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Mazzarri dice di esaltare gli attaccanti, ma non è così

di M. V.

Per difendersi dagli attacchi sul gioco obiettivamente inesistente e sull'eccessivo difensivismo atto più a distruggere la tattica avversaria piuttosto che costruirne una propria, il tecnico granata Walter Mazzarri si è autoproclamato uno che esalta le punte. In realtà, i gol messi a segno dal Gallo Belotti sia in quello scorso che in quello attuale, nella maggior parte dei casi sono frutto di giocate personali, che nulla hanno a che spartire con una manovra elaborata e ben congeniata. Ne è dimostrazione il gol contro il Cagliari, realizzato da Zaza, su cui il numero nove granata ha inventato dal nulla un dribbling in velocità puntando l'uomo come dovrebbe fare un'ala vecchio stile, ma ne sono la dimostrazione anche i due gol rifilati al Milan nel giro di pochissimi minuti. Situazioni in cui non si può certo attribuire il merito di esaltazione all'allenatore, a meno che non il livornese non si riferisse ad un'esaltazione a livello puramente mentale. Il fatto è che questi gol portano punti pesanti, i quali non sarebbero mai giunti seguendo solamente il suo gioco (dei quattro conquistati, ce ne stava al massimo uno stiracchiato). A Belotti aggiungiamo Falque, che con Mazzarri ha dimezzato la sua media realizzativa in campionato. Mazzarri esalta gli attaccanti? Non è così, e non fosse per giocate individuali, oggi vedremmo un Toro ancora più indietro in graduatoria.