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LIVE Vanoli: "Ho detto ai ragazzi che possiamo fare cose importanti e di giocare con coraggio e personalità. Ieri Vlasic ha avuto la febbre, ma oggi si è allenato. Vanja è recuperato"

di Elena Rossin
Fonte: Dall'inviata alla conferenza stampa Elena Rossin
Paolo Vanoli

Il Torino dopo l’eliminazione ai sedicesimi in Coppa Italia da parte dell’Empoli e la prima successiva sconfitta in campionato con la Lazio, che ha comportato la perdita del primo posto in classifica con lo scivolone che ha portato la squadra granata al terzo, dietro a Napoli e Juventus, in coabitazione con Inter e Milan, deve ritrovarsi.   
L’allenatore del Torino, Paolo Vanoli, fra poco in conferenza stampa presenterà la partita con l’Inter che si disputerà domani alle 20,45 allo stadio Giuseppe Meazza.

Come arriva il Torino alla sfida con l'Inter?
"E' una sfida importante sotto tanti punti di vista. Veniamo da un periodo non tanto positivo quindi questa è l'opportunità per far vedere che possiamo ritornare a fare qualche cosa d’importante. L’abbiamo già fatto, però, come ho sempre detto, c’è un percorso da fare. Sapevo che poteva arrivare un momento così, in futuro ne potranno arrivare anche altri, ed è anche bello affrontare questi momenti e capire come uscirne con la mia squadra".

Cosa ha detto alla squadra per caricarla?
"Ho detto come sempre di credere in ciò che facciamo. I momenti negativi fanno parte dei percorsi e in un percorso calcistico non si può essere sempre perfetti soprattutto nel caso di una squadra come la nostra che ha cambiato allenatore e che deve ancora migliorare in tanti meccanismi. Quando si procede in un percorso bisogna essere equilibrati e quindi ho detto ai ragazzi di pensare solo a quello che possiamo fare sapendo che incontriamo una grandissima squadra, l’Inter è veramente uno squadra importante, però, secondo me, per fare qualcosa di importante ci vuole coraggio. Ho detto di giocare con grande coraggio e personalità".

Ci avete provato con il Milan ed ora ci riproverete con l’Inter
"Quando si cresce di mentalità c’è sempre la voglia di fare qualche cosa poi a volte le cose escono fatte bene e  altre meno bene: è un percorso di alti e bassi fino a quando si troverà l’equilibrio giusto per fare qualche cosa d’importante".

Adesso che ha avuto un po’ più di tempo per valutare Vlasic in che posizione lo utilizzerà? Cambierà a seconda se affronterete una squadra che gioca a viso aperto oppure se l’avversario tende a chiudersi?
"Sfortuna vuole che Vlasic sia stato recuperato oggi perché ieri ha avuto la febbre molto alta e come sempre la fortuna in questo periodo … Oggi è il suo compleanno e lo abbiamo preso un po' per i capelli. Vlasic, come tutti i giocatori, devo essere bravo io a metterlo in un contesto nel quale possa esprimere le sue potenzialità. E' un giocatore importante per le qualità e l’intensità con cui fa le cose. Ieri ho visto tante partite e alla fine oltre l’idea di gioco c’è la qualità del singolo e chi ha giocatori capaci di saltare l’uomo, soprattutto in determinate partite, diventa fondamentale. Con la Lazio, l'azione del gol di Adams è passata dai suoi piedi. E’ un giocatore che può fare la mezzala, e la sa fare bene, magari anche in chiave offensiva, ma sa anche sacrificarsi per la squadra. E' una persona che si allena con grande intensità, da grande giocatore. Dico una cosa banale, ma ci vuole anche la pazienza di aspettare un ragazzo che ha avuto una recidiva ed è stato fuori tre mesi, e con tutta la voglia che ha di giocare per lui comunque ci vorrà tempo per trovare lo stato di forma e io dovrò essere bravo a capire quando farlo partire e dargli lo spazio ed è quello che è successo”.

