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Mazzarri: “Il capitano sono io e voglio che la squadra dia sempre il massimo”

di Elena Rossin
Fonte: Dall'inviata a Bormio Elena Rossin
Walter Mazzarri

L’allenatore del Torino, Walter Mazzarri, ha parlato in conferenza stampa. Ecco che cosa ha detto parola per parola sul lavoro svolto in ritiro, sulle prospettive e anche sul mercato:

 “Volevo ringraziare tutti quelli che ci hanno ospitato, il posto è bellissimo e l’albergo che ci hanno messo a disposizione è il massimo. Ringrazio l’amministrazione e tutte le persone che hanno lavorato tutti i giorni perché ci hanno messo nelle condizioni ideali per lavorare veramente bene e ci tenevo a sottolinearlo. E’ uno dei migliori ritiri che ho fatto in carriera”.

Qual è il bilancio di questo ritiro?

“Ottimo. Domani abbiamo un’amichevole e il giorno dopo un’altra e spero di finire il ritiro con queste due partite che devono aiutarci ad entrare in condizione perché dopo i due giorni di riposo torneremo a Torino a lavorare, ma più sullo specifico e in particolare sulla rapidità e sulla velocità. Probabilmente domani i ragazzi saranno un po’ affaticati. L’esperienza mia e del preparatore ci hanno portati a finire il ritiro con due amichevoli in modo da far aumentare il minutaggio a tutti i giocatori rispetto ad un solo tempo fatto nella prima amichevole. Purtroppo in alcuni reparti non si potrà fare sessanta o settanta minuti perché alcuni giocatori dovranno disputare solo un tempo dovendo giocare anche il giorni successivo. Anche perché c’è stato qualche piccolo infortunio soprattutto nel reparto difensivo. Anche per quel che riguarda gli esterni è arrivato da poco Ansaldi e Berenguer ha l’influenza e probabilmente non potrò utilizzarlo”. 

C’è la necessità di un rinforzo nel reparto difensivo stante gli infortuni di Lyanco e Bonifazi?

“Numericamente giocando con la difesa a tre ci sono rimasti quattro giocatori. Purtroppo Bonifazi ha avuto un problema. In più ci sono ragazzi veramente molto interessanti che sto osservando in questo ritiro e che potranno darci una mano in futuro, ma è chiaro che i giovani vanno inseriti piano. Probabilmente da oggi alla fine del mercato, se ci sarà l’opportunità penso che in difesa un intervento vada ancora fatto. Ma di mercato vorrei non parlarne perché c’è ancora un mese e, quindi, mi piacerebbe entrare in quest’argomento il meno possibile perché adesso i nostri giocatori rendano al massimo e partano tutti con il piede giusto”.  

Può farci un bilancio sui nuovi arrivati e in particolare sugli stranieri?

“Tutti ragazzi che sono arrivati magari io non li ho visti dal vivo, ma in video però avevano qualità molto buone e stanno confermando l’impressione che avevamo avuto. Ci vuole un minimo d’ambientamento soprattutto per quei ragazzi che non conoscono ancora la lingua e anch’io quando parlo con loro ho un pochino più di difficoltà nel fare capire loro le nozioni tattiche e di reparto. Hanno risposto, però, tutti benissimo. Essendo arrivati da poco più di tanto non possiamo pretendere dal punto di vista dell’apprendimento totale dell’organizzazione che voglio. E’ chiaro che i ragazzi che c’erano già l’anno scorso e che hanno iniziato la preparazione dal primo giorno sono un po’ più avanti. Vedo note positive sotto tutti i punti di vista, anche dai nuovi”.  

E’ soddisfatto del mercato finora in entrata? Si aspetta delle partenze?

“Le indicazioni di mercato le do alla società e c’è ancora un mese da lavorare e bisogna quindi aspettare. Partendo dalla fine dell’anno scorso con la Spal, che ha messo in difficoltà tutti e aveva motivazioni a mille, siamo riusciti a vincere, con il Napoli abbiamo fatto una grande gara e pareggiato e potevamo anche vincere nel finale e abbiamo vinto con autorità con il Genoa in un campo difficilissimo dove non è facile per nessuno. La maggior parte di quei giocatori sono qui ed è per me un punto di partenza. Credo nel miglioramento e nel mio lavoro, credo nell’organizzazione e  già partendo da quel gruppo di giocatori sono fiducioso di potermela giocare con tutti, poi, ciò che ho detto alla società rimane fra noi e vedremo se ci sarà la possibilità entro la fine del mercato di poter completare la rosa secondo ciò che ci siamo detti. In generale nel mercato ci sono delle cose che si vogliono fare ma che non si possono per vari motivi indipendenti dalla nostra volontà. Prima di tutto aspettiamo la fine del mercato e poi da allenatore insisto a dirvi che i miei giocatori per me sono i migliori del mondo e che devo essere convinto io per farli rendere oltre le migliori aspettative e oltre le loro possibilità attuali”.  

