Iori, il sempreverde regista su cui il Toro non ha mai creduto
Nel 2011 il Torino di Giampiero Ventura portò sotto la Mole il ventottenne Manuel Iori, prodotto del vivaio rossonero e reduce da una brillante stagione con il Livorno. Tra i granata si impose subito, convincendo Ventura a tenere in panchina addirittura Giuseppe Vives, uno dei fedelissimi del tecnico. Forse non particolarmente veloce nella corsa, si trattava di un regista vecchio stile, piedi buoni e capacità di dettare i tempi di gioco. Nonostante la promozione ed il tanto minutaggio non fu esercitato il riscatto del suo cartellino dal Chievo, e da allora Iori strutturò la propria carriera tra B e LegaPro, trovando la sua dimensione nel Cittadella, che riporterà in B divenendone il leader sfiorando più volte la storica promozione nel calcio che conta. Tra i veneti gioca sempre ad alto livello (pensate solo ai quaranta gol realizzati complessivamente fino ad oggi con quella maglia, tantissimi per il ruolo in quattro anni e quasi mezzo) ed anche ora che ha trentasette anni, appare quasi come un ragazzino che continua a stupire i propri tifosi. Chissà che in queste ultime due stagioni non potesse fare comodo anche alla pochezza assoluta di qualità manifestata dalla mediana di Mazzarri.