Luigi Garzya: "Il mercato è fermo e il Toro si adegua"
Fonte: Elena Rossin per Tuttomercatoweb.com
Abbiamo intervistato in esclusiva Luigi Garzya, che ha giocato nel Torino dal 2000 al 2003 nel ruolo di difensore, attualmente è un allenatore, e con lui abbiamo parlato del mercato dei granata. Il Torino in sede di calciomercato non sta facendo nulla di diverso dalle altre squadre. Mancano diciannove giorni al ritiro e c’è il tempo per allestire una rosa competitiva. Ci sono valutazioni che possono spingere o frenare la cessione di Ogbonna e Bianchi. Puntare su giocatori argentini può essere un buon affare. Garzya spera di trovare presto una squadra da allenare.
Meggiorini, Basha e Glik dopo aver contribuito alla promozione si sono visti confermare anche per la A, non altrettanto Antenucci come anche altri giocatori. Allo stato attuale la squadra per il prossimo anno è ancora tutta da formare. Mercato troppo a rilento quello granata?
“Quello del Torino non è un mercato troppo a rilento perché in questo momento quasi tutte le squadre sono nella stessa condizione e stanno aspettando perché soldi non ce ne sono più e di conseguenza il mercato sarà fatto soprattutto con scambi, per questo sono dell’idea che alla fine il Torino la squadra la farà, però non in questi giorni in quanto è ancora presto e c’è un immobilismo generalizzato. Anche per la Fiorentina e il Palermo si fanno grossi nomi poi alla fine, stringi stringi, non ne è ancora arrivato nessuno e grandi colpi non sono stati fatti. La dirigenza del Toro è esperta e magari dovranno attendere gli ultimi giorni di mercato, ma la squadra sarà competitiva, avviene sempre così quando non ci sono soldi e si deve aspettare”.
Però i tifosi sono preoccupati perché Cairo aveva promesso la squadra fatta all’ottanta per cento per l’inizio del ritiro.
“Quando parte per il ritiro il Torino?
Il 13 luglio.
“Mancano ancora diciannove giorni, c’è tempo per formare la squadra. I tifosi non si devono preoccupare perché è la legge del marcato di adesso, che rende impossibile allestire subito la squadra e molte andranno in ritiro con l’organico incompleto, ma è normale”.
Ogbonna e Bianchi sono i due giocatori di maggior tasso tecnico: costruire la squadra intorno a loro o cederli e con il gruzzolo ricavato creare una rosa competitiva?
“Il valore dei due giocatori non si discute, però scegliere se tenerli o cederli è molto difficile, ma sono sicuro che se uno dei due dovesse andar via, al di là dei soldi che incasserebbe per poi reinvestirli, al Torino arriverebbe anche una contropartita tecnica. Privarsi di entrambi o anche solo di uno non è facile, ma sono gli unici due giocatori che hanno mercato. Provando a fare un ragionamento prendiamo Ogbonna che è nel giro della Nazionale e che è uno dei pochi difensori all’altezza che ci sono in Italia, anche se bisogna vedere come si comporta in serie A; lui è un salvadanaio, un assegno in bianco, però se lo si tiene e poi dovesse incappare in un’annata non all’altezza delle aspettative il giocatore si svaluta, invece se lo si vende adesso si ottengono soldi e una contropartita tecnica di valore, comunque entrambi gli scenari sono un rischio, nessuno mette in discussione il ragazzo che ha grandi doti, ma un conto è giocare in B tutt’altro in A”.
Suggerisca un giocatore che secondo lei è indispensabile per il Torino.
“Il giocatore che in questo momento credo manchi di più al Torino è il portiere e conoscendo bene Gillet, Ventura lo conosce anche meglio perché lo ha allenato, che è uno dei più forti portieri che militano in Italia e sa giocare a calcio perché partecipa all’azione che per il gioco del mister è indispensabile io partirei da lui e poi prenderei un giocatore esperto per reparto. Potrei fare tanti nomi, ma non sono calciatori alla portata del Torino, di giocatori buoni in giro ce ne sono e alla fine sono sicuro che il Torino allestirà una squadra competitiva, ma bisogna dargli un po’ di tempo. Tutti vogliono arrivare in ritiro con la squadra già fatta, ma quest’anno non sarà così né per il Torino né per le altre squadre. Adesso risolte le comproprietà si potranno anche prendere in considerazione i giocatori stranieri”.
Prendere uno straniero però può essere un’incognita in quanto deve adattarsi al nostro campionato.
“Dipende da che nazione arriva, ad esempio i sud americani un conto è se arrivano dall’Argentina un altro se sono brasiliani. Io gli argentini li prenderei sempre perché hanno, più o meno, lo stesso spirito degli italiani e forse anche di più, mentre sarei più cauto con i brasiliani che hanno un gioco molto più lezioso. Prendiamo il Catania, la sua forza l’hanno fatta gli argentini e adesso sono diventati uomini mercato. Gli argentini hanno fame e voglia di emergere, il problema è andarli a prendere perché non sono dei fenomeni, ma comunque sono ottimi giocatori e hanno dimostrato di poter giocare a occhi chiusi in serie A. Perché parliamoci chiaro la serie A non è più quella di una volta e il livello si è un po’ abbassato, quindi gli stranieri non hanno nulla in meno degli italiani e spesso costano meno se però si riesce a scovarli prima che ci arrivino gli emissari delle altre squadre e per farlo bisogna avere occhio, intuito e conoscenza come hanno società come l’Udinese e il Catania”.
Quando ci annuncia il nome della squadra che allenerà?
“Spero presto, purtroppo al momento non ho ancora trovato una squadra anche perché ci sono sempre meno squadre e sempre più allenatori”.
In bocca al lupo allora.
“Grazie”.