.

LIVE Juric: "Commessi errori tecnici: c'è rimpianto. Il mio compito è quello di far rendere i giocatori al massimo, ma non ci riesco come vorrei"

di Elena Rossin
Fonte: Dall'inviata al Grande Torino Olimpico Elena Rossin
Ivan Juric

L’allenatore del Torino, Ivan Juric, fra poco in conferenza stampa commenterà la partita con la Juventus.

Avete fatto tanti errori tecnici, avete dei rimpianti?"Sì, è vero. Tutte le occasioni della Juve, dalla prima al 30° perché prima non avevano tirato in porta, ci sono state poiché abbiamo commesso errori. Errori proprio pesanti, tecnici e anche abbastanza senza senso. E non creati da una grande pressione. Errori banali sia nel primo sia nel secondo tempo: abbiamo aperto il campo facendo errori che normalmente non ti aspetti. Sicuramente questo è il più grande rammarico"

Come spiega questi errori? Forse c’era pressione per il derby? Vi manca una punta?
"Tensione non lo so perché nei primi 30’ non abbiamo fatto errori  e la tensione ci può magari essere all’inizio. E’ normale che quando non hai una punta centrale e hai pochi giorni per lavorare su certi concetti … Ma già nel secondo tempo ho visto che abbiamo fatto meglio e ci sono state le occasioni di Miranchuk e Vlasic. Quando non si hanno gli attaccanti bisogna fare questo tipo di passaggi e li abbiamo fatti sicuramente meglio creando di più. Anche nel primo tempo avremmo potuto fare di più. Si hanno situazioni diverse quando non ci sono punte centrali ed è su queste situazioni che si deve lavorare di più. Il rammarico c’è perché si può anche giocare, creare, fare o non fare gol, ma noi abbiamo veramente fatto errori dando campo alla Juve”

Nel primo tempo quando la Juve era più contratta avreste potuto spingere di più, forse temevate il loro contropiede?
"Abbiamo preparato la partita come al solito cercando di rubare palla alta e lo abbiamo fatto tante volte, ma poi non direi che ci è mancato l’entusiasmo, ma quello spunto vincente nell’uno contro uno e che, al di là della bravura dei giocatori della Juve, ti permette di saltarli e di fare superiorità numerica. Abbiamo rubato tanti palloni e potevamo fare qualcosina in più. In questo non siamo stati il massimo, però lo spirito e l’idea erano identici a quelli di sempre. Poi loro hanno deciso di andare sotto con palla lunga e non abbiamo più avuto quella pressione che ti fa dire sono la e devi costruire da dietro”

A tratti siete apparti un po' nervosi, forse avreste dovuto ragionare di più?
"No, come ho detto prima ci sono state le linee di passaggio che avremmo dovuto fare e a volte quando l’avversario pressa ci sta perdere palla. Ma non si deve perdere palla senza senso. Nervoso o non nervoso o brutte scelte, ma normalmente non si vedono queste cose nel mio Torino. Si fa un tipo di gioco e poi ci sono gli errori e va bene, ma non si devono fare altri tipi di errori che noi abbiamo fatto”

Siete più frustrati o delusi?
"Il discorso è più ampio. Quando sei a Torino puoi fare un anno di rinascita che è stato molto positivo, come l'anno scorso, e si vedevano le cose in un certo modo, ma il nome Torino porta ad aspettative e allora poi non va più bene. Senza nulla togliere al Verona, lì si accetta la situazione, mentre a Torino no e allora si crea frustrazione all’esterno perché il nome Torino deve valere di più e si deve fare di più. Io però guardo la realtà e conosco molto bene la realtà della mia squadra, quello che è stato fatto e devo trasmettere questo ai ragazzi. E’ un lavoro molto difficile. E’ un’altra cosa. Nella vita bisogna porsi obiettivi, ma devono essere realistici e si deve essere ottimisti. Se si pongono obiettivi  sul Torino per cosa significa per l’Italia e per il Toro allora al di fuori c’è una continua frustrazione. Su questo non posso fare niente se non lavorare con i ragazzi che danno sempre il massimo”

Che cosa sta succedendo al Toro, forse manca il furore e il gioco?
"Con l'Empoli è stata una partita tra le più belle della mia epoca, per come è stata giocata e per la pressione e tutto il resto. Oggi anch’io a volte ho questa sensazione sul rubare la palla, che è la caratteristica dei giocatori. Si sa come gioco io e che caratteristica devono avere i giocatori”

Come si può tirare su il morale alla squadra?
"Vogliamo passare in Coppa Italia martedì e riprendere la strada. Ci sono momenti molto positivi e altri in cui ci dobbiamo adattare alle nostre caratteristiche, ma il campionato è appena iniziato, abbiamo fatto cose belle e meno belle, e dobbiamo riprenderci subito"

I tifosi vi hanno supportato capendo i problemi, lo avete apprezzato?
"E' stato bellissimo l'ambiente e c'è stato un grande sostegno dall’inizio alla fine. Con tutta sincerità mi dispiace non fare qualcosa in più. Al di la delle domande che mi fate sul manca questo e quello, problemi strutturali e altri, ma io come allenatore non riesco a dare qualcosa in più a questa piazza. Sono arrivato fino a qui e non riesco a fare un passo in più”

