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La Maratona è quasi un'anonima curva: i tifosi devono salvarla

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it

E’ stata e per certi aspetti lo è ancora il dodicesimo uomo in campo, che prende per mano la squadra e le dà forza sospingendola amorevolmente verso il traguardo, ma bisogna avere il coraggio di dirlo, anzi di urlarlo, la Maratona non è più la curva più bella d’Italia, d’Europa e del mondo. La Maratona ormai è sempre più un pallido ricordo, un vecchio abito scolorito dal tempo che passa. Che dolore. Certo anni di mediocrità sul campo non hanno aiutato, l’ultimo successo sportivo del Torino risale alla stagione 1992-1993 con la vittoria della Coppa Italia, mentre per l’ultimo scudetto bisogna andare ancora più indietro al 1975-1976, e anche i successi della Primavera ormai sono datati: il titolo di campioni d’Italia risale al 1991-1992 e l’ultima Coppa Italia è del 1989-1990; una volta il vivaio granata era fra i più importanti d’Italia ora va avanti grazie al mastodontico lavoro di appassionati e competenti dirigenti e allenatori, che fanno il possibile per formare i nuovi calciatori raccogliendo persino qualche successo che potrebbe però essere ben maggiore se fosse dato loro maggior supporto. In mancanza di risultati sportivi anche i tifosi sono entrati in una spirale di rassegnazione e di frustrazione e così poco alla volta i cori sono diminuiti e le coreografie come gli striscioni spariti. L’amore per i colori granata rimane, ma viene vissuto in maniera personale, quasi intima, non più come una travolgente e coinvolgente gioia collettiva.

Certo le nuove regole per l’accesso agli stadi, per non parlare degli stadi stessi vecchi e poco funzionali, il proliferare delle partite in tv e aggiungiamoci anche la crescente crisi economica hanno contribuito pesantemente a modificate il tifo, però nonostante tutto rimane forte il rimpianto per “La Maratona”. All’interno delle curve, e così anche in Maratona, ci sono sempre stati gruppi che seppur uniti dalla stessa fede calcistica erano un po’ rivali, con qualche invidia e gelosia, e a seconda dei periodi prevalevano per importanza gli uni sugli altri. Ma questa era sana competizione, voglia di essere i migliori e faceva bene alla curva perché la stimolava, la rendeva unica e magica. Oggi quella sana rivalità è diventata contrapposizione che crea immobilismo, che fa prevalere la rivalità distruttiva e provoca solo il male della Maratona, che la fa diventare anonima e le ha fatto perdere l’indiscusso scettro di curva più bella d’Italia.

La lenta decadenza della Maratona avvantaggia qualcuno? Certamente sì, avvantaggia chi non vuole bene al Toro, chi lo vuole ridurre a squadretta locale, chi vede la gloriosa società granata come mera fonte di speculazione. La Maratona può tornare ad essere la splendida curva di un tempo? Forse sì, forse i tifosi sono ancora in tempo per salvarla e salvarsi. Ma devono fare in fretta, aprire gli occhi e impedire a chi fomenta divisioni di prendere il sopravvento e rovinare tutto. Anni di grande tifo non possono essere dilapidati, la Maratona non è ancora morta perché c’è, magari un po’ nascosta nel cuore di ogni tifoso, ma c’è. Bisogna solo che riemerga, che torni a splendere alla luce del sole, che tiri fuori la voce. Le incomprensioni che dividono possono essere superate, basta volerlo, i colori granata innanzitutto e lo spirito di fratellanza in nome del Toro deve essere recuperato, altrimenti un giorno fra qualche anno la realtà presenterà il suo conto e decreterà la sparizione di quel grande patrimonio morale che è il valore dell’essere granata. Il Toro inteso come squadra sta tornando in serie A, la Maratona lo sta accompagnando, ma non può arrivarci con il vestito di tutti i giorni deve indossare l’abito della festa.