  In ritiro il lavoro l’ha soddisfatta?

“Lavorando forte e intensamente con la partecipazione dei ragazzi in modo importante voglio vedere dopo le due amichevoli se il traguardo è stato superato. Bisogna finire bene come abbiamo fatto fino ad oggi e poi ritrovarci a Torino con un lavoro svolto fino in fondo davvero bene e sono convinto che nelle prossime settimane vedremo una squadra più brillante, molto più sicura di sé nei meccanismi. Sono contento di ciò che ho visto finora”.   

Sta veramente emergendo una squadra che potrà essere duttile durante le partite?

 “Avete potuto vedere tutti gli allenamenti che sono stati sempre a porte aperte, spero che non li abbiano visti gli osservatori delle altre squadre. La prima settimana ho lavorato su un modulo (3-5-2, ndr) e la seconda su un altro (3-4-3, ndr) e ho responsabilizzato i ragazzi dicendo di assimilare questi due moduli in modo che a partita in corso quando dirò di utilizzare l’uno o l’altro loro conoscono e per noi sarà un vantaggio applicandolo veramente a partita in corso o a seconda della partita in base all’avversario o alle tante considerazioni che facciano noi allenatori”.  

Quale sarà l’approccio alla stagione e che cosa chiede subito alla squadra?

“Come ho detto ai ragazzi, e lo si è visto al Mondiale il calcio va verso una certa direzione. Le squadre organizzate, che hanno unità d’intenti e che corrono più delle altre, che sono squadre nel senso che tutti si aiutano, che nessuno molla sono le squadre che vanno avanti. Le grandi nazionali la Germania, il Brasile, l’Argentina e anche noi erano quelle che arrivavano in finale, ma in un Mondiale livellato non è stato così e, quindi, noi dobbiamo puntare a lavorare meglio degli altri,ad essere più uniti e anche più organizzati degli altri. Questo nel calcio moderno può fare la differenza. Al di là del mercato e delle cose che piacciono a voi giornalisti come allenatore ho battuto molto su questo tasto e ho visto delle risposte importanti e questo mi fa sperare di potermela giocare con tutti dalla prima di campionato e di rendere la vita difficile a chiunque. Già da domani che giocheremo con una squadra di categoria inferiore alla nostra dovremo avere la mentalità di fare sempre il massimo. Se riuscirò e loro mi seguiranno a dare questa mentalità sono sicuro che sarà un anno in cui i tifosi avranno veramente divertirsi e avere delle soddisfazioni com’è nello spirito dei tifosi del Toro: avere una squadra che non molla mai. Ed è lo spirito delle squadre che più o meno ho sempre avuto e che ho puntato ad avere e adesso ancora di più. Questo è ciò che mi aspetto di poter fare con questi giocatori”.

Come ha visto Belotti?

“Si sono aperte le porte degli allenamenti anche per creare entusiasmo e la gente è contenta e ho visto un calore positivo intorno alla squadra. I tifosi hanno apprezzato il nostro lavoro e l’impegno e Andrea è l’emblema di questo. E’ arrivato da grande atleta, da grande professionista. Ha dato l’esempio e per essere un attaccante ha tirato il gruppo, sta benissimo e vuole lavorare. Non riesco a fermarli e devo fare sempre dieci minuti in più e lui si ferma sempre a tirare: questo è il modo giusto per iniziare l’annata. Non dico altro, ma sono contento di lui come anche degli altri. Ho visto Belotti forte mentalmente e fisicamente”.

E’ il capitano e deve dare l’esempio.

