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L'analisi tattica: come giocano i Wolves? Quali le variabili?

di Claudio Colla

Poco più di due settimane fa abbiamo analizzato la carriera di Nuno Espirito Santo, tecnico del Wolverhampton e artefice, insieme alla significativa potenza del fuoco del club dei dintorni di Birmingham sul mercato, della significativa crescita, decisamente oltre le iniziali aspettative, della compagine giallonera, nel corso delle due stagioni precedenti all'inizio dell'annata in corso. Il 45enne stratega lusitano ha indubbiamente fornito alla squadra un'impronta tattica marcata, votata alla duttilità, a una serie di efficaci movimenti senza palla, significativi soprattutto in fase difensiva, e a una cabina di regia affidata a ben due "fini dicitori" del pallone, il giovane Ruben Neves e il veterano Joao Moutinho. Di seguito quanto detto finora in merito: https://www.torinogranata.it/primo-piano/chi-e-nuno-espirito-santo-stratega-alla-guida-dei-wolves-92688.

Ma andiamo nel dettaglio, rispetto a quanto già accennato. Se la gara di stasera, per certi versi, potrebbe mettere in evidenza una certa specularità tra granata e gialloneri, sussiste la potenzialità a sostegno di alcune differenze tattiche. E, se il Toro, in fase difensiva, tende ad accorciare tra linea difensiva e mediana, mantenendo però un assetto analogo a quello di base in termini di posizioni dei singoli, è più frequente, da parte dei Wolves, l'arretramento di uno tra Neves (in particolare) e Moutinho sulla linea del terzetto difensivo (composto in linea di massima da Dendoncker, Coady, e Boly), con i due esterni di centrocampo, tendenzialmente Doherty e Jonny Castro, a lavorare sulle sovrapposizioni con i tre d'attacco, molto mobili. Cutrone potrebbe essere il centravanti classico di cui Nuno era in cerca, ma l'assetto Jota-Jimenez-Traoré si caratterizza per il grande movimento senza palla delle tre punte, volto a lasciare l'avversario senza punti di riferimento. Nella versione 3-5-2 della formazione, invece, Dendoncker può lasciare il posto a Bennett sul centro-destra difensivo, andando ad arricchire la mediana e a svolgere il ruolo di "elastico", alla Baselli, tra la stessa e il fronte offensivo, con Jimenez punta fissa e Jota a spaziare sul fronte avanzato.

Di fronte a questo tipo di approccio, il Toro, seppur chiamato, da padrone di casa, a fare la partita, con la doppia bocca da fuoco Belotti-Zaza a penetrare la difesa, non particolarmente alta, dei Wolves, non dovrebbe discostarsi troppo dai propri movimenti collaudati. Per far spazio alla necessità di ampliare a quattro la retroguardia, di fronte alle offensive avversarie, come anche nell'impostare le ripartenze, toccherà soprattutto a Izzo (o a Bonifazi, se all'ultimo l'ex-Genoa non fosse proprio impiegabile), dal centro-destra, allargarsi e impostare verso De Silvestri, che stringerà viceversa in fase difensiva (permettendo maggior libertà ad Ansaldi sul versante opposto), e Baselli, con Berenguer a raccogliere i suggerimenti, e ad agire da trequartista puro. Bremer e N'Koulou in particolare "bloccati" dietro, si conta molto sui raddoppi, da un lato, della già citata coppia DeSi-Izzo/Bonifazi, dall'altro di Meité. Senza dimenticare l'eventuale apporto, magari a gara in corso, di uno tra Rincòn e Lukic.

Dendoncker, come detto, può essere la chiave tattica della partita, nel bene e nel male, specie se impiegato a centrocampo. Riuscendo a limitare il belga ex-Anderlecht, la pressione si trasferirà automaticamente su Neves e, soprattutto, sul compassato Moutinho. Questa una delle vie per rendere inefficace la manovra della compagine d'Albione, e alimentare, anche solo quantitativamente, il tempo trascorso sul fronte offensivo dai granata. Ansaldi e De Silvestri, come singoli, possono patire la rapidità rispettivamente di Doherty e Castro, e occorreranno movimenti difensivi accurati per limitare l'iniziativa di Jota, tra tutti quello pù portato a concludere verso la porta da una moltitudine di posizioni. Ma per quasi l'intero campionato scorso abbiamo assistito a un Toro tatticamente molto sopra la media, caratterizzato da una grande intesa di squadra. E una sostanziale conferma al 100% delle dinamiche della passata stagione, oltre che degli uomini, al netto del cambio di modulo (ma la probabile formazione di stasera, nello specifico, può in buona parte riproporre le soluzioni del recente passato), se da un lato mantiene nei tifosi un'insoddisfazione di fondo, dall'altro consente di lasciare, specie in questa fase iniziale di annata, il meno possibile al caso.