Imboccata la via del tremendismo torna a esserci il Torino docg
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it
Quando inizia un nuovo corso è facile esaltarsi o deprimersi a seconda dei risultati e la prudenza consiglia di valutare con attenzione tutti gli aspetti prima di abbozzare giudizi, però, l’arrivo al Torino di Mihajlovic ha impresso una svolta che è stata tangibile fin dalla presentazione dell’allenatore serbo. Idee precise, parole chiare, nessuna captatio benevolentiae, coerenza a tutto tondo: questo è Sinisa Mihajlovic. Piaccia o non piaccia lui è così.
La gens granata non poteva che apprezzarlo e il feeling, infatti, si è creato da subito. Qualcuno che però ha sangue rosso scuro, tra il bordeaux e l’amaranto, quindi simile ma non uguale al granata è ancora diffidente nei confronti di Mihajlovic perché lo trova, come si può dire, forse troppo spavaldo perché il mister non ha mezze misure: “La mia squadra deve sempre prendersi dei rischi per vincere la partita, si gioca per vincere e non per non perdere, poi ci saranno delle gare che perderemo, purtroppo”. Non tutti hanno il coraggio di prendersi dei rischi e preferiscono essere più prudenti rinunciando alla vittoria e accontentandosi del pareggio pur di non perdere. Peccato che con i tre punti per la vittoria e uno per il pareggio questo tipo di mentalità non porti a traguardi ambiziosi, ma solo a vivacchiare. E Mihajlovic l’ha detto senza mezzi termini: “Non sono venuto al Torino con l’obiettivo della salvezza, per come sono fatto io non lo farei mai perché voglio ottenere qualche cosa di più importante. E’ giusto per una squadra e una società come il Torino avere un obiettivo più importante che non salvarsi o stare a metà classifica e finire il campionato a dicembre, poi, può succedere che non ci riusciamo e restiamo lì, ma almeno l’obiettivo è fissato e cercheremo di raggiungerlo. Non dobbiamo sentire pressioni da questo, facciamo il nostro lavoro e ognuno faccia quello che deve con il massimo impegno partita per partita e si vedrà dove si arriverà, ma un obiettivo ci deve essere sempre. Appena sono arrivato ho parlato d’Europa, è una mia opinione, una mia cosa, mi prendo la responsabilità”.
Mihajlovic quando è arrivato al Torino già sapeva che cos’era l’essenza granata, magari aiutato dal suo modo di essere che è simile, ma comunque è indiscutibile che si sia trovato in sintonia con i valori storici del Toro. E che questi concetti siano profondamente radicati in lui è evidente dalle sue parole: “La squadra deve andare in campo con princìpi di gioco e morali in modo da rispecchiare in pieno il Toro. In campo ci si aiuta reciprocamente, si lotta, non ci si dà per vinti per tutto l’arco della gara e si cerca sempre di vincere, ma con il giusto equilibrio. La squadra deve essere compatta”. Compatta come un pugno. “Ai miei giocatori faccio sempre l’esempio della mano, quando è aperta ha cinque dita separate, mentre quando è unita e chiusa forma un pugno: noi dobbiamo essere un pugno per tutto l’anno e in ogni partita”.
Con la Roma alla sesta giornata di campionato è arrivata una vittoria netta e convincente tenendo conto della caratura dell’avversario e anche delle lacune dei giallorossi e non dimenticando che il Torino ha avuto e ha ancora giocatori infortunati in ruoli chiave e in rosa giovani di prospettiva che devono fare tanta strada per affermarsi. In precedenza i granata avevano disputato partite non convincenti con Atalanta, Empoli e Pescara e di conseguenza avevano conquistato meno punti di quelli che avrebbero potuto, ma nonostante questo si ha la sensazione di fondo che il Torino di Mihajlovic possa compiere un percorso stagionale assestandosi nel giro di qualche partita su livelli medio-alti e senza alternare troppi alti e bassi. Sicuramente nell’arco della stagione perderà delle partite e non convincerà sempre, però, quell’obiettivo che si è posto fin dall’inizio Mihajlovic, l’Europa League da raggiungere in due anni, ma provandoci fin da questo campionato, sembra essere nelle corde della squadra, soprattutto se la fortuna darà una mano. La fortuna quella che intende Mihajlovic sia ben chiaro. “Quando parlo di fortuna non intendo chiedere aiuto a pali e traverse o ai rigori, sbagliati o segnati, ma di non avere tanti infortunati, soprattutto di non averli tutti insieme e nello stesso reparto in particolare nelle partite che sono alla nostra portata. Sono convinto che quando sono a disposizione tutti i giocatori e affrontiamo squadre alla portata abbiamo possibilità di vincere, mentre se mancano tre/quattro giocatori si rischia anche in queste gare di perdere. Se potessi scegliere preferirei giocare senza qualche calciatore contro Roma e Napoli perché ho meno da perdere. Però, al di là di tutto, noi siamo il Toro e dobbiamo sempre cercare di fare il nostro gioco dando il massimo, è nel momento della difficoltà che bisogna moltiplicare le forze. Non cercheremo mai né scuse né alibi, ma se qualche partita dovesse andare storta o ci dovesse mancare qualche cosa allora profonderemo ancora più impegno durante la settimana in vista del match successivo in modo da prepararlo al meglio cercando di trarre il massimo da ognuno di noi”. Parole da granata docg.