Quindi a prescindere dall’avversario?
“Dobbiamo imparare ad avere le nostre idee sapendo come è successo nel primo tempo con la Lazio o nel primo tempo contro il Lecce, ho detto ai ragazzi di essere orgogliosi, che quando siamo noi a fare la partita dobbiamo anche stare attenti a capire come andare a sviluppare meglio l'ultimo terzo. Come avete scritto abbiamo subito tanti gol, ma i gol io li devo analizzare e su 49 occasioni promettenti per la squadra avversaria ben 16 sono avvenute su transizione difensiva e tre di queste sedici si sono trasformate in gol. Con la Lazio quando fai tu la partita e, con tutto rispetto, ho visto City-Inter e nel primo tempo nel giro di 17 minuti i nerazzurri hanno fatto tre ripartenze  e potevano fare tre gol al City, ma non è che il City abbia cambiato la sua idea e ha aspettato basso: quando si ha un’idea di gioco bisogna saperla sviluppare. Io credo in qualche cosa e in questo credo ci sono tante cosa da sistemare”.  

Adams ha detto che a lui va bene più o meno sia giocare titolare sia da subentrante, se fisicamente tutti gli attaccanti stanno bene cosa la fa propendere ad utilizzare Ché dal 1’ oppure a farlo entrare dalla panchina?
"Penso, forse per la traduzione, che ad Adams faccia piacere partire titolare, ma ha voluto dire che si mette a disposizione della squadra ed è bellissimo e importante. Da quando è al Torino, ha sempre messo le proprie caratteristiche a servizio della squadra ed è quello che pretendo da tutti gli attaccanti. Anche Sanabria a Verona ha avuto l’opportunità di segnare. Adams è entrato con la Lazio dando una spinta in più e ha fatto gol. E’ questo lo spirito che voglio. Le scelte dipendono a volte dallo stato di forma a altre, come avevo detto che volevo quattro attaccanti, spero sempre che tutti siano in forma e stiano bene per potermi mettere in difficoltà su chi far giocare".

Come spiega gli ultimi gol subiti e in generale un numero di reti subite consistenti?
"Quando si prendono i gol si analizzano, devo essere bravo a capire dove c’è tanto da lavorare: sugli episodi. Per me, l'episodio di Verona di Masina è stato un incidente individuale, ha stoppato con la suola e gli é scappata la palla e non deve essere un dramma, anche se l’attenzione e la concentrazione negli ultimi minuti dobbiamo migliorarla. Mi hanno dato più fastidio i gol che abbiamo preso dalla Lazio. Quando abbiamo fatto la transizione difensiva in tanti sono rientrati piano e su questo appunto dobbiamo migliorare. Sappiamo che la squadra vuole giocare a calcio e alle volte lo sbaglio parte da un errore tecnico banale, ma è anche vero che dobbiamo percepire di più il pericolo e rientrare tutti più forte a difendere la nostra area. Fatto sta che in tutte e due i gol subiti dalla Lazio hanno segnato giocatori che sono arrivati a rimorchio e non altri che erano già lì. Su questo abbiamo lavorato un pochettino ed è una cosa che dobbiamo migliorare. Per quel che riguarda la difesa bassa, dobbiamo migliorare i meccanismi di scalata rispetto all’anno scorso quando si faceva riferimento uomo su uomo. Oggi la mia squadra propone un po’ più calcio nelle transizioni e a volte abbiamo difeso male, ma è diverso aver sbagliato le preventive dal difendere in transizione. Nella fase difensiva è bello che ci siano tante parti. E’ giusto che un allenatore abbia dei credo e io ce li ho e vado dritto per la mia strada, però è anche gusto che ogni giorno io capisca bene le caratteristiche in modo da far esprimere al meglio i miei giocatori perché quando lo fanno si esprime meglio anche la squadra. In questo momento è così, ma come ho sempre detto, so benissimo che abbiamo acquistato due ottimi giocatori di personalità come Coco e Maripan che sono due difensori centrali, ma che hanno giocato poco in una difesa a tre. Anche questa è una situazione sulla quale devo riflettere".

Passerete alla difesa a quattro?
"Nella vita c’è sempre la possibilità di cambiare ... se no andrei contro il muro".

Quindi per evitare di andare contro il muro?
“Andare contro il muro non è Milano. Devo guardare partita per partita”.

Come sta Vanja? Ci sono altri giocatori che potrebbero non essere convocati?
"Vlasic ieri ha avuto la febbre, ma oggi è stato bravo ad allenarsi con noi anche se non al top della condizione. Vanja è tornato in gruppo, aveva preso una forte botta e pur provando con la Lazio non ce l'ha fatta. Ma siamo abili e arruolabili".

