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Le grandi trattative del Torino - 1984, Leo Junior e quelle garanzie sul ruolo

di Emanuele Pastorella

E’ il più forte brasiliano ad aver mai indossato la maglia del Toro, o forse proprio lo straniero in generale più talentuoso ad essere transitato sotto la Mole sponda granata. Leovegildo Lins da Gama Júnior è un nome che probabilmente dirà poco, meglio chiamarlo semplicemente Leo Junior. Una vita da terzino, prima a destra e poi a sinistra, perché per lui era esattamente lo stesso: nonostante fosse un destro naturale, sapeva usare alla perfezione anche il mancino. Dalle giovanili alla prima squadra con il Flamengo, oltre a una presenza fissa nella Seleçao, poi nell’estate del 1984 la chiamata dall’Italia.

Lo vuole il Napoli, alla fine però la spunta il Toro: il presidente Sergio Rossi e l’uomo mercato Luciano Moggi confezionano l’affare, il brasiliano sbarca sotto la Mole per due milioni di dollari. La sede di corso Vittorio Emanuele si trasforma in Rio de Janeiro, migliaia di tifosi sono in festa tra musica e balli carioca. La trattativa, però, non è delle più semplici, perché Leo Junior pretende delle garanzie. E, stranamente, non sono di natura economica, bensì tecnica: il brasiliano ha già trent’anni, giocare sulla fascia è troppo dispendioso e vuole giocare da regista davanti alla difesa. Il tecnico Radice accetta, tra Junior e Dossena nascerà una coppia di centrocampisti che farà le fortune di quel Toro. Per eleganza e classe, diventerà tra i giocatori più forti ad aver vestito il granata. Lo scudetto dell’85 finirà all’Hellas Verona per pochi punti, ma la tifoseria è pazza di Leo: verrà rinominato “papà Junior”, vista la sua non giovanissima età.

Il matrimonio, però, dura soltanto tre anni, poi vengono a galla i dissidi con l’allenatore. Radice lo sostituisce durante la sfida europea contro l’Hajduk nella stagione 1986/1987, tra accuse reciproche l’idillio finisce. “Se vincevamo era merito di Radice, se perdevamo era colpa di Junior e Dossena” le rivelazioni del brasiliano qualche anno dopo. Alla fine saranno 86 presenze e 12 reti, compresi i due gettoni collezionati al suo ritorno in granata nel ’91, giusto in tempo per vincere una Mitropa Cup.


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