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La consistenza dell'essere primi

di Elena Rossin

A un terzo esatto del campionato un primo bilancio è giusto farlo. Il Torino, primo in classifica e davanti di cinque lunghezze sulla coppia di seconde Pescara e Sassuolo, con i suoi trentatre punti se continuasse così per tutto il campionato chiuderebbe a novantanove e senza alcun dubbio approderebbe in serie A. E’ vero che alcune volte le proiezioni vengono smentite dalla realtà, ma in questo caso rasenterebbe l’inverosimile se la proiezione si avverasse e non fosse sufficiente a conquistare la massima divisione. Certo è che sarebbe quasi altrettanto inverosimile pensare che il Torino mantenga invariato fino a fine stagione il ritmo punti fin qui conquistati, ma se anche questa media diminuisse un po’ l’obiettivo serie A verrebbe comunque centrato.

 

La forza del Toro sta nella nuova mentalità che Ventura ha saputo infondere prima di tutto ai giocatori e poi anche a tutto l’ambiente. Compattezza del gruppo che si tramuta nel mettere in primo piano il bene della squadra rispetto a quello dei singoli, lavorare quotidianamente con abnegazione, credere nelle proprie capacità, voler migliorare ogni giorno e non sentirsi appagati per quello che si è ottenuto sono i fattori che hanno permesso di compiere un cammino positivo e soprattutto costante: dieci vittorie, tre pareggi e una sconfitta. Ai dati relativi ai punti vanno aggiunti i diciotto gol realizzati e i sette subiti. Sicuramente l’essere la squadra con la miglior difesa ha contribuito molto all’andamento fin qui tenuto, soprattutto a fronte del dato relativo alle reti realizzate che non sono, numericamente parlando, all’altezza del primo posto in graduatoria. Infatti se si stila una classifica di gol realizzati il Torino è settimo con davanti: Pescara (33), Reggina (28), Padova (24), Sampdoria che deve giocare la quattordicesima partita questa sera (23), Sassuolo e Nocerina (19). Come ripete sempre Ventura bisogna migliorare e il realizzare più reti rientra proprio in quest’ottica.

 

L’aver preso in media mezzo gol a partita garantisce una grande sicurezza a tutta la squadra perché vuol dire che la fase difensiva è impostata nel migliore dei modi, grazie a un reparto formato da ottimi elementi - uno su tutti Ogbonna, nuovamente convocato da Prandelli in Nazionale e di conseguenza salterà la gara con il Bari domenica sera – coadiuvato però dagli altri reparti: il centrocampo che fa ottimamente da filtro e l’attacco che si sacrifica spesso in copertura, forse anche per questo motivo è meno pungente sottoporta. Interessante  e positivo è il fatto che il Torino finora ha già ottenuto risultati con quasi tutte le formazioni che cercano di tenere il suo passo e che aspirano come lui alla A: vittorie con Reggina e Sampdoria e pareggio con il Sassuolo. Mancano ancora all’appello Padova e Pescara, che i granata incontreranno rispettivamente il tre e il dieci dicembre in trasferta e in casa.

 

Altro motivo di grande soddisfazione è la sempre maggior capacità del Torino di gestire la partita, prova ne è stata l’ultima gara con il Sassuolo. I granata hanno avuto la pazienza e l’intelligenza di non voler a tutti i costi provare a scardinare il muro eretto dagli avversari, così non si sono esposti al loro contropiede e non hanno corso il rischio di essere trafitti come era accaduto, ad esempio, al Modena (sconfitto 5 a 2) la gara precedente.  Il portare a casa un punto in certe partite è fondamentale perché alle volte farsi prendere dalla voglia di voler vincere a tutti i costi si rivela un boomerang e si finisce per essere sconfitti. La forza di una squadra che è consapevole dei propri mezzi e ha ben chiaro il suo obiettivo si misura anche da questo. Se la marcia del Torino continuerà, e nulla fa anche solo ipotizzare il contrario, allora il diciotto febbraio dopo Torino-Sampdoria, a due terzi del campionato, fare un altro bilancio parziale della stagione sarà una vera goduria.


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