A che punto siete nel percorso che lei ha in mente? E che voto darebbe alla squadra su questo?
"Il voto lo devo dare sul discorso della mentalità?”

Sì.
“Un allenatore non è mai soddisfatto e cerca sempre la perfezione. Ed è questo che facciamo io e il mio staff quando lavoriamo. Poi bisogna analizzare le cose. Questa squadra deve crescere in mentalità e fare uno step per come si fa ad arrivare alle vittorie e attraverso a cosa si arriva a vincere e non abbattersi se qualche cosa non va bene. Secondo me, siamo ancora fragili da questo punto di vista. E si questo sto lavorando, ma ho sempre detto che acquisire una mentalità è un percorso molto lungo. Penso che questi ragazzi abbiano più volte dimostrato che hanno voglia di fare qualche cosa d’importante e lo hanno fatto con grandi prestazioni che nessuno si aspettava. Alle volte ci sono state anche prestazioni meno buone. Con i ragazzi abbiamo riguardato la riguardato la gara con la Lazio e tutti eravamo convinti di aver fatto meglio nella ripresa, ma non era il mio calcio. Nel primo tempo invece era il mio calcio, anche se siamo stati lenti e non sempre abbiamo trovato la giocata. Ma siamo stati squadra e se non avessimo fatto quell'errore …. È vero che non abbiamo creato e lo avremmo dovuto fare, ma siamo rimasti squadra e c’era la possibilità di fare ciò che avevamo preparato. Nella ripresa mi è piaciuto chi è subentrato, c'era in loro la voglia di aiutare la squadra a reagire, ma nel mio percorso nel secondo tempo quel calcio non era la mia idea. A volte poi bisogna fare qualche cosa per far reagire i giocatori. Il primo tempo con la Lazio a me è piaciuto, anche se non abbiamo visto la giocata, anche se avremmo dovuto avere un po’ più di personalità nel trovare la giocata e che avremmo dovuto essere più determinati nel vedere la giocata e che avremmo dovuto attaccare di più la profondità. Alla squadra piace tanto avere la palla fra i piedi, non è un difetto però a volte la profondità fa allungare la squadra: sono tutte cose che è bello analizzare ed è bello crescere su questo. Penso che un voto a questa squadra vada dato a fine campionato, così come al mister. Adesso c’è solo un lungo percorso”.

Perché la sua squadra non le è piaciuta nel secondo tempo con la Lazio?
"Era troppo lunga. Ci siamo allungati ed è una cosa positiva perché la squadra voleva cambiare ritmo ed infatti ce l’ha fatta. Ma nel momento in cui siamo stati bravi a creare il 2-1 dovevamo rimanere in partita e ritrovare il nostro  equilibrio per poter andare a pareggiare. A volte le partite si possono mettere male, ma le si riapre. Invece non è stato un pregio perché trascinati dal pubblico e giocando in casa volevamo andare, ma questo vogliamo andare lo dobbiamo fare con più equilibrio. Dopo hanno fatto il 3-1 e non c'era più tempo per recuperare. Una punizione, un calcio d’angolo come è successo all’Empoli o a noi con la Lazio e magari si sarebbe andati sul 2 a 2. A volte le domeniche sono diverse per tutti, si provano delle cose però poi la domenica cambia tutto. Quando dico che bisogna rimanere sempre in partita si deve essere lucidi e recuperare una situazione e poi bisogna ritrovare il ritmo per andare a non complicare ancora la partita. Tutto questo, però, fa parte di una strada".

Pensa che questa squadra non abbia abbastanza giocatori trascinanti?
"Mi hanno insegnato che quando nel calcio non hai personalità è l'organizzazione che ti deve dare la personalità. Noi dobbiamo lavorare su questo. Siamo una squadra che con il collettivo deve raggiungere gli obiettivi, i singoli che fanno la differenza li hanno le grandi squadre, come quella che incontriamo domani. L’Inter ha competizione e altri obiettivi. La personalità si trova attraverso il gioco, è ciò che dobbiamo fare per fare qualche cosa. La mentalità, invece, è quella di andare a cercare oltre qualcosa, di crederci e di avere coraggio. La mentalità, come ci è successo, a volte l’abbiamo avuta con le grandi squadre perché avevamo la mente libera. Questo è il bello che devo fare io per questa squadra. Ci è successo un pochettino meno con le squadre alla nostra portata. Poi capita, ed è normale, che a volte torna l'ombra dei precedenti tre anni di lavoro, ci sta ed è umano a meno che non si cambino tutti i giocatori: lo vedo anche durante gli allenamenti, ma so che bisogna fare questo passaggio. E' come quando stai insieme a una ragazza per tre anni, se sei innamorato poi è difficile dimenticarla, ci vuole del tempo".

