.

Maxi Lopez e il dualismo con Belotti tra valore aggiunto e perdita

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it

Il Torino ha un reparto d’attacco di tutto rispetto disponendo di tre giocatori esperti, Quagliarella, Maxi Lopez e Amauri, e di due giovani di prospettiva, Belotti e Martinez. Sfruttare al meglio tutti potrà fare la differenza, ma riuscire a mettere i cinque nella migliore condizione per dare il massimo non è per nulla facile e sarà una sfida per Ventura e lo staff tecnico. Il rischio maggiore è che si finisca per perdere ben due giocatori: Maxi Lopez e Martinez. Discorso differente per Amauri poiché ha trentacinque anni e la sua carriera volge inevitabilmente verso la conclusione.

L’arrivo di Belotti ha da una parte accresciuto il livello qualitativo e anche numerico dell’attacco granata, però dall’altra ha tolto spazio a Maxi Lopez e Martinez, soprattutto perché l’ex giocatore del Palermo è costato 8 milioni di euro e a fronte di un investimento importante da parte della società l’allenatore è obbligato a farlo rendere utilizzandolo più degli altri. Ventura e i suoi collaboratori stanno cercando di ritagliare a Maxi Lopez e a Martinez un ruolo da comprimari, sfruttando anche il fatto che Belotti, essendo l’ultimo arrivato in termini temporali, deve completare l’apprendistato per diventare a pieno titolo un giocatore ben inserito nella manovra granata. Al momento Quagliarella mantiene salda la posizione di primo attaccante grazie ai gol che segna e al gioco che produce in campo.

L’utilizzo di Maxi Lopez e Martinez deve diventare un valore aggiunto per la squadra e non un problema perché ci sono due attaccanti scontenti poiché si trovano scavalcati da Belotti, ai quali si può aggiungere anche Amauri. Le gerarchie in attacco dovrebbero essere stabilite prima di tutto dal numero di gol che vengono realizzati dai singoli calciatori e poi dal gioco prodotto, ma se i minuti concessi a qualcuno sono minori di quelli dati ad altri il rischio che chi trova meno spazio attribuisca una vena realizzativa insoddisfacente al minutaggio e si senta danneggiato da questo c’è. Un calciatore scontento non è mai un valore aggiunto per la squadra, soprattutto se chi ha il posto da titolare non fa la differenza e nello specifico non segna a ripetizione.

Quanto l’utilizzo di Maxi Lopez da subentrante può fare la differenza per il Torino? E’ difficile rispondere. E’ indubbio che quando lui entra in campo le difese avversarie sono costrette a un maggior lavoro perché l’argentino ha fisicità e fiuto del gol e l’ha dimostrato lo scorso anno quando a gennaio approdò al Torino. Non si discute, almeno per il momento, che un conto è marcare Maxi un altro Belotti o Martinez, soprattutto se il partner è Quagliarella, altro che non teme di fare brutta figura e non si deprime se tenta la giocata quasi impossibile e finisce per mandare la palla in curva, tanto prima o poi il gol da cineteca lo realizza.

Favorire i compagni con appoggi e inserimenti è importante, alle volte fondamentale e determinante, per la squadra, ma un attaccante vive di gol. Cucire addosso a Maxi Lopez un ruolo di questo tipo provando a fargli digerire che avere la possibilità di essere decisivo anche subentrando nei momenti cruciali o comunque importanti della partita, perché ha la dote di entrare subito nel clima del match appena mette piede in campo, è quasi certamente l’obiettivo dell’allenatore. E’ giusto che Maxi accetti questo ruolo e che si sacrifichi? Sì se il Torino vince, meno o anche no se lo spazio è dato ad altri solo perché essendo più giovani possono diventare una plusvalenza. La concorrenza può essere uno stimolo se il giocatore tende a sentirsi appagato e dà per scontato il posto da titolare, l’impressione è che qualcuno tenda a dipingere così l’argentino che in passato, prima della sua avventura in granata, ha reso meno di quanto avrebbe potuto, però tenerlo sulla corda gratuitamente non servirebbe né a Maxi né al Torino.  


Altre notizie
PUBBLICITÀ