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Non è tutto perduto o da buttare via, ma il Torino è a un bivio: o si rimette in carreggiata o rischia di sfasciarsi

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin
Il Torino nel derby

Sembrava che con le vittorie col Genoa e la Salernitana e il pareggio con la Roma, frutto di una prestazione proprio da Toro, il Torino avesse imboccato la strada giusta lasciandosi alle spalle l’orrenda di fatto non partita con il Milan, che seguiva il pareggio insipido con il Cagliari della prima giornata di campionato. E invece poi sono arrivate la sconfitta con la Lazio, il pareggio deludente con il Verona e ancora la sconfitta con la Juventus, caratterizzata da un secondo tempo che lo stesso Juric non è riuscito a commentare seppur abbia difeso i suoi giocatori. Il Torino che si è visto finora non è parso neppure un lontano parente di quello dello scorso campionato, ad eccezione, come si è detto, della gara con la Roma. E non bastano gli infortuni in difesa e sulle fasce per giustificare la perdita del pressing a tutto campo e del riuscire a costruire azioni pericolose, anche se non un po’ troppo spesso non si trasformavano in gol. In generale i giocatori granata non sembrano avere brillantezza atletica e la giusta determinazione per andare a imporre il proprio gioco e a fare male agli avversari. Ma non si tratta di un problema di forma fisica, almeno non per tutti, bensì di carattere e di voglia di credere fino in fondo in quello che si fa. Un misto fra l’accontentarsi di quello che si è raggiunto e il non credere di poter fare di più o almeno non crederlo in relazione a questo contesto. C’è chi esegue il compito, alcuni raggiungendo la sufficienza e altri stando ben al di sotto delle proprie capacità, e chi forse è stato sopravalutato o si crede superiore a quello che è oppure non abbastanza tenuto in considerazione.

E’ evidente che il percorso di crescita della squadra in questo momento si è interrotto, ma può riprendere se tutti ci credono e vanno nella medesima direzione. La sosta per gli impegni delle Nazionali potrebbe servire a tutti per riflettere e comprendere che è meglio tornare ad essere quelli dell’anno scorso, includendo in questo anche i nuovi, affinché tutti ne traggano giovamento perché se ognuno va per la sua direzione pensando solo al proprio orticello la situazione può solo peggiorare. Juric si è assunto le sue colpe dicendo: “Tutti noi siamo partiti con l’idea che finendo l’anno scorso in un certo modo - avevamo sensazioni molto positive a livello di gioco e di varie situazioni - e avendo percezioni positive, perché eravamo in crescendo, avremmo quindi avuto un inizio di stagione diverso, ma tra i vari infortuni ed errori umani, tante cose le ho sbagliate anch’io, l’inizio di stagione non ha ancora compromesso tutto, però non stato all’altezza delle nostre percezioni. Sicuramente ci sono state situazioni nelle quali dovevo reagire meglio e fino ad ora non sono riuscito a dare quel qualcosa in più”. E anche: “Questi ragazzi volevo spronarli in senso buono perché da quando sono arrivati si allenano sempre bene e non volevo che si ponessero limiti e che anzi credano in loro andando più forte e oltre. Tutto quello che è successo nelle ultime settimane andava in questa direzione. I ragazzi sono stati bravi e hanno dato tutto: hanno corso e hanno lottato.  Sono caratteristiche e per questo li ringrazio". E ancora ha chiosato: “L’anno scorso abbiamo finito con grandissima fiducia perché vedevamo un mix di attenzione, dinamismo e anche cose molto positive a livello tecnico. E allora siamo partiti con grandissima fiducia, ma devo dire che in queste prime partite di campionato abbiamo visto a tratti, molto poco, ciò che ci aspettavamo. Volevamo che la squadra diventasse completa sia in fase di aggressione sia di possesso perché i segnali dell’anno scorso ci davano questa idea”. Al momento non è così, però come ci sono stati miglioramenti in passato possono essercene ancora. E il Torino è giunto al bivio.

Lo stesso Juric indica che strada va percorsa per tornare in carreggiata: “Ripartire più forte che mai tutti quanti, essere consapevoli delle cose negative e positive. Io sono il capo, vedo, decido, prendo, scelgo e sono sostenuto quindi è compito mio dare di più e meglio a questi ragazzi che, al di là che ogni tanto li stuzzico, mi hanno sempre dato tutto. Ai tifosi, come ho detto, anche se alle volte si vorrebbe dire frasi ad effetto, dico che c’è grande rammarico. Ma veramente. Dopo due anni e mezzo quando si hanno rapporti umani e personali e non riesco a dare quello che vorrei è una brutta roba: mi dispiace tanto. Penso però già alla prossima partita e al prossimo derby in cui cercheremo di batterli”. Insomma a questo Torino per non rischiare di sfasciarsi serve compattarsi all’insegna del motto dei tre moschettieri e di D’Atragnan: “Uno per tutti, tutti per uno”, ma bisogna credere ciecamente in se stessi e negli altri intesi come compagni, allenatore e staff.


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