“Sì, ma il capitano sono io perché è l’allenatore il capitano (ride, ndr). A parte gli scherzi, Belotti è il capitano perché ci vuole anche un senso d’appartenenza. Di questa squadra sono contento perché abbiamo personalità come Sirigu, Moretti, De Silvestri e N’Koulou, anche se è arrivato da poco è già integrato nella mentalità. Sono giocatori come questi a portare avanti il gruppo e a dare l’esempio ai più giovani per farli crescere e danno una mano a me nel divulgare le mie idee anche quando non sono presente nello spogliatoio. Oltre ad Andrea c’è anche Baselli che sta dando l’esempio. Si deve essere capitano sul campo d’allenamento, essere quello che tira la carretta, essere il primo che non molla. Andrea in questo senso incarna il capitano, ma non c’è solo lui ad avere questo tipo d’atteggiamento in questo gruppo”.

C’è qualche cosa che non l’ha del tutto soddisfatta in questo ritiro?

“Credetemi sono rimasto veramente contento per quello che il gruppo ha espresso sia in campo sia in quella che può essere chiamata la vita privata, anche se per questa c’è stato poco tempo perché dopo il lavoro e il mangiare insieme si va in camera. Ho visto un bel gruppo che sta insieme, che lavora e che si aiuta”

Quando a Torino la raggiungeranno Obi, Niang e Ljajic potranno variare ancora i movimenti sopratutto in attacco?

“Quando arriveranno dovranno subito integrarsi in questo spirito e quelli che sono stati qui a faticare quindici giorni devono fare capire loro subito che la strada è questa e che devono incanalarsi in questo discorso. Quindi non ci sono problemi. A livello tattico ho già altre cose in mente perché ci sono giocatori, per esempio, che possono permettere di fare anche il 3-4-1-2 invece del 3-4-3. C’è Niang che ha caratteristiche da punta e l’avete visto anche al Mondiale che ha giocato nel 4-4-2. Niang è un di quelli che può giocare insieme a Belotti facendo con lui le due punte classiche. E’ una possibile variabile e poi vedrò come staranno e come verranno. Da un punto di vista offensivo con i giocatori che ci sono qui a Bormio andava bene fare il 3-4-3 e il 3-5-1-1, mentre con loro si può fare il 3-5-2 puro oppure il 3-4-1-2. Ljajic può fare il trequartista e anche Falque, mentre Edera ha caratteristiche un po’ diverse. Ho diverse soluzioni in testa e lo stesso Baselli, pur avendo caratteristiche diverse, può fare il trequartista. Ci sono tante possibilità per variare e per fare, anche a partita in corso, nuove cose che possono darci vantaggi sugli avversari”.    

Il lavoro che avete impostato prevede un richiamo durante la sosta invernale?

“Quando ci saranno le sosta del campionato faremo dei richiami della preparazione e faremo dei test per verificare lo stato di forma dei giocatori e poi faremo tanti lavori individuali perché non    tutti hanno cali contemporaneamente o sono al top. Si guardano tutte le partine e quando ci sarà il momento per lavorare faremo un lavoro personalizzato finalizzato a cercare di avere il massimo stato di forma di tutti per tutto l’arco della stagione. Come sapete delle mie squadre si può dire tutto tranne che non corrano e che non lottano. Siamo abbastanza sicuri che dal punto di vista atletico e mentale non ci saranno problemi, abbiamo tanti anni d’esperienza in tal senso”. 

Non servirebbe un uomo forte a centrocampo?

“Di mercato ho già detto che non parlo, manca un mese alla chiusura e ciò che ho detto lo sa la società. Bisogna lavorare sottotraccia, a volte se si vogliono raggiungere degli obiettivi e li si sbandiera poi tutto si complica. Non è il caso di parlarne fino a quando non è finito il mercato”.

Baselli trequartista è un’idea anche in futuro?

“Certo. Baselli è un giocatore di qualità che se riceve la palla in certe condizioni se vede il campo ha la visione del gioco. Se avete visto gli schemi avete inteso che cerco di far capire ai giocatori dove si devono posizionare per ricevere la palla in modo da liberarsi e non avere l’uomo che li marca. Baselli ha intelligenza tattica, piede e inserimento, quindi, può fare benissimo il trequartista e in più, cosa che non va mai sottovalutata, se una squadra vuole fare risultato deve essere equilibrata. Baselli è anche un giocatore che gioca con la palla e dà una mano alla squadra. E’ un centrocampista che attacca e che difende e non è una cosa da poco soprattutto quando sì incontrano avversari molto forti dove oltre ad avere anche loro equilibrio hanno valori tecnici importanti”.  

