Le difficoltà emergono e servono urgenti soluzioni
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Nessuno pensava che la serie A sarebbe stata una passeggiata in pianura su una strada ben asfaltata e quindi nessuno pretende che il Torino, dopo tre anni consecutivi di serie B, esprima un gioco di alta qualità, vinca tutte le partite e che i suoi giocatori siano i più forti della categoria. Faticano squadre come il Milan, la Sampdoria, altra neo promossa, perde da quattro turni, di conseguenza non è uno scandalo che il Torino in nove partite abbia vinto due volte, pareggiato quattro e perso tre per un totale di dieci punti che in classifica sono nove causa la penalizzazione iniziale di meno uno. Quello che mette in apprensione è che finora i granata hanno affrontato parecchie squadre alla portata e in queste gare in più di un’occasione sono arrivati meno punti di quanto fosse lecito attendersi. Qualche episodio arbitrale non favorevole con falli sanzionati con eccessiva severità c’è stato, ma questo non cancella i problemi del Torino. Con tali premesse adesso che il calendario propone scontri con squadre qualitativamente superiori come si fa a pensare che il Torino possa raccogliere i punti necessari per rimanere distante dal terz’ultimo posto? Per carità nel calcio capita che si perda con l’ultima in classifica e si vinca con la prima, però un conto è una cosa che ogni tanto accade, tutto un altro è che avvenga.
Non si vuole mettere sotto accusa nessuno e neppure creare un clima teso però i numeri (elaborati da Panini Digital), che non sono soggetti a interpretazioni di parte, dimostrano che il Torino ha delle lacune. Con il Siena 0-0, pareggio in trasferta all’esordio in A con percentuale possesso palla (63 Torino a 37 Siena), palle giocate (591 a 377), percentuale passaggi riusciti (73,6 a 56,5), supremazia territoriale (9’:43’’ a 6’:47’’), percentuale di attacco alla porta (55,4 a 33,3) e tiri verso la porta (8 a 5) nettamente a favore dei granata. Segnare non era impossibile, ma non è stato fatto, però era la prima partita e bisognava riprendere confidenza con la massima divisione e per alcuni giocatori era la prima volta in assoluto che si confrontavano con un tale palcoscenico, quindi il pareggio è da accettare. Con il neo promosso Pescara netta vittoria casalinga per 3 a 0, tutto bene, ma c’è da ricordare che gli abruzzesi dal 27’ erano in inferiorità numerica per espulsione di Terlizzi e fino a quel momento il risultato era sullo zero a zero. Con l’Inter la sconfitta per 2 a 0 fra le mura amiche ci sta, i valori in campo erano nettamente differenti per qualità ed esperienza dei giocatori. Con la neo promossa Sampdoria 1-1, altro pareggio in trasferta con percentuale possesso palla (47 Torino a 53 Sampdoria), palle giocate (491 a 537), percentuale passaggi riusciti (66,8 a 69,7), supremazia territoriale (8’:26’’ a 8’:42’’), percentuale di attacco alla porta (46,2 a 50) e tiri verso la porta (12 a 16) avendo Gillet effettuato più di una parata importante e che il gol granata era arrivato su rigore e in parecchie occasioni il Torino pur arrivando al tiro finale non ha inquadrato lo specchio della porta; tutto sommato il risultato è da considerarsi equo per le occasioni mancate da entrambe le parti. Con l’Udinese 0-0 casalingo, con percentuale possesso palla (55 Torino a 45 Udinese), palle giocate (579 a 483), percentuale passaggi riusciti (61,8 a 56,6), supremazia territoriale (9’:40’’ a 7’:06’’), percentuale di attacco alla porta (40,5 a 36,9) e tiri verso la porta (11 a 6) anche in questo caso nettamente a favore dei granata e seppur i friulani siano da considerarsi superiori nello specifico il Torino aveva la possibilità di raccogliere di più. Con l’Atalanta vittoria esterna 5-1, ma nel secondo tempo i