I miracoli li fanno altri.
“Non è questione di miracoli. C'è una buona squadra, lavoriamo bene, ma non riesco a dare le soddisfazioni che magari la piazza si merita. So che ho fatto tante cose belle e buone, che abbiamo lavorato come cani e che abbiamo avuto 1500 problemi, però non mi sento non dico all’altezza, ma  c... non riesco a spingerli su"

A gennaio chiederà rinforzi con forza?
"Non chiederò rinforzi”

Perché?
“Ho preso due schiaffi e ho fatto tre passi indietro”

Ha un contratto fino al 2024, ma per caso non sta pensando di andare via a fine stagione?
“No, io sono sempre stato così un pazzo. Lavoro e litigo se c’è da fare una cosa. Anche a Verona abbiamo avuto scontri pazzeschi per fare invece di Gustafson Amrabat, non è passata così, ma attraverso litigi e minacce e poi è arrivato Amrabat e abbiamo fatto il colpo ed è cambiata la stagione. In certi momenti faccio il mio e vedo che su certe cose non arrivo per cui mi devo concentrare sulla squadra. Sono buoni elementi. Io mi diverto. Vedo come i ragazzi si allenano e fanno e che prospettiva hanno e che possono fare tanto e bene. Però non riesco a fare di più. Dedico tutte le mie energie al campo di allenamento”

La si interpreta come una persona che a fine stagione andrà via.
"Si va troppo avanti. A volte si fanno delle cose e a volte è normale che una persona ci ragioni”

Ci piace allo Juric che abbiamo conosciuto
“Alla fine non porta a niente, credetemi”

Non abbiamo vissuto la sua seconda stagione a Verona, ma sembra un ripetersi.
“E’ diverso. La prima stagione era stata turbolenta per il primo mercato, abbiamo litigato e fatto bordello dopodiché io mi sono tirato fuori, ma dietro di me facevano quello che volevo io. E’ ben diverso. Avevano capito quello che volevo e non c’era più bisogno che facessi il pazzo”

Si ha la sensazione che nella sua seconda stagione al Verona lei avesse trasmesso che l’addio era vicino. Oggi al Torino la situazione è analoga?
“Se perdo altre partite mi esonerano. Questa è la realtà degli allenatori. Io qui non comando Noi siamo il Torino. Abbiamo fatto un primo anno strepitoso, ma al Torino non basta il 10°, 11°, 12° e 13° posto. Noi se arriviamo decimi abbiamo vinto un altro scudetto. Per vincere un altro scudetto e arrivare decimi si deve avere mentalità, lavorare bene, i ragazzi ci devono credere e deve esserci la positività dell’anno scorso. Ma si trasmette la sensazione di insoddisfazione. Il Torino è diverso dal Verona. A Verona mi dicevano “perché sei insoddisfatto? Perché non sei felice e sei infelice? Siamo a Verona, siamo decimi, vendiamo i giocatori, si fa calcio champagne e vinciamo le partite” e io volevo andare in Europa, è molto semplice. Mentre a Torino 10°-12° o 13° posto non va bene per tutto l’ambiente e si trasmette insoddisfazione. Io mi sento una persona che non riesce a dare a questi tifosi, al pubblico, alla società, pesante in senso positivo, questa soddisfazione. Io da solo non riesco a darla. Non riesco a fare un passo avanti”.

Ha detto bene, da solo.
“Da solo nel senso di me stesso. Mi chiedo perché non sono riuscito a vincere la partita con l’Empoli, perché non riesco a fare una certa cosa anche se cerco altre soluzioni. Devo fare qualche cosa di più, non ch egli altri non facciano bene e io invece sì. Siamo tutti insieme. Io con me stesso sono molto critico sul fatto che non riesco a dare questo”  

Lei si incolpa di non riuscire a trarre di più dai giocatori, ma forse non manca qualità nella rosa o forse alcuni sono troppo giovani per dare di più?
"Ma no, non si devono avere chissà quali giocatori. Ci sono situazioni e si possono avere giocatori migliori o meno. Il mio ruolo è sempre stato quello di valorizzare i giocatori e ottenere risultati. Mi pagano tanto e alla fine mi fanno tutti questi contratti perché si prendono giocatori che si pensa siano scarsi e poi si rivendono a 20-30 milioni. Questo è il mio lavoro. Devo trovare il modo di far fare a questi giocatori di più e farli rendere meglio. Così faccio bene il mio lavoro. Poi che ci sia la mia insoddisfazione perché non faccio un c… di risultato è un’altra cosa. E al Torino non è accettabile essere quello che ho detto. Il mio lavoro è prendere giocatori nei quali altri non credono, che hanno difetti e portarli ad un altro livello. Portare la squadra a un altro livello e così siamo tutti felici e contenti. Io non voglio grandi giocatori, cioè non ho mai avuto grandi, ma giocatori normali e devo trovare la chiave giusta per migliorarli mentalmente, fisicamente e tecnicamente. Questo è il mio lavoro e penso che mi si possa apprezzare”.


Altre notizie
PUBBLICITÀ