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Le grandi trattative del Torino - 1967, Pulici diventa "Puliciclone" dopo che Herrera lo scartò dall'Inter

di Emanuele Pastorella

Dici Pulici, pensi al Toro. Perché il legame che si è creato tra l’ex attaccante e il granata è un qualcosa di indissolubile: non solo per i numeri, che lo hanno portato ad essere il giocatore più prolifico di tutti i tempi, ma anche per ciò che ha rappresentato, che rappresenta e che rappresenterà Pulici per il Toro e il Toro per Pulici. Una storia d’amore iniziata nel 1967, quando ancora era un ragazzino nemmeno maggiorenne. 

Gli osservatori di Orfeo Pianelli, il presidente granata di quel periodo, lo scovano nelle giovanili del Legnano e lo portano sotto la Mole. Eppure, per Pulici dovevano aprirsi le porte dell’Inter: aveva fatto un provino con i nerazzurri, fu clamorosamente scartato da Herrera. “Quell’11 lì è troppo veloce, non può fare il calciatore” disse il tecnico secondo i racconti dell’epoca. E allora Pulici arriva al Toro, non sapendo però che con i granata avrebbe vinto tutto ciò che c’era da vincere: due campionati Primavera, due coppe Italia e uno storico Scudetto, ancora oggi l’ultimo a cucirsi sulle casacche del Toro.

E’ un idolo assoluto, simbolo granata, che però non cominciò alla grande la sua esperienza al Toro. Nelle prime tre stagioni in prima squadra segna appena 16 gol complessivi, poi l’arrivo di chi gli cambia vita e carriera: Gustavo Giagnoni si siede sulla panchina granata, vede un talento incredibile in Pulici che però ancora non è riuscito ad esprimere al meglio. Per questo lo costringe ai lavori forzati, mettendolo davanti a un muretto a calciare il pallone, di destro e di sinistro, per migliorare la tecnica di base. E da lì, Pulici esplode definitivamente: alla fine saranno 172 reti totali, nessuno è riuscito a fare meglio in oltre cento anni di storia granata. “Ho segnato così tanto perché la gente mi faceva capire dove fosse la porta: anche di spalle, sapevo perfettamente dove mi trovavo” racconta Pulici. Anzi, “Puliciclone”: così lo soprannominò Gianni Brera, estasiato dalle sue prestazioni. In Nazionale, però, non ebbe grande fortuna. “Sono l’unico giocatore ad essere stato capocannoniere per tre volte e ad aver fatto due Mondiali in tribuna: mi dicevano che non giocavo perché ero del Toro, non della Juve” la rivelazione di Pulici sul suo rapporto conflittuale con l’azzurro.