L’effetto boomerang sul Torino della clausola per Belotti
Fonte: Elena Rossin
Era il quattro dicembre quando fu annunciato l’adeguamento del contratto a Belotti e l’inserimento della cosiddetta clausola rescissoria da cento milioni valida per l’estero. Una cifra sicuramente eccessiva per un giocatore bravo e in crescita esponenziale, ma non ancora un top player. Il Torino si trovava al settimo posto grazie ai venticinque punti conquistati ed era a sole due lunghezze di distanza dal terzetto formato da Lazio, Atalanta e Napoli, quindi in piena corsa per l’Europa League. Nonostante la sconfitta con la Sampdoria c’era grande entusiasmo nell’ambiente granata e se anche la difesa era un po’ ballerina, i diciannove gol subiti in quindici giornate non erano pochi e qualche preoccupazione la destavano, ma a questo sopperivano i trentuno segnati e con una differenza reti in positivo di dodici sembrava che la squadra, pur uscita incompleta dal mercato estivo, dovesse aggiustare il tiro in fase difensiva e incrementare i punti in trasferta per continuare la sua marcia verso l’obiettivo europeo. Così non è stato, purtroppo.
Proprio dalla sconfitta con la Sampdoria è iniziata la fase decadente perché si sono susseguite altre due battute d’arresto con Juventus e Napoli, che ci potevano stare poiché il divario con queste formazioni era molto ampio dal punto di vista qualitativo. La vittoria con il Genoa alla fine dell’anno aveva fatto pensare che il periodo no fosse archiviato, anche perché con l’imminente apertura del mercato invernale i doverosi rinforzi sarebbero potuti arrivare. Ma è stata solo un’illusione perché da allora, era il ventidue dicembre, il Torino non ha più vinto. Nell’anno nuovo i pareggi con Sassuolo e Milan, l’uscita dalla Coppa Italia per opera della squadra di Montella, la sconfitta con il Bologna e ancora due pareggi con Atalanta ed Empoli. Sette punti in nove partite sono un trend da retrocessione, non esiste questo pericolo per i granata, ma non si può non sottolineare la pochezza di quanto raccolto, anche in proporzione agli avversari affrontati, infatti, solo Juventus, Napoli e Milan erano superiori. Il mercato poi ha portato solo Iturbe e Carlão, non sufficienti per rinforzare adeguatamente la rosa. La conseguenza è stata che il Torino dal settimo posto è scivolato al nono e la distanza dal quinto posto, l’ultimo utile per l’Europa League e attualmente occupato dall’Inter e dall’Atalanta, si è ampliato da due a dieci punti in meno e in mezzo si sono collocati il Milan e la Fiorentina. Di fatto per i granata la corsa si è interrotta e l’obiettivo può dirsi sfumato, anche se mancano ancora quindici partite alla fine del campionato.
Sarà stata una coincidenza, ma guarda caso la parabola discendente della squadra di Mihajlovic è iniziata da quando è stato annunciato, ma se ne parlava già da qualche tempo, l’adeguamento del contratto a Belotti e l’inserimento della cosiddetta clausola rescissoria da cento milioni valida per l’estero. Asserire con assoluta certezza che questo non abbia almeno un pochino destabilizzato lo spogliatoio non è possibile. Il gioco si è involuto, la coesione in campo fra i giocatori è scemata, qualche malumore all’interno dello spogliatoio è nato e gli episodi dei rigori “scippati” a Belotti prima da Ljajic e poi da Falque sono indizi. Soprattutto la dice lunga l’immagine del totale disinteresse dei compagni quando Falque ha tirato il penalty a Empoli, tutti distanti dal limite dell’area e alcuni anche girati di spalle, quindi con nessuno pronto a entrare in area per ribattere un’eventuale respinta di Skopupski, come poi si è verificato.
E’ difficile mantenere coeso un gruppo nei momenti di difficoltà e lo è ancora di più quando un elemento, nel caso Belotti, continua sì a segnare, ma questo non basta per vincere. Belotti senza i compagni non sarebbe arrivato a ottenere una clausola rescissoria da cento milioni e la conseguente possibilità di trovare un club che sia disposto a pagarla offrendo a lui un contratto principesco, o comunque molto superiore a quello che ha qualsiasi attuale giocatore del Torino. Gli altri calciatori lo sanno, ma loro non hanno la stessa possibilità, certo potrebbero conquistarsela a suon di prestazioni di alto livello, però, soprattutto per gli attaccanti dover aiutare il “Gallo” nella sua individuale marcia trionfale rinunciando a segnare loro qualche gol, che potrebbe incrementare lo stipendio grazie ai bonus che quasi sempre sono inseriti nei contratti degli attaccanti, è un sacrificio. La cosiddetta clausola rescissoria di Belotti sta avendo un effetto boomerang sul Torino, prima o poi farà guadagnare a Cairo una cifra elevatissima, ma al momento ha infranto il sogno europeo dei granata con tutte le conseguenze che ne comportano, dal più probabile addio a fine stagione dei giocatori più forti, Hart e Belotti su tutti, ai mancati introiti per l’approdo in Europa League, al dover riprogrammare un progetto che sembrava ben avviato.