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Izzo-Toro, titoli di coda. E la Fiorentina ci prova (al ribasso)

di Claudio Colla

Pur belloccio quanto basta, nonché dispensatore di sorrisi sornioni e talora ammiccanti, il disagio sul volto di Armando Izzo, nel corso della gara del tardo pomeriggio di sabato, era leggibile e intelligibile da chilometri, seppur metaforici, di distanza. Spogliato di ruolo e posizione preferenziali, nonché di un'identità calcistica costruita e cesellata tra la permanenza alla corte prima di Gasperini, poi di Mazzarri, il ventottenne difensore centrale ha lasciato fare il bello e il cattivo tempo a Cristiano Biraghi, sulla propria fascia di competenza. Buon giocatore il viola, intendiamoci, ma non certo un esterno mancino incontenibile, del calibro di un Marcelo o di un Jordi Alba. Ma nemmeno di un Chilwell, o di un Tagliafico. Un avversario diretto alla portata, almeno sulla carta, al quale invece Izzo ha spianato la strada verso una di quelle, finora, tra le sue migliori prestazioni in carriera. E ai sinceri complimenti all'esterno viola, non può non unirsi la preoccupazione per uno stato di cose sì permanente, considerati i lavori in corso sulla preparazione atletica - ma soprattutto tattica - di Vojvoda, ma che rispecchia tante spie rosse accesesi in casa Toro, certo non imputabili al solo status da "separato in casa" di Izzo.

Una delle pietre angolari, a tal proposito, necessarie alla ricostruzione di una rosa a immagine e somiglianza - i maligni cominciano già a serpeggiare "fin troppo" - dell'allenatore, è proprio la cessione del difensore campano. A peso d'oro, nelle intenzioni di Urbano Cairo, che per il suo cartellino ha già dovuto abbassare la richiesta da 30 a 25 milioni di euro. Cifra, quest'ultima, ampiamente irrealistica, rispetto a quanto mostrato in campo da Izzo, da ormai quasi un anno a questa parte. Se Giampaolo ha infatti fallito, almeno per ora, dove anche Roberto Mancini non aveva ottenuto grandi risultati, nel "convertire" l'ex-difensore del Genoa in un terzino destro all'altezza delle prestazioni dello stesso da semi-centrale in un assetto a tre, va sottolineato che i problemi di rendimento del giocatore, da tempo, vanno almeno in parte oltre le pure ragioni di collocazione nello schieramento. Appare chiaro, anche un po' a malincuore, che Izzo aspetti e si aspetti una cessione, ormai ampiamente annunciata. Trasferimento che però, nel migliore dei casi, si tradurrà in una cifra poco oltre la metà della richiesta dichiarata per il suo cartellino. Cairo lo sa, Vagnati lo sa, e lo sanno bene le pretendenti: nessuna delle quali, al momento, ha davvero vouto affondare il colpo.

Con l'Inter ormai, in questo senso, pallido ricordo, e la Roma che potrebbe sì giocare al colpo last-minute, ma solo dopo aver sgravato rosa e monte ingaggi quanto meno della pesante presenza di Federico Fazio, si riaffaccia sulle tracce di Izzo proprio quella Fiorentina che meno di settantadue ore fa ha condannato i granata al primo k.o. stagionale. Iachini non è propriamente un entusiasta di Armandone, e ha come priorità in agenda la permanenza di Milenkovic - anche a scapito di capitan Pezzella - e l'arrivo di una prima punta di peso, con Piatek in cima alla lista dei desideri. Per quanto riguarda l'opzione Izzo, da percorrere senza garanzie di titolarità, l'intenzione è analoga a quella giallorossa: cogliere i vertici del Toro in uno stato di necessità, nella fretta di vendere, proponendo magari un prestito con diritto di riscatto obbligatorio o basato sulle presenze in campo. Condizione che Cairo e Vagnati, a fronte di un divorzio amaramente già consumato nei fatti, come lascia presagire il brutto impatto di sabato scorso - a meno giocatore, tecnico, e club non si incontrino appositamente per dare vita a un rinnovato sodalizio, e un impegno comune a proseguire insieme su basi solide e condivise, -  potrebbero finire per accettare.


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