Mercato? Il problema: mancano osservatori e il ds non viaggia
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Il Torino ha un organico di osservatori per la prima squadra che definirlo snello è molto più che un eufemismo: due più qualche consulente. I due corrispondono ai nomi di Cavallo, che ha una rete di collaboratori, e per il sud America Zavagno, che anche lui ha delle persone che gli segnalano i potenziali buoni giocatori. Sicuramente anche il direttore sportivo Petrachi dispone di contatti e qualcuno che non manca di suggerirgli calciatori da visionare, ma pensare che una società di serie A si affidi a sole tre persone per individuare potenziali nuovi giocatori è fuori da ogni logica e non ha alcun senso. Un numero così insufficiente di persone è la causa principale delle difficoltà in sede di calciomercato del Torino. A tutto questo si aggiunge che il presidente Cairo tratta in prima persona gli acquisti e le cessioni essendo il depositario del potere di firma sui contratti, di per sé è anche normale perché è il proprietario, però di solito i direttori sportivi delle principali società di calcio hanno poteri maggiori rispetto a quelli di Petrachi e hanno anche un budget che possono gestire autonomamente, dovendone poi ovviamente rispondere in prima persona.
Il Torino ha i conti in ordine e questo è fondamentale, basta ricordare che lo scorso anno proprio per questo motivo in Europa League ci è andata la squadra granata e non il Parma che era arrivato al sesto posto, quindi davanti in classifica, perché la società dell’allora presidente Ghirardi non era in regola con tutti i parametri finanziari richiesti e pretesi dalla Uefa. Detto questo va aggiunto che quest’estate il Torino per rafforzarsi ha speso 22 milioni che non sono pochi, ma li ha spesi male. Infatti più di un giocatore è già stato mandato via, Nocerino e Ruben Perez, e a breve anche Larrondo dovrebbe accomiatarsi seguito, se troverà una collocazione, da Sanchez Miño e forse anche Barreto. Anche altri calciatori che dovrebbero restare però non hanno convinto del tutto, quindi l’unica deduzione possibile è che il rafforzamento estivo non è andato a buon fine.
Quest’estate il Torino poteva spendere di più pur mantenendo i conti in ordine? Forse sì, ma il vero problema non è che si è speso poco, bensì che si è speso male. Ecco che quindi si ritorna al discorso iniziale. Se il numero degli osservatori è ridotto ai minimi termini e se il direttore sportivo passa più tempo al campo d’allenamento e in occasione delle partite è sempre in tribuna a vedere la sua squadra si finisce per affidarsi a segnalazioni più o meno buone e a doverle scremare visionando filmati o vedendo in televisione le partite. Non c’è poi da stupirsi se si finisce per scegliere i giocatori sbagliati o comunque non i più idonei. Anche le altre società fanno un grande uso dei filmati e della visione in tv delle partite per individuare i giocatori che possono servire, però poi hanno persone interne all’organico del club che più volte li vanno ad osservare con i propri occhi prima di intavolare trattative per prenderli. Se oggi il mercato del Torino vive, come già accaduto tante volte in passato soprattutto a gennaio, uno stallo incomprensibile e inaccettabile è principalmente per la mancanza di un numero adeguato di osservatori e per un utilizzo non completo del direttore sportivo. Se la squadra aveva bisogno di un centrocampista che ragioni, di un attaccante che aggredisca la profondità e di prospettiva e di un altro attaccante più esperto che abbia la testa di Moretti e dopo diciassette giorni dall’apertura ufficiale del mercato è arrivato il solo Maxi Lopez per sostituire la riserva Larrondo è palese che non si è fatto ciò che si era detto. Tanto più che era stato il presidente a ufficializzare i profili dei calciatori che si volevano e a dire in un primo momento che già il 29 dicembre si sarebbero dati all’allenatore i giocatori nuovi utili alla causa e poi successivamente il termine temporale era stato spostato in avanti fino al 10 gennaio. Oggi è il 22 gennaio e alla chiusura del mercato mancano undici giorni e qualche ora, anche se in ritardo il tempo per fare quanto promesso c’è, se si vuole mantenere la parola data.
Cairo deve potenziare il numero degli osservatori, dare maggiori poteri al direttore sportivo e poi pretendere che tutte queste persone gli portino dei risultati positivi. Eviterà così contestazioni, accuse di avere il braccino corto e porterà la squadra a stabilirsi nella parte sinistra della classifica, che comporta anche maggiori introiti da diritti televisivi e dalla partecipazioni alle competizioni internazionali, finendo per non spendere in proporzione di più, ma spendendo molto meglio.