La Ventura dello spettacolo tramite il possesso palla
“Mettersi nei panni dei calciatori per poterli stimolare e rafforzare la determinazione, aiutandoli a costruirsi una mentalità con una costante applicazione sul lavoro”: questa è la filosofia che sta alla base del metodo di lavoro di Giampiero Ventura. A questo si aggiunge che il possesso palla è il fondamento della sua concezione del gioco del calcio, come riportato nella tesi: “Il possesso palla nel 3-4-3”, scritta dal neo-allenatore del Torino per il Corso Master per l’abilitazione a diventare professionista di prima categoria, che si trova nel suo sito internet. Il possesso palla nel 3-4-3 “traduce in sostanza il mio modo di vedere e di interpretare il gioco del calcio per dare un mio personale contributo al suo sviluppo attuale e futuro”. “La mentalità - spiega il mister - che guida la mia interpretazione del gioco del calcio è finalizzata alla produzione di uno spettacolo sportivo di alta qualità, del quale godere io stesso”.
A mister Ventura piace il calcio attivo che privilegia il protagonismo sportivo. “La mia proposta tende a produrre un calcio di tipo "attivo" poiché tende a costruire una mentalità di tipo costruttivo nel complesso gruppo-squadra, facendo leva sulla volontà principale di protagonismo sportivo: "più gestisco, più determino". L'abilità nella gestione del possesso di palla, con il fine di determinare il gioco, mette nelle condizioni più favorevoli la nostra squadra per fare risultato”. Per attuare un calcio di questo tipo Ventura individua cinque punti imprescindibili: “Primo: attraverso il possesso di palla possiamo e dobbiamo raggiungere lo scopo di ottenere in ogni zona del campo la superiorità numerica. Secondo: Abituare ogni giocatore a saper decidere nel più breve tempo possibile la soluzione di gioco più vantaggiosa. Terzo: La parte fondamentale del lavoro deve essere indirizzata per abituare il possessore di palla e i propri compagni alla creazione e allo sfruttamento degli spazi liberi. Quarto: Questo significa saper valutare la propria posizione in rapporto al pallone, tenendo conto dell'atteggiamento di compagni e avversari. Quinto: Riuscire ad abituare i giocatori a pensare ed agire in funzione del collettivo. Lo scopo finale è non solo di poter sviluppare il possesso di palla in funzione delle tematiche tattiche da adottare, cosa che rappresenta un indubbio vantaggio per la squadra, ma anche di arrivare ad un tale grado di automatismo nel realizzarlo da sembrare un comportamento dettato da talento naturale; ne deriverà un vantaggio per il giocatore e per la Società”.
“E’ possibile fare un buon possesso di palla al di là di qualsiasi sviluppo di gioco senza la "disponibilità mentale" del gruppo?” si chiede Ventura e, grazie alla sua lunga esperienza di allenatore, così si risponde: ”La mia opinione è che non si possa assolutamente prescindere da questa "disponibilità mentale". E' necessaria dunque una profonda trasformazione della mentalità dei calciatori, troppo spesso abituati a coltivare "l'orticello" della propria prestazione e a non pensare in funzione del collettivo. Si tratta cioè di operare una trasformazione a livello psicologico; solo dopo aver compiuto questo passo sarà possibile intervenire nella pratica. Ma per compiere questa trasformazione è necessario che il calciatore capisca il perché di quello che fa, cioè la finalità del possesso di palla per migliorare le opportunità offensive del collettivo, rendendolo sempre più in grado di determinare l'andamento della gara”.
E’ chiaro che il possesso palla per Ventura non vuol dire gioco sterile fine a se stesso, ma tutto è finalizzato alla conclusione vincente dell’azione. “II possesso di palla nel mio metodo di gioco è visto e sviluppato soprattutto nella fase del gioco conclusivo (possesso = attacco = gioco offensivo). II protrarsi dello scambio di palla tra i miei giocatori è visto come fase "preparatoria" all'azione concludente. Questa preparazione mira a far assumere gradualmente alla squadra avversaria una posizione in campo meno idonea alla difesa, liberando l'uomo "giusto" al posto ed al momento giusto, innescando con un margine di errore minore la combinazione collettiva predisposta”. Prosegue poi nel suo ragionamento: “E' evidente che il possessore del pallone avrà e dovrà sempre avere, se il collettivo si comporta in maniera coordinata, come minimo tre soluzioni per proporre un'azione, delle quali una estremamente vantaggiosa”.
Il calciatore deve essere messo nella condizione di usare la testa prima dei piedi per trovare nel modo più rapido le soluzioni migliori. “Una volta realizzato un ottimo possesso di palla, ci si rende conto di avere maggiori possibilità di scelta, potendo dare poi libero sfogo alle proprie caratteristiche e capacità creative ed interpretative. A volte si vedono i grandi giocatori usare mezzi semplici per ottenere grandi risultati, a dimostrazione del fatto che non è tanto importante eseguire, quanto scegliere e valutare quando eseguire al di là delle capacità tecniche individuali. Tutto si apprende acquisendo la capacità di dare risposte a situazioni sempre diverse. Questa continua verifica cosciente fra causa ed effetto crea l'abilità tattica. La fase successiva sarà la stabilizzazione di questa capacità in modo da rendere le risposte sempre più sicure, precise e rapide. L'uso ripetitivo dei concetti consente la loro interiorizzazione e memorizzazione. Solo dopo aver acquisito la sensibilità di riconoscere i propri automatismi, il giocatore li potrà modificare in funzione dello scopo da raggiungere. Per questo non parlo mai di schemi ma sempre di proposte, poiché dissento da chi parla di spersonalizzazione del giocatore, mentre invece credo che sia utile aiutarlo nelle varie interpretazioni attraverso l'aumento delle sue conoscenze”. Per farlo è fondamentale il ruolo dell’allenatore abbinato alla volontà del giocatore di collaborare con lui e ad un ambiente positivo nel quale lavorare serenamente. “La figura dell'allenatore assume un ruolo molto importante e in particolare la maniera di porsi dell'allenatore che deve proporre e motivare e non imporre, al fine di richiamare l'attenzione dei giocatori sui particolari per abituarli ad affrontare e risolvere le varie problematiche. Da parte del giocatore deve esserci la disponibilità, l'entusiasmo, la predisposizione ad essere coinvolto. Infine, ma non ultimo, l'ambiente in cui si lavora deve essere sereno, costruttivo e non certo repressivo”.