Nesti: "La Juve ha un budget per il mercato, il Toro no"
Elena Rossin
Abbiamo intervistato in esclusiva Carlo Nesti, giornalista e opinionista televisivo, e con lui analizzato l’inizio della nuova stagione di Juventus e Torino. Cairo ha deluso perché aveva fatto capire che avrebbe abbandonato la linea dei prestiti e delle comproprietà, ma finora i giocatori sono arrivati con queste due formule. La Juventus per questa sessione di mercato ha stanziato 75-80 milioni ed ha già comprato dei giocatori e altri ne arriveranno. Il 4-2-4 vero era quello del Brasile del 1970, Conte e Ventura praticano varianti del 4-4-2 a seconda se sono in fase offensiva o difensiva. I tifosi juventini hanno fiducia nel futuro, quelli granata no e sono in ostaggio come ai tempi di Cimminelli, anche se il presidente Cairo è in linea con le regole del fair play finanziario.
Juventus e Torino sono accomunate dal dover riscattare una stagione deludente. Conte e Ventura sono attesi da un compito difficile e finora, facendo le debite proporzioni, le due squadre si sono rafforzate relativamente. Chi si aspettava due fuoriserie si è invece ritrovato con dei diesel?
“Per quanto riguarda il Torino assolutamente sì. La grande delusione mia per il momento, e spero che Cairo mi possa smentire, è rappresentata dal fatto che il presidente aveva lasciato capire che voleva abbandonare la filosofia dei prestiti e degli scambi di comproprietà, perché voleva cominciare ad avere dei giocatori di proprietà sui quali costruire un minimo di futuro in modo tale da non doverli cambiare ogni anno, invece, purtroppo, sta avvenendo esattamente l’opposto, perché tolto Ebagua gli altri appunto sono prestiti o comproprietà e ci sono oltretutto la bellezza di quattro Under 23 che possono andar bene per un campionato Primavera, ma che non danno nessuna garanzia in serie B.
Il discorso della Juve è diverso, perché se il Torino finge di avere un budget ma non lo ha, infatti Petrachi è costretto a fare, come al solito, il prestigiatore portando a casa giocatori senza spendere un centesimo, nel caso della Juventus c’è: per questa stagione, un investimento molto preciso di 75-80 milioni di euro, che in parte sono già stati spesi e il restante lo sarà. Quindi la situazione della Juventus è molto più rosea, nel senso che alla Juve si fanno le cose sul serio rispettando le aspettative dei tifosi; naturalmente poi ai bianconeri non basta ancora quanto portato a casa, ovvero i vari Pirlo, Ziegler, Lichtsteiner, devono arrivare un attaccante di peso e un esterno sinistro a fare da contraltare a Krasic e quindi siamo in pieno divenire. Mentre al Torino il budget è solo teorico, seppur siano stati incassati più di 5 milioni di euro con la cessione di Dzemaili e Malonga, e praticamente è stato speso 1,2 per Ebagua e circa 750 per Vives e basta, sinceramente è molto molto sconcertante”.
Anche nel modulo di gioco Conte e Ventura si assomigliano: entrambi praticano il 4-2-4 e per entrambi il centrocampo sembra la zona che ha maggior bisogno di rafforzarsi. Concorda?