Ha percepito se nello spogliatoio c'è la voglia di riscattarsi dopo gli errori individuali?
"Parlo molto con questa squadra perché la voglio responsabilizzare. La crescita, nel bene o nel male, la si fa insieme. Questa squadra ha bisogno di responsabilizzarsi su ciò che vuole fare, su ciò che succede durate la settimana e su quello che si vuole fare insieme. Dal primo giorno, ho sempre detto che non vince Vanoli, ma vince la squadra. E' giusto che tutte le cose belle e le negative si condividano, poi è normale che l'allenatore abbia sempre l'ultima parola, quella decisiva”.

Lei preferisce far giocare i calciatori che devono tornare in forma oppure preferisce aspettare che tornino al top prima di utilizzarli?
"Dipende anche dalla rosa che hai e dagli elementi che hai. Ho dimostrato di essere uno che ha pazienza di aspettare un giocatore fino a quando è  in forma, però a volte sei costretto come è successo con Maripan: sono stato costretto a farlo giocare perché avevo infortunati Coco e Vojvoda. A volte le esigente ti portano a fare questo. Come allenatore, ho imparato che preferisco perdere un po' di tempo adesso e poi avere il giocatore per tutto il resto del campionato, come successo con Vlasic. So che è un giocatore importante, ma ho sempre detto di preferire perdere una settimana in più non avendolo per poi averlo per tutto il campionato. Sono dell’idea che un giocatore deve entrare in forma allenandosi, poi a volte non c'è questa possibilità però sale il rischio infortunio. Quando uno non è allenato la prima partita la fa alla grande però dopo fa fatica a recuperare e gioca la seconda e arriva al 46esimo e non è più lucido e fa qualche cosa e si fa male e lo si perde per due mesi".

Sarà dispiaciuto per la squalifica di domani, ma come ha preparato il suo vice Godinho?
"L’argomento (la sua squalifica, ndr) lo si è aperto e lo si è chiuso: la colpa sta nel mezzo, devo ancora migliorare. Per ciò che riguarda Godinho, è andato a farsi tagliare i capelli quindi è pronto per San Siro (ride, ndr)".

Anche qualche giocatore è andato a farsi tagliare i capelli? Magari in difesa ci saranno novità? E sulle fasce ha dubbi?
"Finché non si diventa una squadra è bello che i giocatori mi mettano dei dubbi. Se non avessi dubbi, vorrebbe dire che saremmo solo 12-11 giocatori. I dubbi li ho sempre, e vale per tutti se uno non ha dubbi non può fare l’allenatore. Fino al fischio finale si hanno sempre dubbi su quello che si è fatto e a volte ti vanno bene i primi 45 minuti e le sostituzioni, ma, come avete detto, a volte le sbaglio. Non si può essere perfetti".

Lo aveva detto lei a proposito di Dembélé.
“Vero, a volte sbaglio le sostituzioni”.

Quando dice ai giocatori la formazione?
"La formazione ufficiale la do sempre nello spogliatoio prima della partita”.

Quindi fino all’ultimo la può cambiare?
“Sì, la scrivo appena entriamo negli spogliatoi".

Ma in testa l’avrà già prima, vero? Prima ha detto che la squadra deve saper valutare ciò che ha fatto in settimana quindi anche la serietà sullo stile di vita e sugli allenamenti?
“Giustissimo”.

