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L’asticella si è alzata e anche il mercato deve adeguarsi

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it

Arrivare settimi conquistando cinquantasette punti è un bel traguardo per una squadra come il Torino che negli ultimi dieci campionati ne ha trascorsi cinque in serie B, quindi la società granata è giunta al punto di doversi definitivamente confermare lasciandosi alle spalle per sempre il campionato cadetto e posizionandosi stabilmente nella parte sinistra della classifica con vista sull’Europa che non deve più essere solo una chimera, ma diventare un traguardo raggiungibile.

 

A parte quello che scaturirà domani sul far della sera dalla decisione dell’Alta Corte di Giustizia Sportiva del Coni che chiamata a decidere se concedere o meno la licenza Uefa al Parma. Pare che si stiano affievolendo sempre di più le possibilità per il club emiliano stando a quanto detto ieri a Coverciano dal presidente federale Giancarlo Abete: “La situazione è molto chiara, c’è un club, il Parma, che porta avanti la propria tesi, un altro, il Torino, che è cointeressato. E’ una fattispecie che va correttamente inserita nelle norme internazionali Uefa che sono molto chiare e rigide. Noi siamo rispettosi delle decisioni dell’Alta Corte dove ci sono elementi di altissima qualità. La Figc garantisce la piena autonomia degli organismi giudicanti la cui peculiarità è garanzia della stessa autonomia” (dichiarazioni riportate oggi da Tuttosport a pagina nove in un articolo a firma Marco Bo e Stefano Salandin). Chiaramente il presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, nonché membro del Comitato Esecutivo della Uefa con la carica di terzo vice-presidente, per i ruoli che ricopre non può dire di più, ma il solo fatto che sottolinei che le norme Uefa sono chiare e rigide ha un significato e di conseguenza se la norma stabilisce che l’Irpef debba essere versata entro il 31 marzo e il Parma, anche se solo per una parte della cifra molto ridotta e ammettiamo pure in buona fede, non lo ha fatto si trova in difetto, quindi se la prima e la seconda Commissione hanno negato ai Ducali la licenza in teoria dovrebbe succedere altrettanto anche da parte dell’Alta Corte. La conseguenza è che ai preliminari di Europa League dovrebbe accedere il Torino.

 

Tornando al discorso sul Torino e sul suo futuro, a prescindere se disputerà o meno i preliminari di Europa League, l’asticella degli obiettivi dopo quest’ultima stagione si è alzata e se non si vuole vanificare quanto finora fatto si deve programmare tenendo presente che puntare al quinto-sesto posto in campionato e ad andare più avanti possibile in Coppa Italia comporta inevitabilmente avere una rosa di qualità superiore rispetto a quella di una squadra che lotta al più per una salvezza tranquilla. Al momento di certezze ci sono i rinnovi di Vives, Glik e Padelli e l’arrivo di Jansson, oltre che beninteso tutti i giocatori che non sono in scadenza di contratto e interamente di proprietà del Torino Fc, quindi inclusi Cerci e Darmian, tanto per citare due nomi di calciatori di primo piano e chiacchierati in ottica calciomercato. Altra certezza, anche se manca l’ufficialità, è la cessione di Immobile. Il calciomercato aprirà ufficialmente il primo luglio e le comproprietà vanno risolte prima del 20 giugno altrimenti sono inevitabili le buste, quindi i tempi ci sono per allestire una rosa competitiva, però il tempo non può essere lasciato trascorrere senza prendere velocemente decisioni importanti perché trovare un terzino sinistro valido, rifondare l’attacco, poiché senza Immobile i piani cambiano, e aggiungere qualità al centrocampo non è cosa da poco, anzi.

 

Vanno benissimo i giovani che vogliono emergere, ma servono anche giocatori esperti altrimenti ci si affida a scommesse e come tali possono essere vinte o perse. Nella prossima stagione il Torino non deve più ripetere partite come quella con il Livorno nel girone d’andata, o come quelle con il Bologna e la Sampdoria, senza neppure citarne altre con squadre più forti, perché gettare via otto punti quando se ne potevano fare almeno sei è un lusso che nessuna squadra può permettersi, figuriamoci una che ambisce a giocare in Europa. I giocatori giovani fisiologicamente possono incappare in svarioni del tutto accettabili e comprensibili, ma se al loro fianco in campo ci sono compagni esperti, magari compensano e a fine partita si parla se non di vittoria almeno di pareggio e non di sconfitta. Una partita nell’arco della stagione può andare storta per propria sbadataggine, capita anche ai grandissimi club, ma non più di una e crescere a livello collettivo è anche questo. Un numero adeguato di giocatori equamente diviso fra giovani ed esperti dà un certo tipo di garanzie e non lascia troppo spazio alla fortuna o al caso che dir si voglia. La storia insegna che il Torino deve conquistare le cose sul campo, oltretutto ogni tanto qualche bastone fra le ruote lo ha ricevuto, e affidarsi alla fortuna o al caso finora non ha mai ripagato. I tifosi non vogliono più che l’urlo di gioia gli si smorzi in gola, ma vogliono gridare a pieni polmoni la loro felicità per i risultati ottenuti e non solo sperati.


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