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La certezza di non retrocedere non diventi un boomerang per il Torino

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it

Alle volte fa male la tranquillità data dal non correre rischi perché ovatta tutto e avvolge in una sorta di guscio protettivo che non fa venire fuori la determinazione che serve per andare oltre la mediocrità. E’ il caso del Torino che a undici giornate dalla fine del campionato si ritrova al dodicesimo posto in classifica con trentadue punti e a nove lunghezze dal Frosinone terzultimo. Questo dà alla squadra di Ventura la sicurezza di non essere coinvolta nella lotta per non retrocedere, infatti, il cuscinetto formato dalle cinque formazioni che separano i granata dalla zona retrocessione rischia di essere un boomerang per quel che concerne le prestazioni. Il Palermo con ventisette punti, la Sampdoria e il Genoa con ventotto e l’Udinese e l’Atalanta con trenta sono di fatto il punto di forza del Torino poiché tengono lontano i rischi, anche a fronte di altre sconfitte. Tanto più che Frosinone, Carpi e Verona, rispettivamente con ventitré, ventuno e diciotto punti, hanno un divario non così piccolo da colmare per agganciare chi sta loro davanti e il tempo a disposizione è ormai poco, non si può dire che le ultime tre siano già condannate alla serie B, però, purtroppo per loro, ben poco ci manca.

L’andamento del campionato ha ampiamente dimostrato che per vivacchiare serve ben poco: qualche punto ogni tanto ed è fatta. Il Torino ha una media di 1,185 punti a partita, ma se si scorporano le prime quattro gare della stagione, vale a dire prima dell’inizio dell’involuzione, dove la media era molto superiore, vale a dire di 2,5, si scende a 0,95 e questo la dice lunga sulla crisi. A questo punto è riduttivo parlare d’involuzione, più realistico e intellettualmente corretto è ammettere e accettare che l’inizio sprint è stato il classico fuoco di paglia che ha alimentato false speranze, infatti, è durato solo quattro partite. Può capitare di sopravalutare la situazione, ma questo non può diventare un alibi, deve comunque spingere staff tecnico e giocatori a migliorare la situazione, anche in assenza di stimoli. Ormai il treno per l’Europa è meno di un miraggio, il quinto posto occupato dall’Inter che ha quarantotto punti è eloquente in tal senso, e il non correre rischi legati alla retrocessione, come detto prima, una certezza.

Nell’ultima partita con il Milan qualche segnale di ripresa dal punto di vista della prestazione il Torino l’ha dato, soprattutto perché l’avversario era decisamente più forte rispetto a quelli delle gare precedenti, ma questo non basta. Ovviamente, serve che con Lazio, Genoa, Juventus, Inter, Atalanta, Bologna, Roma, Sassuolo, Udinese, Napoli ed Empoli questo trend continui, a prescindere dai risultati, che però non possono essere del tutto ignorati. Il futuro ha le radici in quello che accadrà da adesso alla fine della stagione e lo si è visto già l’anno scorso. Il Torino era in piena lotta per accedere per il secondo anno consecutivo all’Europa League, però, nella parte finale dello scorso campionato qualche passo falso di troppo sommato a qualche inciampo precedente, assolutamente evitabili, ha fatto sì che al termine del torneo il divario escludesse i granata dalla competizione europea. Un divario non così minimale, infatti, va ricordato che il Torino nono aveva cinquantaquattro punti, l’Inter ottava cinquantacinque, la Sampdoria settima cinquantasei, il Genoa sesto cinquantanove e il Napoli quinto sessantatré e che se il Genoa avesse ottenuto la licenza Uefa sarebbe andato lui in Europa League poiché aveva ben cinque punti in più del Torino, non uno o due, che comunque bastano e avanzano. La lezione della passata stagione evidentemente non è stata recepita e in questa i vecchi vizi sono tornati prepotentemente a galla, per non dilapidare tutto il Torino ha undici partite per superare se stesso e smetterla di vivacchiare. Il progetto può essere parzialmente salvato con prestazioni che partono da quella di sabato sera con il Milan e proseguano verso un impegno costante nel perseguire un possesso palla efficace, nell’eliminare gli errori nei passaggi, nell’effettuare movimenti a smarcarsi quando si è senza palla, nel prestare grande attenzione in fase difensiva, nell’eseguire coralmente la manovra, nell’avere la determinazione a tirare nello specchio della porta. Calza a pennello una vecchia frase da un po’ di tempo accantonata da Ventura: “Il Torino è artefice del suo destino, se vogliamo possiamo”.


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