Bisogna che si migliori in questo?
"Sempre. Ho una squadra che ha tanti aspetti da migliorare. Non è solo il campo che ti fa vincere, ma tutte le persone, compresi i giocatori e io stesso, devono migliorare. Allenare il Torino è una grandissima esperienza, devo capire i giocatori. E’ sempre un’esperienza per tutti. Quando hai il senso di responsabilità, è anche capire se in settimana hai dato il 100%. La domenica è un po’ lo specchio di quello che si è fatto in settimana. Se in settimana vai a 100, in partita vai a 100, ma se vai a 50 in allenamento come fai ad andare a 100 in partita? E’ banale, ma è la verità. Se sei abituato ad allenarti a 50 allora se poi alla domenica per recuperare il risultato vuoi andare a 100 normalmente ti fai male. Abituarsi ad andare a cento, ad andare oltre lo fai durante la settimana. Dico sempre ai miei giocatori che sia sotto l’aspetto mentale sia sotto quello fisico si deve provare in settimana che cos’è la fatica altrimenti non la si riconosce la domenica. Ed è in questo che forse a noi manca ancora un passo perché si arriva al 90esimo e si è poco lucidi. A volte la mente non fa andare le gambe, ho dato tante informazioni pensando di fare bene ed è bello trovare una chiave per far rendere una squadra. Non è solo un sistema o modello di gioco, ma è anche trovare la chiave della cultura e insegnare la cultura del lavoro a un giocatore. A volte uno ce l’ha e questo fa parte dell’ambizione, altre non ce l’ha ma lo capisce e migliore e altre ancora uno non ce l’ha e lo si deve sostituire".

Non è un po' tardi per trovarla se si gioca in Serie A e si hanno 25, 27, 28 o 30 anni?
“Penso che questo faccia parte degli step di ognuno di noi. La vita è fatta così, Paolo Vanoli sarà capace di diventare un allenatore più o meno bravo? Ci sono anche gli scalini per tutti”.

C’è differenza fra un giocatore, come lei che da allenatore ha fatto tanta gavetta, che arriva alla grande ribalta passo dopo passo da un calciatore che aiutato dal talento ci arriva, ma al quale mancano altre caratteristiche?   “E’ come nel tuo lavoro e chissà quante volte hai scritto di un giocatore “mamma mia se questo potesse ….”. Magari alle volte ho giocato con calciatori che per me erano fantastici, poi però quando dovevano fare lo step non calcistico, ma mentale del sacrificio per diventare vincente non  ce l'hanno fatta. Ci sono tanti esempi. Ho allenato le Nazionali giovanili e ho imparato a non scommettere mai sui giovani. Mi sono calcisticamente innamorato di giovani di 17 anni e oggi non sono più in Serie A. La strada è fatta di piccole cose e serve avere un po’ di fortuna. Ma la difficoltà per questi giovani calciatori è far capire loro che la strada di un calciatore è corta. A volte butti via tempo perché cerchi alibi. Njie potenzialmente è forte, ma io devo portarlo a dimostrare di esserlo. Penso che tecnicamente sia un calciatore che ha molte qualità, ma poi c’è la vita e altre cose che ti devono un pochettino insegnare. In B ho trovato giocatori ai quali ho insegnato loro questo e mi hanno seguito, a volte ho dovuto farglielo capire in maniera dura. E a volte non servono entrambe le cose e allora ho detto al calciatore “grazie, arrivederci”. Non sempre sta a me, ma è anche un aspetto molto bello, soprattutto oggi, lo vedo anche con i miei figli, che con i social tutto è completamente cambiato. Questo è un aspetto da non trascurare: abbiamo, compreso il sottoscritto, sempre i telefonini in mano quindi qualcosa sarà cambiato".

Vanoli chiede: oggi nessuno parla di statistiche? Allora ve ne dico alcune io.
“Parliamo dei passaggi. In quelli in diagonale siamo secondi. Il passaggio in diagonale è importante perché è quello che ti uccide le linee. Siamo, se non sbaglio, penultimi nei passaggi in verticale nell’ultimo terzo”.

Quindi vuole dire che manca personalità e anche qualità?
“Anche le giocate. L’Inter sui passaggi in diagonale non è messa tanto bene, però nell’ultimo terzo nei passaggi in verticale è messa bene”.

Ci sarà un motivo in queste differenze, no?
“Quando c’è un motivo bisogna lavorarci: o ci si arriva con le idee oppure ci si arriva cambiando i giocatori (sorride, ndr). E’ come quella dei dribbling come faccio ad insegnare …. (poi viene interrotto, anche perché deve andare via, ndr) “.


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