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Lerda: “Con il Pescara dobbiamo vincere, come non importa”

di Elena Rossin
Il mister granata Franco Lerda

Quella con il Pescara “è una gara speciale” non lo nasconde Lerda e ne è profondamente consapevole. A infondere fiducia al tecnico granata sono il recupero di Pratali e Pellicori, ma soprattutto la consapevolezza che i suoi ragazzi hanno recuperato, dopo la sconfitta con il Novara, sia dal punto di vista fisico sia da quello mentale.
 

Da buon condottiero il mister granata per l’ennesima volta, come sempre ha fatto durante questa stagione, si assume tutte le responsabilità e chiede ai giocatori di non avere paura di niente e di nessuno e di scendere in campo concentrati perché, come dice sempre, “è la testa che comanda in ogni attività”. A chi gli fa notare che in una situazione così delicata rispetto ad altri suoi colleghi è più calmo, sorride e afferma di “essere un po’ matto”. Racconta di aver già vissuto situazioni simili e che proprio nei momenti più critici riesce ad essere più se stesso. Poi, forse anche un po’ per esorcizzare il momento, si augura di riuscire a rimandare l’esonero, anche perché finora non gli è mai capitato e non vorrebbe che si verificasse proprio quando è l’allenatore del Torino, squadra nelle cui giovanili è cresciuto. La tranquillità di Lerda è figlia anche del fatto che “nella vita il percorso ognuno di noi se lo sceglie e solo chi non fa nulla non sbaglia mai”.

Il mister ha la certezza che lo spogliatoio non sia spaccato, come da più parti affermato in questi ultimi giorni, ma non nega che, come sempre accade, in gruppi di venticinque-ventisei persone qualcuno possa essere meno contento di altri. Nei periodi di difficoltà è facile che prevalga l’io sul noi e che qualche alibi possa esserci e venir utilizzato da chi è meno bravo per non assumersi in pieno le proprie responsabilità e fare un po’ di scaricabarile.
 

Contro il Pescara “abbiamo bisogno di una vittoria – afferma perentoriamente Lerda -, il come domani è meno importante di altre volte”. Di moduli di gioco o di fortuna non ne vuole neppure parlare, l’allenatore granata. Ribadisce che il suo Toro gioca sempre con quattro difensori, due centrocampisti e due ali larghe e due attaccanti. Manifesta rispetto senza timore per gli abruzzesi che sono una squadra “attrezzata, esperta e fisica, soprattutto nella zona centrale del campo” e che varia il modulo di gioco a seconda dell’avversario, infatti si aspetta che Di Francesco imposti il gioco per ostacolare i granata.
 

Su Lazarevic, spesso invertito da destra a sinistra nel corso della partita, il mister di Centallo spiega che lo fa per creare difficoltà ai difensori avversari che faticano così di più a prendere le misure trovandosi spesso con l’uomo invertito. Il “bimbo”, come è affettuosamente chiamato, è forse quello che è cresciuto più di tutti in questo periodo e che con lui ha un rapporto come con un fratello maggiore che in continuazione lo stimola. Lazarevic, secondo il suo allenatore, crea le azioni più pericolose quando sulla sinistra rientra, mentre quando è a destra ha più facilità ad andare al cross.
 

La formazione che affronterà il Pescara è già ben chiara nella testa di Lerda che però non vuole rivelarla per tenere alta la concentrazione dei suoi giocatori. Cavanda sta bene e D’Ambrosio è in ripresa rispetto ai problemi che ha accusato agli adduttori, che lo hanno rallentato nel lavoro settimanale degli ultimi tempi condizionando il suo rendimento in campo. Per quel che riguarda Sgrigna è in forma ed essendo un jolly in attacco può, come già avvenuto, essere utilizzato come prima o seconda punta e da esterno. Pagano ha tutte le caratteristiche tipiche di chi gioca nel ruolo di ala: ha gamba, velocità e l’uno contro uno, oltre a saper calciare sia di destro sia di sinistro.
 

Il capitano Bianchi non deve essere messo in discussione secondo Lerda che ammette che su Rolly ci siano numeri contrastanti, ma spiega che il calcio non è una scienza esatta anche se si avvale della scienza e che quindi le statistiche non vogliono dire nulla: “sono numeri e valgono per quello che sono”.


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