La Fiorentina dai due volti: sfida al Toro tra analogie e differenze
Rosa ampia, gerarchie parzialmente mobili, due moduli di riferimento. Un paio di nomi arrivati dal mercato estivo, nella fattispecie Pedro e Ghezzal, che hanno finora visto il terreno verde "da sopra" in misura ben inferiore rispetto alle attese. Aspetto a cui fanno da contraltare l'esplosione di Castrovilli, un impatto di Dalbert e Pulgar essenzialmente in linea con le aspettative, e un avvio di stagione da parte di Ribery che, almeno fino a fine ottobre, ha consentito alla squadra di non soffrire troppo un Chiesa a tratti sottotono, o quanto meno certamente più in ombra - forse anche per via della presenza del veterano transalpino - rispetto all'esplosiva stagione passata.
In ogni caso, se al Toro di Mazzarri si rimprovera un certo immobilismo tattico, con scelte di mercato che sembravano evocare il frequente utilizzo di un tridente visto in realtà solo per scampoli di gara, i viola di Montella sembrano patire un'identità forse sin troppo variabile. Ballonzolare tra un 3-5-2 talora inefficace davanti, e un 4-3-3 a tratti deficitario in termini di equilibrio, può non aver aiutato i gigliati, squadra che corre parecchio (settima del campionato, per chilometri totali percorsi dai propri uomini in campo), che tiene palla (sesta del torneo), ma che raccoglie meno di quanto semini: ottava per conclusioni verso la porta, undicesima in termini di gol segnati. Il Toro, in assoluto, tira molto meno (118 conclusioni, contro le 153 gigliate), ma in proporzione segna di più (il 13,5% dei tentativi granata finisce in rete, contro il 11,8% viola).
Se per lo più, nelle ultime uscite, Montella ha puntato su un 3-5-2 essenzialmente speculare a quello di Mazzarri, con esterni dalle caratteristiche simili, una punta mobile accanto a un centravanti classico, alternato con un falso nueve (per scelta la Fiorentina, per necessità, dato l'infortunio occorso a Belotti, il Toro), difensori dal dinamismo analogo, ma nel complesso più qualità in mezzo, la vittoria contro il Cittadella potrebbe indurre L'Aeroplanino a cambiare le carte in tavola, e a riproporre un tridente classico, ideale per valorizzare un Chiesa il cui recupero sarà per quanto possibile accelerato, un possibile Benassi in forma smagliante dalla panchina, un Boateng jolly per scardinare una difesa granata certamente in difficoltà rispetto al recente passato. In una gara che si annuncia potenziale capolinea per entrambi i tecnici.