padroni di casa hanno giocato molto al di sotto di quanto avevano fatto vedere nella prima parte della gara, finita in parità uno a uno, lasciando al Torino quasi campo libero senza riuscire a contrastarlo adeguatamente. Con il Cagliari sconfitta 0-1 in casa, con percentuale possesso palla (47 Torino a 53 Cagliari), palle giocate (524 a 554), percentuale passaggi riusciti (62,5 a 66), supremazia territoriale (9’:10’’ a 8’:51’’), percentuale di attacco alla porta (45,7 a 53,1) e tiri verso la porta (9 a 13) i sardi avevano soli due punti in classifica - anche a causa della sconfitta a tavolino con la Roma per non aver disputato la gara per questioni di ordine pubblico seguenti a dichiarazioni del presidente Cellino sull’accessibilità allo stadio – e avevano appena cambiato l’allenatore quindi i granata avrebbero potuto fare meglio come ammesso da Ventura: “L’unica partita che abbiamo disputato sotto tono è stata quella con il Cagliari” e di conseguenza incamerare almeno un punto. Con il Palermo 0-0 in trasferta, con percentuale possesso palla (55 Torino a 55 Palermo), palle giocate (546 a 519), percentuale passaggi riusciti (61,7 a 60,4), supremazia territoriale (7’:21’’ a 10’:02’’), percentuale di attacco alla porta (43,2 a 54,8) e tiri verso la porta (11 a 21) Gillet si è superato ed è stato determinante parando molti tiri da fuori area e i compagni non hanno saputo sfruttare a dovere le occasioni capitate, quindi alla fine il punto portato a casa è da considerarsi tanta roba. Con il Parma sconfitta casalinga per 3-1, con percentuale possesso palla (52 Torino a 48 Parma), palle giocate (591 a 547), percentuale passaggi riusciti (71,6 a 70,2), supremazia territoriale (10’:58’’ a 11’:21’’), percentuale di attacco alla porta (45,9 a 52,2) e tiri verso la porta (11 a 13), è vero che dal 53’ il Torino ha giocato in dieci per l’espulsione di Sansone e fino a quel momento il risultato era zero a zero e che Rosi non è stato ammonito per un fallo dello stesso tipo e Lucarelli non ha ricevuto la seconda ammonizione che avrebbe comportato anche per lui l’espulsione, però i granata non hanno prodotto un gioco che potesse mettere in vera difficoltà gli emiliani che prima della gara avevano i loro stessi punti, non erano mai riusciti a vincere fuori casa e non segnavano molto.
Negare i problemi, piccoli o grandi che siano, è controproducente. I dubbi che a fine mercato tifosi e addetti ai lavori avevano sulla rosa del Torino stanno emergendo: mancanza di un attaccante che garantisca con una discreta continuità di segnare; assenza di un regista che sia determinante nell’impostare la manovra offensiva; inesperienza di alcuni giocatori giovani che non possono garantire padronanza e scaltrezza del gioco e continuità di rendimento, questo è un lusso che si possono permettere le grandi squadre e non chi ha come obiettivo salvarsi; inadeguatezza tecnica di alcuni calciatori che per caratteristiche non sono del tutto funzionali al tipo di gioco che vuole l’allenatore; abbondanza in percentuale di giocatori che in serie A non aveva mai militato o lo aveva fatto pochissimo.
Dopo nove giornate di campionato nessuno pensa che il Torino sia spacciato o che non possa raggiungere l’obiettivo prefissato questo anche se dalle trasferte con la Lazio e il Napoli tornasse senza neppure un punticino. Farà, però, molta fatica e rischierà di non salvarsi se non saranno subito trovate soluzioni tattiche per ovviare ai problemi, in attesa che a gennaio alla riapertura del mercato si cedano i calciatori che non possono dare abbastanza garanzie e se ne prendano altri che invece ne diano a sufficienza. Impegno, dedizione, spirito di sacrificio e tanta applicazione nel lavoro quotidiano non bastano per vincere le partite, la quadra va ricercata e trovata altrove.