Le indicazioni di Cerci e Barreto vanno ascoltate
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
“Purtroppo quando ricevo poche palle per me è difficile. Ormai gli avversari riescono a mettermi maggiore pressione marcandomi con più uomini di conseguenza la palla deve essermi data più velocemente, ma la squadra questo lo sa, anche se non è riuscita a farlo e quindi è tutta la squadra che ci rimette perché io non entro subito in gioco” così diceva Alessio Cerci al termine della partita con la Juventus. Mentre un po’ di tempo fa Paulo Vitor de Souza Barreto (come riportato oggi da Tuttosport in un articolo a pagina undici a firma di Marco Bo) raccontava: “E’ impossibile per una punta del Torino fare tutti i novanta minuti perché col tipo di pressing e lavoro che viene richiesto si rischierebbe di essere portati via con l’ambulanza”. Le parole dei due giocatori che sono i pupilli di mister Ventura sono dei gridi d’allarme che non possono essere ignorati. Il peso di queste parole è grande proprio perché provengono da quei due giocatori e non da calciatori che vedono il campo durante le partite ufficiali il più delle volte stando accomodati in panchina, solo perché adesso il regolamento prevede che si portino a disposizione dodici giocatori altrimenti le gare le vedrebbero anche dalla tribuna, poiché non rientrano appieno nei piani tecnici e di gioco dell’allenatore.
Il Torino alla venticinquesima giornata, al termine della partita con l’Atalanta, aveva trentuno punti (trentadue considerando la penalizzazione iniziale di meno uno) e quindi aveva conquistato in media 1,28 punti a gara e mancavano solo nove punti al traguardo dei famosi quaranta. Da quel fatidico giorno, era il diciassette febbraio, ha giocato altre nove partite incrementando di soli cinque punti il proprio bottino e tenendo una media di 0,5 punti a gara, quindi più che dimezzandola. E’ vero che in queste nove gare i granata hanno dovuto incontrare squadre del calibro di Lazio, Napoli, Roma, Fiorentina e Juventus, ma è altrettanto vero che hanno affrontato anche Cagliari, Palermo, Parma e Bologna racimolando con queste quattro squadre, che erano assolutamente alla loro portata, la bellezza di due punti. Nello stesso periodo nel girone d’andata i punti conquistati erano stati sette, due in più che non sono tanti, ma comunque rappresentano sempre qualche cosa, soprattutto per una squadra che ha l’obiettivo di salvarsi.
E’ evidente che nel Torino qualche problema c’è, a prescindere da infortuni e sviste arbitrali, e le parole di Cerci e Barreto lo sottolineano. Attenzione i due giocatori non hanno parlato per polemizzare, ma semplicemente hanno espresso ciò che è sotto gli occhi di tutti: il gioco attuato dal Torino è sì propositivo, ma allo stesso tempo molto dispendioso e pretende che tutti diano il massimo. Il 4-2-4 è un modulo difficile da sostenere e richiede energie elevate e giocatori di grande qualità, infatti, a parte il Torino, nessuno lo utilizza in serie A. A quattro giornate dalla fine e con un margine sulle terzultime che si è ridotto a quattro lunghezze l’imperativo categorico per il Torino è conquistare quei quattro punti che servono per avere la certezza di mantenere la categoria. Per farlo è doveroso trovare soluzioni tattiche che permettano ai giocatori in campo di non esaurire tutte le forze nel tentativo di sviluppare il gioco richiesto dall’allenatore e che le energie siano invece utilizzate per creare difficoltà agli avversari e non subire gol nei minuti finali, che troppe volte hanno tolto punti preziosi al Torino. Ventura pretende che i suoi calciatori giochino sempre la palla e non la buttino mai via nemmeno quando sono pressati dagli avversari, magari cambiare in parte anche questo atteggiamento potrebbe rivelarsi utile, non sarà bello spedire la palla in tribuna, ma può fare la differenza se impedisce al giocatore avversario di turno di arrivare alla conclusione in porta o d’interrompere anche a centrocampo un’azione che può diventare pericolosa.
I giocatori del Torino devono assolutamente aumentare la concentrazione soprattutto nell’ultimo quarto d’ora delle partite, ma devono anche essere messi nella condizione di utilizzare al meglio tutte le energie rimanenti e se qualcuno è a corto d’ossigeno, poiché ha tirato la carretta finora, concederli un po’ di riposo e utilizzare chi ha giocato ben poco non sarebbe un’eresia, anche perché la voglia di mettersi in mostra in qualche caso può persino portare a strafare facendo commettere errori, però può essere il valore aggiunto che cancella eventuali lacune e contribuisce a conquistare quei famosi quattro punti che servono. Errare è umano, ma perseverare è diabolico.