“Intanto io non credo molto all’esistenza sul campo del 4-2-4, nel senso che sia per Conte sia per Ventura la realtà è un’altra, perché quando la squadra attacca rimangono i due difensori centrali e i terzini salgono per aiutare i centrocampisti quindi nell’azione offensiva in realtà è un 2-4-4, perché nel calcio moderno è impensabile scoprire il centrocampo. Invece in chiave difensiva è un normalissimo 4-4-2, arretrano i giocatori laterali dell’attacco e si allineano ai centrocampisti. Questo 4-2-4, francamente, lo lascerei alla memoria storica del calcio e al Brasile del 1970 dove il calcio era diverso e veramente si giocava in novanta metri, perché nessuno si sognava di fare il fuorigioco e allora davvero in quel Brasile c’erano solo due giocatori in mezzo al campo Gerson, il regista, e Clodoaldo, il mediano che era fondamentale e faceva di tutto. Loro davvero giocavano in quella maniera e davanti avevano quattro giocatori tutti offensivi che erano, da destra a sinistra, Jairzinho, Pelé, Tostão e Rivellino. Questo per dire che nel calcio moderno non esiste un vero e proprio 4-2-4, quattro difensori, due centrocampisti e quattro attaccanti, oggi non ce lo si può permettere, perché le squadre sono corte e non si può lasciare solo due uomini a centrocampo in inferiorità numerica. In realtà sono tutti sviluppi del 4-4-2 un po’ più offensivi, perché indubbiamente c’è una propensione maggiore all’attacco da parte dei terzini e degli esterni offensivi che diventano ali. In questo momento per sviluppare questo tipo di gioco il Torino è messo malissimo perché è fermo con Pagano a destra e Sgrigna a sinistra, con Pagano che non può sinceramente essere un titolare e Sgrigna, lo abbiamo visto tutti lo scorso campionato, assolutamente non si adatta a questo ruolo, perché preferisce giocare da trequartista. Mentre invece nella Juve c’è a destra un giocatore adattissimo, che è Krasic, e a sinistra credo che alla fine il giocatore sarà Vucinic”.
I tifosi bianconeri sono entusiasti dell’avvio di stagione: molta gente segue il ritiro di Bardonecchia e sono già stati venduti molti abbonamenti. C’è il rischio che possano più avanti essere delusi?
“Il rischio c’è sempre però è la conferma di quello che dicevo. John Elkann e Andrea Agnelli non mentivano quando promettevano il rafforzamento della Juventus, perché in effetti sta avvenendo e arriveranno anche altri giocatori. Poi una bella iniezione di entusiasmo deriva dal nuovo stadio, il primo stadio di proprietà di un club italiano, adatto al calcio dove il giocatori non sono delle formichine, ma si vedono molto bene e quindi lo spettacolo è fruibile in una maniera diversa e poi anche per tutto quello che ci sarà all’interno: bar, ristorante, museo, sede etcetera etcetera. Anche se dovrebbe essere l’estate più triste della storia Juve, perché non c’è la prospettiva di giocare le coppe europee. C’è comunque fiducia nel futuro, e questo è molto importante”.
I tifosi granata sono scettici per l’arrivo di giocatori in prestito o in comproprietà. Un’altra stagione in salita?
“Assolutamente sì. In questo momento la situazione del tifoso del Torino è quella di essere un ostaggio. Ed è la seconda volta che lo dico. Lo avevo detto ai tempi di Cimminelli, perché si era reso antipatico col fatto che aveva detto di essere juventino e aveva mortificato chi andava a Superga; aveva commesso più che altro degli errori di carattere diplomatico, perché i fatti hanno dimostrato che, invece, lui di soldi ne aveva tirati fuori tanti tanto che poi, purtroppo, il Torino è fallito e anche lui stesso nelle sue attività ha subito un ridimensionamento pazzesco. Quindi io non sono ancora alla rivalutazione, come avviene in Italia di tanti personaggi da Craxi in giù, di Cimminelli, perché so che il tifoso granata non me lo consentirebbe per via appunto delle dichiarazioni sbagliate dello stesso Cimminelli; però io devo dire che francamente vedo una grossa differenza d’impegno economico fra Cimminelli e Cairo, con un vantaggio che va ascritto sicuramente a Cairo e che rappresenta proprio la distanza che divide i due personaggi: il fatto che Cairo ha creato comunque le condizioni, e questa è una cosa che interessa poco ai tifosi, ma che un giornalista deve sottolineare, perché in ogni caso il Torino non fallisca, in quanto è un presidente che paga regolarmente gli stipendi, cosa che in Italia sta diventando una rarità, e che è da vedere come un risparmiatore più che un investitore, di conseguenza almeno questo pregio bisogna ascriverlo a Cairo rispetto a Cimminelli. Il tifoso vuole la grande squadra ed è poco interessato ai bilanci, ma io essendo un giornalista devo sottolineare che Cairo è assolutamente uno dei presidenti italiani più in linea con le regole europee, che scatteranno dal 2012, del cosiddetto fair play economico voluto da Platini”.