Qualcuno dei giovani aggregati è già pronto per la prima squadra?

“Li sto guardando molto. C’è Ferigra che sta crescendo ed è un ragazzo interessante che avevo già visto con la Primavera. Ma non c’è solo lui, infatti, ci sono anche Adopo e Kone. Ho visto che hanno imparato alcune cose stando con la prima squadra dalla prima settimana a oggi. Crescono anche se poi durante la stagione dovessero tornare con la Primavera. Tatticamente e le posizioni che vedono fare ai compagni più grandi e più esperti le hanno imparate e questo li aiuta a crescere e, infatti, ho visto dei miglioramenti. Alcuni che erano un po’ stintivi hanno cominciato a capire i movimenti e i tempi di gioco. Sono contento di tutto il gruppo, ma ho fatto il nome di Ferigra perché in questo momento siamo numericamente un po’ carenti in difesa e lui mi sembra più pronto degli altri per inserirlo nell’immediato se ci fosse bisogno visto che siamo in emergenza”.

Ci sono troppi attaccanti?

“Siamo troppi, ma c’è un mese alla fine del mercato e aspettiamo per aggiustare sia numericamente sia in tutti i sensi la rosa. Vediamo. So che l’argomento che vi piace di più è il mercato, ma in questo momento mi piace di più parlare di altre cose: del campo e di ciò che compete direttamente l’allenatore. Ci sono il direttore sportivo e il presidente per il mercato, ognuno deve avere il suo ruolo in società. Così come non voglio che mi dicano se devo giocare con il 3-4-3 o il 3-5-2 come fanno altri presidenti perché quello è il mio campo e me ne assumo io la responsabilità, così non mi occupo di ciò che compete agli altri”.

Damascan sembra un ragazzo intersante, è così?

“E’ un ragazzo interessante, è molto giovane, ma è arrivato da tre giorni e facciamolo ambientare. Di sicuro l’impressione è positiva per come si è integrato”.

Che campionato deve aspettarsi il tifoso? E  nel derby come affronterete Cristiano Ronaldo?

“Ho un po’ d’esperienza maturata in 40 anni di ritiri da giocatore e allenatore e d’estate si parla e poi dopo magari in campionato spesso le parole dette vengono smentite. Il calcio parlato entusiasma, ma io sono restio a parlare tanto. Voglio lavorare e alle volte partire a fari spenti fa bene. Non guardo gi altri, ma la mia squadra e sto dalla mattina alla sera a pensare come far rendere i miei giocatori. Non sono stato attento a quello che è successo altrove, mi sono concentrato su di noi. Quando sarà il momento di parlerà del derby. Ora si deve lavorare. Per stare bene si deve fare bene, correre più degli altri e questa è già una buona base di partenza. Bisogna anche essere organizzati e il gruppo deve giocare per il risultato, ogni giocatore deve essere funzionale alla vittoria della squadra e non a quella personale. Se riesco a inculcare questo principio tecnicamente non siamo così male. L’importante è che tutti i giocatori che sono più bravi tecnicamente siano funzionali al gioco di squadra e alla squadra stessa. Il risultato alla fine è quello che conta e quando si vince piace a noi, piace ai tifosi e anche a voi”. 

Si ha la percezione che lei non sia mai stato così soddisfatto, è così?

“Sì, è così. Sono arrivato in corsa l’anno scorso, ma vedere i giocatori in ritiro è un’altra sensazione. Il gruppo è vero. Mi è piaciuto Sirigu che è un ragazzo che ha sposato la causa del Tori dando l’esempio. E’ un professionista e un giocatore importante e se ha scelto il Toro vuol dire che ha visto quello che ho visto io. E’ uno di quelli che può aiutare il gruppo a crescere come Moretti. Ho già fatto i nomi dei giocatori che hanno personalità e che aiutano l’allenatore a far crescere il gruppo. Tutta questa energia, questa voglia di lavorare e d’aiutarsi c’è e quando ho proposto cose che di solito i giocatori fanno fatica a fare hanno abbassato la testa e si sono messi a lavorare e nessuno ha cercato di trovare scuse o di fare un  po’ il furbetto, anche quando c’erano i lavori in montagna nessuno si è tirato indietro e s c’era qualcuno in difficoltà un altro lo spronava perché c’era da fare l’ultima serie. Ho visto proprio lo spirito di squadra e questo veramente mi fa ben sperare per il futuro”.


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