'ipotesi di un suo impiego da falso nueve in un 4-3-3, magari alla Mertens (la quale però, a meno di un'esplosione di rendimento sensazionale, difficilmente lo vedrebbe, almeno all'inizio, titolare di riferimento). In caso di tridente, di trequarti o d'attacco che sia, più facile si punti, infine, su Edera, con Millico a farsi le ossa in prestito. Senza trascurare il possibile reintegro nel progetto, nonostante i malumori dello scorso autunno-inverno, e qualora il Genoa non lo riscattasse, di Iago Falqué, che nel 4-2-3-1 ritroverebbe, al netto delle condizioni atletiche, la propria condizione ideale.


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