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Individualità o gruppo: chi fa veramente la differenza?

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it

Al Torino da quando è arrivato mister Ventura l’individualità è stata quasi bandita perché ritenuta non funzionale: il singolo deve mettersi a disposizione della squadra privilegiando tutto ciò che permette al gruppo di provare ad ottenere risultati positivi. Visto che il calcio è un gioco di squadra il ragionamento è più che condivisibile eppure da sempre i singoli calciatori di maggior talento hanno fatto la fortuna delle squadre dove hanno giocato. Se la squadra era formata da più singoli di medio-alto/altissimo livello si ottenevano risultati di prestigio ad esempio la Roma di Falcao, Conti, Pruzzo, Di Bartolomei, Nela, Ancelotti, Tancredi; il Napoli di Maradona, Bagni, Ferrara, Bruscolotti, Giordano, De Napoli, Carnevale;  il Milan di Gullit, Rijkaard, van Basten, Baresi, Costacurta, Maldini, Donadoni, Ancelotti; l’Inter di Zanetti, Cordoba, Stankovic, Eto’o, Sneijder, Vieira, Cambiasso, Milito, Balotelli. Se la squadra era formata da calciatori di buon livello si ottenevano  piazzamenti importanti come per l’Udinese di Di Natale, Handanovic, Sanchez, Asamoah, Denis, Domizzi, Armero. Se, invece, la squadra aveva un numero minore di singoli di caratura superiore allora riusciva a raggiungere obiettivi più modesti, però li raggiungeva ad esempio il Bologna di Di Vaio, Mudingayi, Osvaldo; il Parma di Morrone, Zaccardo, Biabiany, Giovinco, Floccari.

Nella Fiorentina giocano Jovetic, Cuadrado, Borja Valero, Aquilani, Toni, Ljajic, Pizarro, Rodriguez tutti calciatori capaci di dare in qualsiasi momento una svolta alla partita sia creando la superiorità numerica e arrivando al tiro vincente sia sfruttando calci piazzati. Se domenica pomeriggio Jovetic non andrà in campo perché non ancora completamente guarito dall’infortunio e se anche Toni, Ljajic partissero dalla panchina il potenziale della squadra di Montella sarebbe comunque molto superiore a quello del Torino che di individualità che possono creare scompiglio negli avversari non ne ha molte oltre a Cerci, che vorrà dimostrare alla sua ex squadra e ai suoi ex tifosi che lo hanno giudicato non positivamente che si sono sbagliati. Bianchi resta sempre l’attaccante più prolifico però non sempre trova spazio e Ogbonna sta tornando quello di un tempo, ma non è ancora al cento per cento a causa dei passati infortuni. Il Torino ha anche altri più che discreti giocatori come Gillet, Darmian, Glik, D’Ambrosio, Gazzi, Santana, Barreto e anche Brighi che però è infortunato, però spesso il loro apporto non viene valorizzato adeguatamente perché devono sacrificarsi e se poi alla fine la squadra perde o pareggia, senza riuscire a fornire una prestazione tipo quelle viste con l’Inter o la Fiorentina, le loro qualità emergono molto poco.

Nella gara d’andata seppur il Torino abbia disputato una partita decisamente positiva la qualità della Fiorentina emerse ugualmente e i numeri della partita lo dimostrano senza ombra di dubbio: la percentuale del possesso palla è stata di 46 per i granata e di 54 per i viola; le palle giocate 472 a 584; la percentuale di passaggi riusciti 59,3 a 67; la supremazia territoriale 6’:24’’ a 14’:18’’; i tiri in porta 8 a 17 di cui 4 a 6 nello specchio; la percentuale di attacco alla porta 42,6 a 53,8; la percentuale della protezione dell’area 46,2 a 57,4; gli angoli 5 a 3; i falli commessi 18 a 15. Alla fine la Fiorentina pareggiò rimontando due volte il vantaggio del Torino, questo perché per quanto i granata abbiano fatto non sono riusciti a chiudere la partita, permettendo ai viola di portarsi a casa almeno un punto. E’ chiaro quindi che domenica pomeriggio all’Artemio Franchi il Torino dovrà non solo scendere in campo sapendo di doversi applicare al massimo, ma dovrà trovare le risorse in modo che i suoi giocatori possano fare la differenza perché la Fiorentina in questo turno ha l’opportunità di avvicinarsi al Milan e quindi al terzo posto che vuol dire Champions League. Per l’aggancio dovrà sicuramente impegnarsi molto e battere il Torino e avere anche un po’ di fortuna poiché il Milan giocherà con la Juventus e se i bianconeri le faranno un regalo allora potrà demandare il tentativo di sorpasso alle gare successive con Sampdoria, Roma, Siena, Palermo e Pescara avversari di levatura simile o uguale a quella delle prossime gare che dovrà affrontare il Milan che sarà opposto a Catania, Torino, Pescara, Roma e Siena. Dal canto suo il Torino è sì in una posizione di classifica che non desta particolari preoccupazioni, ma i granata dopo la vittoria sull’Atalanta del diciassette febbraio sono nella condizione di essere quasi salvi, allora mancavano nove punti e oggi ne mancano quattro, però sono state giocate sette partite, quindi in ballo ci sono stati ventuno punti e quelli incamerati solo cinque, per cui il prolungare nel tempo il raggiungimento dell’obiettivo crea disagio, sicuramente non compromette nulla, ma inevitabilmente cambia il giudizio sulla crescita della squadra e sul valore di quanto fatto. La compattezza del gruppo è importante, ma alle volte è il singolo che risolve la partita come hanno fatto Amauri, Cavani e Lamela o Jonathas con la Lazio e Bianchi con il Bologna.


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